InAscolto: Nils Frahm – Old friends new friends – Un classico sempreverde
Nel panorama neo classico attuale c’è un musicista che, zitto zitto (si fa per dire), riesce a combinare perfettamente il piano classico a sonorità e rumori più moderni.
Insomma la musica classica non è mai morta e di certo Nils Frahm sta contribuendo a mostrarci una sua faccia più contemporanea.
“Old friends new friends” è un doppio album di 23 tracce inedite composte tra il 2009 e il 2016 che l’etichetta Leiter ha fatto uscire il 3 dicembre in cooperazione con la BMG. Astenersi dall’immaginare questo album come una pizza fatta con i culi di farina che rimanevano nel cassetto. Ha un principio e una fine, ha un carattere e ogni brano è stato appositamente scelto da Frahm perché indispensabile al suo interno.
Si spazia da temi più classici come “4:33” (un tributo a John Cage) o “Weddinger Walzer”, a brani come “Rain take” dove arpeggi virtuosi, psichedelici e, minori, si affiancano a rumori di ambiente e riverberi misteriosi. Che detto così sembra un brano new age preso male ma non è di certo il caso. Forse è uno dei miei preferiti dell’album, è un pezzo che scandisce il tempo, lo dilata senza mai renderlo etereo.
Simpatica anche la scelta di registrazione di “The idea machine” dove il pianoforte sembra che suoni direttamente dagli anni 20 con un white noise di fondo che lo accarezza e lo avvolge. In “Corn” si sente un bel mix di stili pianistici, prima arpeggi minori in classica matrice, poi risoluzioni più contemporanee e quasi pop, che torcono e ravvivano il risultato.
I 6/8 di “New friend” fanno ballottare le dita sulle ginocchia come qualsiasi 6/8 ma a mio modesto parere non emoziona, non brilla.
“Nils has a new piano” è molto bella e mi fa pensare a quanto tempo quest’artista ha passato solo davanti al suo strumento. Sempre con un’ombra malinconica, il brano si presenta come uno studio in tonalità minore e scivola verso la fine con qualche apertura maggiore a dare un po’ di speranza.
Doppio album è sempre tanta roba, però c’è anche da dire, a mio modesto parere, che tutto il concetto, l’intenzione e le sonorità si sarebbero potute racchiudere in un unico disco. L’intero ascolto è un po’ lungo e in alcune idee un po’ ripetitivo. Forse ho appena detto un’eresia, la musica classica non ha mai avuto il dono della sintesi, a ogni modo penso che “riassumere” questi 23 brani, scegliendo quelli chiave, avrebbe potuto rendere eccelso questo nuovo lavoro di Nils Frahm.
Però la verità è che il disco è molto gradevole e da apprezzare particolarmente perché, contestualizzato in quest’epoca musicale, è davvero un piacere sentire un piano e delle belle idee al seguito, che siano classiche o neo classiche. Non è di certo l’ennesima produzione volta al consumismo, è un disco che potrei ascoltare tranquillamente tra 30 anni e non sentirlo vecchio o obsoleto.