IV Edizione del Festival delle Migrazioni – In nome dell’accoglienza IV Edizione del Festival delle Migrazioni – In nome dell’accoglienza
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IV Edizione del Festival delle Migrazioni – In nome dell’accoglienza

IV Edizione del Festival delle Migrazioni – In nome dell’accoglienza IV Edizione del Festival delle Migrazioni – In nome dell’accoglienzaA Torino dal 27 settembre al 2 ottobre 2022 dibattiti, incontri, spettacoli teatrali e musicali per superare la resistenza alla chiusura, ma anche la cultura della resistenza all’accoglienza

Ci piace pensare che non sia un caso che anche la quarta edizione del Festival delle Migrazioni che torna a Torino dal 27 settembre al 2 ottobre 2022, abbia nel quartiere di Porta Palazzo il suo cuore, il suo centro propulsore, una piazza a cui forse si dovrebbe cambiare nome in Porta Migranti o Porta dell’Accoglienza. Da sempre infatti Porta Palazzo e il suo grande mercato, sono stati il primo approdo di chi arrivava nella capitale subalpina, con poche cose nella valigia e tanti sogni in testa. E’ successo negli anni ’50 e ’60 con coloro che arrivavano dal sud Italia, ed è proseguito nei decenni successivi e ancora oggi con le nuove emigrazioni dal sud e dall’est del mondo. Il Festival delle Migrazioni, nato dall’esperienza de La foresta che cresce (progetto Migrarti / Mibact) è ideato e organizzato da A.M.A. Factory, AlmaTeatro e Tedacà. “Il Festival delle Migrazioni è un invito collettivo a incontrarsi per riflettere sulle resistenze culturali, sulla convivenza, sul concetto di comunità e accoglienza, che vede in dialogo la popolazione italiana autoctona, le persone di diverse provenienze che da anni sono residenti qui, le seconde e terze generazioni, chi da poco è arrivato in Italia, i migranti, intesi come soggetti attivi del nostro territorio e non oggetti da studiare o raccontare” hanno dichiarato gli organizzatori. Partendo dall’ex cimitero di San Pietro in Vincoli, dove si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della rassegna, sono molti i luoghi, “quest’anno addirittura aumentati anche per l’incremento della complessità dei temi migratori”, come ha detto Simone Schinocca di Tedacà, che ospiteranno i dibattiti, le proiezioni, gli incontri, gli spettacoli teatrali e i concerti previsti dal nutrito programma del festival: dalla Scuola Holden, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, alle sedi di Pastorale Migranti e Valdocco e il Giardino Pellegrino a Borgo Dora. “Il Festival delle Migrazioni dà voce a chi sul territorio lavora sulle realtà migratorie e sull’inclusione sociale”, ha affermato Gabriella Bordin di AlmaTeatro, “Un evento a cui tutti noi partecipiamo attivamente perché l’arte ha il dovere di prendere posizione e di sporcarsi le mani con quello che succede nel mondo nel periodo attuale”, ha detto Beppe Rosso di A.M.A. Factory. Un periodo in cui stanno succedendo cose a cui mai avremmo pensato di assistere, dall’Ucraina all’Afghanistan, a tutte le altre guerre dimenticate che avvelenano il mondo e che lasciano disorientati, come ha sottolineato l’Assessora Gianna Pentenero, che ha tra i suoi compiti anche il Coordinamento delle politiche per la multiculturalità. Una sei giorni quella di Torino dedicata alle migrazioni che per Sergio Durando della Pastorale Migranti deve essere “Un festival che spinga a superare la resistenza alla chiusura, ma anche la cultura della resistenza all’accoglienza”. Il Festival delle Migrazioni è sostenuto da Fondazione Compagnia di San Paolo (maggior sostenitore), Otto per mille Chiesa Valdese e MiC e patrocinato da Città di Torino, Città Metropolitana, Circoscrizione 7, Ordine degli Assistenti Sociali Consiglio Nazionale e Regione Piemonte.

IV Edizione del Festival delle Migrazioni – In nome dell’accoglienza IV Edizione del Festival delle Migrazioni – In nome dell’accoglienzaINCONTRI

Apre il festival Cecilia Sala, giornalista e autrice del podcast Stories, attraverso il quale racconta una storia dal mondo ogni giorno, con un incontro sul rapporto tra guerra e informazione coordinato dal documentarista Davide Demichelis. Insieme a Emanuele Giordana, inviato di guerra, e Raffaele Crocco, direttore dell’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, si traccerà una mappa dei conflitti aperti (e dimenticati). In programma anche un approfondimento con i corrispondenti Antonella Napoli, Enzo Nucci, Tiziana Ferrario e Nico Piro (in collegamento) sulla situazione politica di alcuni paesi per cercare di comprendere e raccontare una parte importante di flussi migratori. Con le giornaliste Patrizia Fiocchetti e Antonella Sinopoli, la pastora valdese Daniela Di Carlo e la testimonianza di Sapeda, attivista afghana si parlerà delle donne nei luoghi di conflitti e in territori postbellici, tre storie di resistenze e pratiche di pace. La deontologia della narrazione, ovvero quale sia il compito dell’informazione nella diffusione di percezioni e narrazioni su guerre e migrazioni, è il tema dell’incontro con Anna Meli, Paola Barretta, Valerio Cataldi e Stefano Talli. In collegamento, Asmae Dachan e Francesca Mannocchi. Modera Gian Mario Gillio.

Due gli incontri realizzati in collaborazione con Torino Spiritualità: Torino città del dialogo, sulle criticità e risorse di una molteplice convivenza, che si definisce anche attraverso l’incontro interreligioso, con Valentino Castellani (presidente Comitato Interfedi) e Gianna Pentenero (Assessora Coordinamento politiche per la multiculturalità); mentre di vite spese a prendersi cura degli altri discutono Cecilia Strada e l’ex magistrato e saggista Gherardo Colombo, in dialogo con il curatore di Torino Spiritualità Armando Buonaiuto.

TEATRO

Il teatro si conferma cuore pulsante della kermesse, contando nell’edizione 2022 il record di spettacoli. Nella sei giorni sono infatti otto le proposte teatrali, con protagonisti interpreti internazionali: in scena, Alberto Boubakar Malanchino con lo spettacolo Sid – Fin qui tutto bene, la storia di un ragazzo annoiato dalla vita che si racconta in un monologo battente mentre si allena in carcere come boxeur; Francesca Farcomeni con il progetto teatrale Radio Ghetto, nato per raccontare in una modalità performativa l’esperienza vissuta all’interno dei ghetti dei braccianti agricoli nel foggiano. Poi Love’s Kamikaze, con una doppia replica, diretto da Mila Moretti e ambientato a Tel Aviv nel 2005, in cui Naomi, ebrea, e Abdul, palestinese, si amano cercando di dimenticare la guerra e nello stesso tempo si confrontano rispetto alle due civiltà di appartenenza e ancora Storie fragili di Olga Kalenichenko con protagonisti bambini russi e ucraini.

CIBO

Confermato anche in questa edizione un appuntamento molto amato dal pubblico del Festival delle Migrazioni, quello della Cena delle cittadinanze: una lunga tavolata allestita nel cortile di San Pietro in Vincoli sarà l’occasione per condividere il cibo portato da casa o i piatti proposti dalle cucine dal mondo presenti al festival, vivendo l’emozione di una cena tutti insieme.

Il cibo è anche al centro dell’evento realizzato in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Sguardi e metafore su cibo e migrazione in cui si alterneranno momenti conviviali e parole per approfondire concretamente tre aspetti: i cambiamenti climatici e la migrazione, con Gabriele Proglio, un dialogo sulla storia coloniale italiana attraverso la storia del cibo e la gastronomia come terreno di incontro e arricchimento culturale.

TESTIMONIANZE

Anche in questa edizione, uno spazio fondamentale del festival è occupato dalle testimonianze dirette delle migrazioni: per parlare della migrazione siriana saranno presenti Muna e Mido Khorzom, al termine della rappresentazione di Storie Fragili è previsto un momento riflessioni sulle tematiche trattate durante lo spettacolo, con interventi diretti di rifugiati ucraini e volontari delle missioni a Leopoli. Il pubblico del festival potrà approfondire inoltre le questioni legate alla rotta migratoria americana nell’incontro Al Otro lad e scoprire il forte legame che esiste tra cibo e migrazione, sempre tramite le voci di persone migranti.

MUSICA. Spazio anche alla musica, con i concerti di Baba Sissoko, artista e compositore del Mali, della giovane cantautrice di origine marocchine Rania Khazour e della reggae band Woolers. Inoltre Chris Obehi, nato in Nigeria nel 1998, condurrà il pubblico in un viaggio intimo nella sua storia, nella sua musica e nelle sue parole, durante un talk in cui il pubblico potrà interagire attraverso la costruzione di una playlist musicale.

CINEMA

Tornano gli appuntamenti cinematografici, a cui è dedicata la serata di mercoledì 28 settembre. Al Polo del ‘900, in seguito alla premiazione dei vincitori della Call Sguardi 2022, è previsto un incontro in collaborazione con ZaLab e la proiezione di No Hard Feelings (Future Drei) di Faraz Shariat, in organizzata in collaborazione con il Lovers Film Festival.

ARTE. Il festival dialoga anche con l’arte attraverso la mostra E coglieremo i saperi delle nostre resistenze, in corso alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Si tratta della prima personale in Italia della peruviana Daniela Ortiz: dipinti, ricami e installazioni per raccontare le Resistenze delle donne nei luoghi post bellici e coloniali. Fondazione Sandretto ospiterà inoltre uno degli spettacoli in programma.

Gli incontri Tempo di guerra, La deontologia della narrazione, L’atlante delle guerre dimenticate, Le resistenze, i conflitti e le migrazioni e Lo sguardo femminile: diritti, cittadinanza e pari dignità sono validi per ottenere i crediti formativi per giornalisti iscrivendosi alla piattaforma https://www.formazionegiornalisti.it/

Tutte le iniziative sono a ingresso gratuito. Gli spettacoli, i concerti e la cena sono prenotabili sul sito www.festivaldellemigrazioni.it

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