La luna storta di Francesco Tozzi – Babbo, mamma e Corvo Rosso
Babbo, mamma e Corvo Rosso
Mio padre ha i dolori; mia mamma non ci vede più tanto bene.
Ogni sera, sul divano, lei chiede a lui se ha bisogno di un po’ di Tachipirina; lui le prende la faccia tra le mani e le mette il collirio.
Tengono il televisore acceso ma difficilmente gli regalano la loro attenzione.
Ci sono tante cose che lui vorrebbe dire a lei e viceversa, soprattutto viceversa.
Eppure stanno lì, tutti e due in vestaglia, sul divano, ognuno coi propri acciacchi, i piedi ficcati nelle calze di lana, con le rispettive punte che si toccano.
“Che è?”
“Corvo rosso non avrai…non ci leggo da qui”
“Ma chi è quello? Reffo? (Robert Redford)”
“Da giovane”
Redford e compagni passano attraverso il cimitero indiano e allora subiscono la vendetta della tribù di Corvo Rosso.
“Perché sono passati nel cimitero?”
“Certo, si sono arrabbiati, gli indiani”
“Mah…”
Quando la gamba non gli fa male, mio padre porta mia madre al mare, a pescare con la deriva, una specie di barchetta a cui sono attaccati degli ami, da mandare in mezzo al mare mentre la si trascina camminando sul bagnasciuga.
Hanno deciso che non faranno la fine di Redford, non cadranno nelle mani di Corvo Rosso e della sua Tribù, fuggiranno insieme – anzi l’hanno già fatto, lo stanno facendo anche adesso.
Nelle lande desolate dove scorrazzano feroci guerrieri urlanti, molto permalosi, che non conoscono la pietà, hanno scelto il luogo bianco e infinito, pacifico e sgombro, del rapporto mutualistico.
Sanno entrambi cosa vogliono fare, sanno entrambi cosa possono fare, sanno entrambi chi sono; ma si mascherano, di continuo, nell’altro, cercano protezione nell’altro, prendono momentaneamente le sue sembianze, ma per poco, e solo in caso di emergenza.
Per il resto, continuano a fuggire mano per la mano, anzi no, camminando l’uno accanto all’altra, con le urla di Corvo Rosso e la sua tribù, che riecheggiano di lontano.
E noi? E io? La mia generazione?
E’ cambiato tutto, vale il “si salvi chi può” adesso. Siamo studenti fuori corso della vita, dobbiamo organizzarci, in qualche maniera.
Nelle loro lunghe passeggiate marittime “loro” pensano a “noi”, cavalieri in cerca di un Graal che chissà come, quando e se ritorneranno. “E se tornassero cambiati per sempre? Certo è inevitabile. E se non li riconoscessimo più? E se gli indiani…Lo sanno che non devono passare nel cimitero degli indiani, sì?”
“Mah…”
Ancora urla. Di lontano.
Lui e lei si fermano, si voltano per un attimo. Dietro di loro – come davanti del resto – la spiaggia e il mare mosso, poi niente.
Si prendono per mano. Riprendono a camminare.