Italia 1 – LE IENE: Lo speciale dal titolo “SCANDALO NELL’ANTIMAFIA”
12 persone sono state condannate in primo grado per essersi scambiate soldi e favori all’ombra dell’antimafia. Dall’interno di un tribunale italiano si ascolteranno le voci dei protagonisti di questo scandalo per rispondere ad una domanda: Come venivano gestiti i beni sequestrati alla mafia?
È con questo interrogativo che si apre domani, venerdì 10 dicembre, in prima serata su Italia1, lo speciale de “Le Iene” dal titolo “Scandalo nell’Antimafia”, una puntata interamente dedicata al processo della Sezione Misure di Prevenzione antimafia di Palermo, che si occupa di sequestrare e gestire temporaneamente i beni tolti a chi è sospettato di essere in odore di mafia.
Con contenuti inediti, testimonianze dei principali protagonisti, indagini e ricostruzioni, lo speciale – condotto da Matteo Viviani e scritto da Riccardo Spagnoli – ripercorre, dal primo servizio sul tema andato in onda ad oggi, tutti i retroscena che hanno portato alla condanna di primo grado dei 12 membri del cosiddetto “cerchio magico”, una rete di persone che si scambiava favori e denaro intorno alla gestione dei beni sequestrati alla mafia. Da un’indagine della procura di Caltanissetta cominciata nel 2015, sono stati infatti condannati in primo grado magistrati, avvocati, amministratori giudiziari, ex prefetti, consulenti, professori universitari e ufficiali della Guardia di Finanza.
“Le Iene” tornano così ad occuparsi di uno degli scandali più clamorosi nella storia dell’antimafia, a cominciare dalle intercettazioni registrate per mesi dalla Guardia di Finanza e mai ascoltate finora, quelle che, stando alla sentenza di primo grado, riguardano il reato di corruzione e ricostruiscono il momento storico in cui è avvenuto lo scambio di soldi in contanti tra Silvana Saguto e Cappellano Seminara, per passare a quelle di tentata concussione tra la Saguto, Francesca Cannizzo e Seminara con la richiesta di assunzione di Richard Scammacca, nipote dell’ex prefetto di Messina. E ancora, quelle del professore universitario Carmelo Provenzano che, per ottenere incarchi e benevolenza del giudice Saguto, le procurava frutta e verdura, prendendole gratuitamente da società sotto sequestro e si preoccupava di trovarle una “sedia regale per la donna più importante che c’è.”.
In onda anche la video testimonianza esclusiva di Achille De Martino, per 12 anni a capo della scorta della Saguto, che ai microfoni della trasmissione racconta sia i rapporti che intercorrevano tra la giudice, Cappellano Seminara e Carmelo Provenzano, sia lo stile di vita.
Spazio poi alle storie di alcuni imprenditori che hanno vissuto in prima persona i sequestri di prevenzione fatti dalla sezione guidata dalla Saguto e che oggi, ritenuti innocenti, si ritrovano a dover saldare milioni di euro di debiti.
Si ascolteranno inoltre le dichiarazioni di alcuni dei principali condannati, raccolte da Matteo Viviani mesi prima che venissero condannati.
Infine, Pino Maniaci, giornalista e direttore di Telejato, al centro delle cronache di quest’ultimo periodo per via della vicenda giudiziaria che lo vedeva collegato a questo scandalo con l’accusa di estorsione. Dopo la sua assoluzione, il racconto della sua storia, approfondita grazie allo studio dei documenti delle indagini del processo di Caltanissetta.
I fatti: A capo della sezione misure di prevenzione Antimafia di Palermo c’era la dottoressa Silvana Saguto, magistrato di lunga data, icona della lotta alla mafia, oggi però radiata definitivamente dalla magistratura e condannata in primo grado per questi capi d’imputazione: induzione indebita, falso materiale e ideologico, rivelazione di segreti d’ufficio, concussione, favoreggiamento, corruzione. Silvana Saguto non è l’unico esponente di rilievo in questo processo perché lo scambio di favori che avveniva nel cosiddetto “cerchio magico” andava ben oltre le porte di quella sezione del tribunale. Le condanne di primo grado, seppur dimezzate rispetto alle richieste dell’accusa, sono state esemplari: 8 Anni e 6 mesi di carcere per l’ex giudice Saguto; 7 anni e 6 mesi all’avvocato Cappellano Seminara, il re degli amministratori giudiziari dei beni sequestrati alla mafia; 6 anni e 10 mesi per il professore universitario Carmelo Provenzano; 6 anni e 2 mesi a Lorenzo Caramma, marito di Silvana Saguto; 4 anni al tenente colonnello della Guardia di Finanza Rosolino Nasca in servizio alla Dia; 3 anni all’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo.
Quel sistema, definito dell’accusa come “perverso e tentacolare”, esisteva e la sentenza lo ha confermato, condannando oltretutto Silvana Saguto al pagamento di risarcimenti pesantissimi, come i 500mila euro in favore della Presidenza del Consiglio dei ministri, o i 50mila per la Regione Siciliana, i 30mila al comune di Palermo o i molti altri soldi in favore di vari imprenditori che avrebbero subito torti da lei. Saguto affidava la gestione dei beni a persone vicine a lei ma in cambio, secondo la sentenza, riceveva dei favori come compensi in denaro, assunzioni, regali.
Dopo la chiusura del processo di primo grado, l’appello entrerà nel vivo il 27 gennaio del 2022.