InAscolto: Zero moltiplica tutto – Grinta sfumata di rabbia, fronte alta e riff graffianti
“Zero moltiplica tutto” Marco Cantini, Radici Music, 2023
Attualmente, il panorama musicale si muove su un percorso dove la velocità e la frammentazione delle pubblicazioni dominano sempre più, e, non solo i giovani artisti, ma coinvolge anche le generazioni precedenti. Così che la pubblicazione sempre maggiore di singoli è la nuova tendenza. Quando però incontri un progetto curato in ogni sua parte, che non segue le mode ma, anzi, decide di manifestare una personalità, la prima sensazione che hai è di meravigliosa sorpresa. Questo progetto è Zero moltiplica tutto, il nuovo album del musicista Marco Cantini, uscito il 30 novembre per Radici Music.
Con Zero moltiplica tutto, Cantini continua la sua strada di cantautore indipendente iniziata nel 2010 con Sosta d’inverno, seguito da Siamo noi quelli che aspettavamo e La febbre incendiaria. Il quarto album chiude una trilogia concettuale iniziata con i due precedenti attraverso un racconto sonoro della vita dei vinti, confermando, così, il suo desiderio di fare della musica un messaggio per chiunque desideri fermarsi a coglierlo. Già dalla scelta della copertina cartonata si intuisce il desiderio di parlare all’ascoltatore attraverso una prima esperienza tattile che si accompagna a quella visiva grazie alle immagini scaturite dalla mano del pittore Gianni Dorigo, che interpreta per i nostri occhi la forza comunicativa del cantautore. Proprio questa meticolosa attenzione a dettagli ormai ignorati da molta produzione musicale, fa del progetto qualcosa che colpisce ancora prima di ascoltarne le note, e per cui vale la pena di fermare la nostra frenesia quotidiana per prestargli attenzione.
L’album si apre e si chiude con il brano Il declino, in omaggio allo scrittore Stefano Tassinari, dove emerge il senso di sconfitta nato dall’individualizzazione dell’azione umana e la perdita dell’identità collettiva, insieme a un progressivo fatale imbarbarimento dell’essere umano. Il sax rende l’atmosfera dell’introduzione carica di emozione e delicata nostalgia, tuttavia, questo non deve far pensare ad una composizione cupa e opprimente, anzi i brani mantengono sempre un ritmo cadenzato, come se ogni nota non fosse solo suono, ma azione, gesto, mentre la voce di Cantini si staglia limpida e piena in ogni testo, incalzante, quasi a sollevare l’ascoltatore da un qualche stato di torpore. Così Ballon d’essai diventa una denuncia dell’analfabetizzazione emotiva nel periodo del dominio dei social media e della cultura dell’oppressione dei deboli, ma non con un pianto chiuso in se stesso, bensì con fronte alta e riff graffianti. Cantini non chiede permesso, entra nella nostra vita sfidando a muso duro i nostri sguardi voltati non si sa dove, ci spintona per farci varcare la porta di quella realtà che possiamo cambiare solo se la guardiamo per quello che è, con le sue aspre ingiustizie, il fatalismo di comodo, il volontario annientamento della capacità di evoluzione dell’essere umano, che così umano forse non è più. Gli strumenti musicali non emettono solo suoni, sono usati come teste di ariete per sfondare un paravento dietro il quale ci nascondiamo, mentre gli arrangiamenti dei brani sono una trama ben lavorata che ci cattura per non lasciarci andare più. Eppure, in questa grinta sfumata di rabbia, il cantautore sprigiona momenti di vera poesia in Modiglian, dove l’immaginaria lettera di addio del pittore livornese, ormai morente, indirizzata all’amico Maurice Utrillo, è spietatamente carica di emozioni così intense da sentirle sulla pelle. Altrettanto intensa è anche Milionari di lacrime, dedicata a Pablo Neruda, dove la poetica si incontra e si scontra con la Storia, per esserne testimone e arma allo stesso tempo. L’attacco è dolce e lento per diventare poi più veloce e pressante, come l’urgenza di essere arte.
Nonostante il progetto esista in un mondo destinato a un forte declino individualistico, Zero moltiplica tutto nasce e cresce con una grande partecipazione di tanti artisti toscani. Riccardo Galantini, Fabrizion Morganti, Lele Fontana, Gianfilippo Boni, Lorenzo Forti, Francesco “Fry” Moneti, Claudio Giovagnoli, Carlotta Vettori, Andrea Beninati, Roberto Beneventi, Priscilla Helena Boaretti, Silvia Conti e Serena Benvenuti sono le note, le voci, gli strumenti e gli arrangiamenti di questo lavoro potente e curato, che arriva come uno schiaffo in faccia, ma uno schiaffo necessario. Un insieme emozionante, che attraversa con la musica il muro di una certa diffidenza per tutto ciò che non segue la corrente e a cui non possiamo fare altro che lasciarci andare.
La recensione dovrebbe avere una conclusione riepilogativa del progetto, ma credo che in questo caso la migliore conclusione sia l’ascolto.
Il vostro.