La luna storta di Francesco Tozzi – La colpa è del coro
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la colpa è del coro
Ma è un’impressione solo mia, o Turetta e Gino Cecchettin si somigliano?
Guardateli di profilo: sono simili, anzi quasi uguali. E perché no poi? In fondo, a pensarci bene, sono le due facce d’una stessa medaglia. Dica pure le scempiaggini che vuole, la gente: ieri un assassino è stato punito con la pena suprema (che verrà confermata, spero, anche nei successivi gradi di giudizio) pure se è stata esclusa la crudeltà – mi domando sommessamente cosa mai debba fare uno/a in questo Paese per farsi definire “crudele”, legalmente parlando.
Abbiamo perso tutti, dice il padre di Giulia. Forse. Di certo ha perso lo Stato e la Nazione ma, caro Gino, questa è storia vecchia. Con questo continuo voler comprendere (tutto, tutti, tuttǝ) ecco dove siamo arrivati.
Uno stalkera per mesi un’altra persona, nessuno interviene o dice niente, poi una bella sera uno prende l’altra, la porta in un posto buio, e le dà 75 (ripeto 75) coltellate. Volete fare una prova? Date 75 schiaffi al vostro cuscino. Se alla 15ª non vi fa male il braccio vi pago da bere.
Ma “bisogna comprendere”.
Io invece penso, ma è una mia opinione, che il problema stia tutto lì.
Non si può comprendere tutto. E, nella vita, si può anche fallire (come genitori, come figli, come compagni di vita). L’importante è che lo Stato risponda sempre presente quando il cittadino “non jela fa”. Il problema non deve essere tanto la rieducazione però, quanto l’educazione. Che oggi, pare essere stata dimenticata in un canto.
A ogni azione corrisponde sempre una reazione di un certo tipo. Questo concetto lo imparavamo fin dai banchi della scuola elementare e ce lo portavamo dentro, anche dopo il diploma alla scuola superiore.
Ma oggi chi sbaglia paga? Voi oggi davvero vi sentite inseriti in una società collettiva dove, al netto di ogni problema, esistono cose che non possono essere messe in discussione?
Io sinceramente no. Dunque questo gioco delle parti tra il padre comprensivo e l’assassino contrito, ve lo dico, già mi fa girare i cosiddetti.
Non siamo tutti colpevoli, caro Gino e caro Fil. Lo siete voi due. Come lo sarò io (e basta) qualora compissi un delitto o non facessi niente per impedirlo.
Basta con ‘sto “tutti” (che poi è un po’ come dire “nessuno”).
Ma voi girate per le strade? Io vedo cose che mi fanno vomitare. Femminicidi. E ci stupiamo? Ma la sentite parlare, interloquire, la vedete guidare, la gente?
In questo senso, forse, stiamo perdendo tutti.
Non sarà forse, questo comprendere, l’ennesimo alibi che una società al capolinea si dà per sperare di entrare nell’arca con la coscienza a posto?
E se l’arca non c’è?
Ad averla l’arca Francesco😶.