InAscolto: Chiara White – Pandora (Suburban Sky Records, 2021) – Un altrove sonoro abitato da mostri
Chiara Cavallina, in arte Chiara White (dal cognome della madre, di origine inglese), è cantautrice e artista fiorentina.
Dall’esordio discografico (Biancoinascoltato), diversi i riconoscimenti ottenuti: vincitrice del premio Zonta per la miglior canzone d’autrice e di Glocal Sound-Giovane Musica d’autore in circuito 2018, semifinalista al Premio De Andrè e ad AreaSanremo 2018 e finalista al Proscenium Festival 2019. Infine, è in finale alla XVI edizione del Premio “Bianca D’Aponte” (ancora non disputata a causa dell’emergenza sanitaria).
Moltissimi i concerti, tra i quali la partecipazione al Lilith Festival di Genova, al Reset Festival di Torino, al Chianti Festival e ad Attico Monina (Sanremo 2020), e l’apertura del concerto di Ginevra di Marco alla Fortezza del Girifalco di Cortona (AR).
Oltre ad essere cantautrice, Chiara è attrice nella compagnia di teatro Gli StraniTipi, poetessa nel gruppo Affluenti, nuova poesia fiorentina, e direttrice artistica, assieme all’Associazione Culturale La Chute, della Rassegna di cantautorato al femminile Cantami O Diva (in scena da anni all’ARCI- Progresso di Firenze).
Pandora è il secondo disco di Chiara White, in arrivo il 7 maggio 2021 per la Suburban Sky Records. Il disco, registrato al Plastic Sun Studio di Firenze da Guido Melis (Diaframma, Underfloor), è stato anticipato dal singolo Neroseppia (In finale alla XVI edizione del Premio Bianca d’Aponte), brano che affronta il mostro della depressione.
Saranno infatti N di questo nuovo lavoro: un concept album, ispirato al mito di Pandora, in cui ogni canzone trasforma e trasfigura esseri mostruosi dell’immaginario collettivo, afferenti alle più svariate culture (da quella classica, greca, alla nordeuropea), facendone nuovi e moderni simboli. Uno scontro coi propri demoni che, attraverso l’introspezione e la musica, diventa incontro e, quindi, catarsi e liberazione.
Pandora (title track e incipit del concept) è la donna curiosa e caparbia che, disobbedendo al volere di Zeus (un Dio maschile) apre il vaso e fa uscire i mostri. Inizia così un viaggio di discesa agli inferi, che è sempre in realtà una discesa in sé (“Ho scoperchiato il vaso di Pandora ed ho trovato me”).
Il disco è stato arrangiato insieme ad Elia Rinaldi (Finister, Nervi), elaborando un sound che rinnova le radici acustiche della cantautrice: «Insieme abbiamo ideato una dimensione sonora in cui l’elemento elettronico completa, senza prevaricare, gli strumenti acustici, un “altrove sonoro” che davvero sembra abitato dagli esseri di cui parlo». Elia Rinaldi è anche musicista nel disco (sue sono le tastiere, il basso synth, la drum machine e alcune chitarre elettriche) insieme a Guido Melis al basso, Giulia Nuti alla viola e Alessandro Alajmo alla chitarra elettrica, già con la White nel primo disco, Omar Cecchi alla batteria, Pietro Horvath al contrabbasso, Marco Monelli (anche illustratore del booklet) al piano. Della White, oltre alle voci, sono: chitarra acustica, ukulele, glockenspiel, alcune chitarre elettriche e alcune tastiere.