InAscolto: Ylyne – Odd Dance Music (Auand Beats, 2021) – Un barlume di speranza
Ylyne è un interessante fusione musicale fra il Jazz e l’Elettronica-Frattale, Trip-Hop degli inizi del 2000 (vedi Massive Attack, Aphex Twin e Moderat, Tricky et similia).
Laureato con il massimo dei voti in musica jazz presso il Conservatorio G. Frescobaldi di Ferrara, Frank Martino (Messina, 1983) è chitarrista, compositore e producer. Durante gli anni da studente si appassiona alla contaminazione tra jazz e musica elettronica, iniziando ad affiancare alla chitarra altri strumenti come sintetizzatori, drum machine e campionatori.
Negli ultimi dieci anni ha portato quest’approccio all’interno di vari progetti, da leader e da sideman, incidendo per diverse etichette italiane. Nel 2016 produce per Auand Records il suo primo disco da solista Revert, definito da Paolo Fresu come “il lavoro di un artista a tutto tondo che sente la musica con gli occhi curiosi di chi la coglie nella contemporaneità odierna fatta di impulsi e di digitale, di dialogo, comunicazione e improvvisazione”.
Odd Dance Music non è solo un titolo, ma un gioco di parole che mischia ironicamente edm e odd meters… uno stile musicale qui sintentizzato dalla presenza di Luca Scaggiante in due brani… fra i quali spunta una cover atipica di Welcome Home (Sanitarium) dei Metallica.
Fra le altre collaborazioni, c’è Devon Miles nella opening track “Mind Games”, che registra un rap classico su interessanti risoluzioni downtempo. Lavoro notevole nelle produzioni… le tracce risultano fresche e mixate decisamente con un gusto e una direzione precisa.
Bellissima ed eterea la performance di Sarah Stride in “Nove Febbraio” una decente strizzata d’occhio ad Homogenic di Bjork, suoni molto più liquidi e dilaniati fra temi in 8-Bit e un bel piano pulito che accompagna la Voce della Stride ovattata da un Flanger che a mio avviso nasconde troppo i vocalizzi.
Da citare la bellissima “Closing Loops” con un glorioso Synth in sincope che sembra avvolgere la traccia mentre una compressione attenua le drum machine. Il mio orecchio qui sente molto l’influenza di un El-P dei Run The Jewels (in particolare il Vol.2).
Un disco da digerire, necessita molta pazienza e un ascolto dedicato… ma di sicuro un barlume di speranza in un panorama minacciato dalle Major che rischiano di zittire completamente ogni contenutistica “diversa”.