Il viaggio lungo la Downtown made Fake Jam Il viaggio lungo la Downtown made Fake Jam
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Il viaggio lungo la Downtown made Fake Jam

Il viaggio lungo la Downtown made Fake Jam Il viaggio lungo la Downtown made Fake JamProsegue il tour estivo dei Fake Jam che il 4 settembre prossimo approdano a Skiaf Extreme, il Festival di San Marino dedicato alle attività outdoor e agli sport estremi, con il loro funky spericolato. Appuntamento alle 22.15 a Campo Bruno Reffi per ripercorrere le tappe del loro nuovo album, Downtown il loro viaggio lungo le pieghe di un mondo fasullo alla ricerca di quel lato B, più autentico, su cui ricostruire i pilastri di un futuro possibile al ritmo di un funky fiammeggiante, energico e solare dai colori soul.

Prosegue il tour estivo dei Fake Jam che il 4 settembre prossimo approdano a Skiaf Extreme, il Festival di San Marino dedicato alle attività outdoor e agli sport estremi, con il loro funky spericolato. Appuntamento alle 22.15 a Campo Bruno Reffi per ripercorrere le tappe del loro nuovo album, Downtown il loro viaggio lungo le pieghe di un mondo fasullo alla ricerca di quel lato B, più autentico, su cui ricostruire i pilastri di un futuro possibile al ritmo di un funky fiammeggiante, energico e solare dai colori soul.

Dieci tracce: si parte da Downtown, appunto: un brano in cui si parla di dipendenza: dalla materialità, dall’apparenza, così come dalle droghe. Per approdare a Slaves of an image, in un locale a luci rosse, o in Yes I want it, in mezzo alle vetrine di un Centro Commerciale: nei luoghi dove il gioco malsano tra realtà e apparenza si trasforma in una partita con il ridicolo. Se si parla di magico mondo del fasullo non poteva mancare Fake News, omaggio dovuto ad un giornalismo troppo spesso sottilmente mistificatorio. In Let us be viene invece stigmatizzata la guerra come gioco troppo spesso inutile. C’è poi l’incrocio un po’ bestiale di Urban Jungle, in cui gli umani sono bestie e le bestie sono forse molto più umane. La cinepresa musicale si sposta con Blackjack in un quanto mai tradizionale Casinò fra sberluccichii e catene tanto fisiche quanto mentali alla dipendenza del gioco d’azzardo, quale esso sia. C’è poi il mondo dello sfascio dei media e della comunicazione – I Don’t Care – che ci catapulta in una discarica: cimitero di televisori che non sanno parlare più a nessuno. Esiste – siamo a Naive Soul – anche un mondo di pulizia e purezza, quello dei bambini, che sanno abitare anche il luogo più lindo e assieme contaminato: quello delle Banche. Infine c’è la via d’uscita dalla finzione: il viaggio questa volta fuori dalla Downtown, via verso un mondo lontano o vicino ma fatto di autenticità ed eccoci al sound volitivo ed energico di Naive Soul (Reprise).

Fake Jam nascono ufficialmente con questo nome il 16 ottobre del 2017 dallo scioglimento dei P-Jam, una formazione fondata da Elia Terazzan (Drums) e Gianluca Arcesilai (Electric Guitar), amici, come si suol dire, dai banchi di scuola. Con il tempo si sono aggiunti: Mattia Elmi (Lead vocals, guitar), Luca Impellizzeri (Percussion), Daniele Cristani (Electric bass), Giovanni Tamburini (Trumpet), Leonardo Carletti prima e Luigi Giardino ora (Tenor saxophone). Tutti giovani, giovanissimi (fra i 18 e i 27 anni!!!), tutti accomunati da una straordinaria passione per la musica e dalla grande voglia di ridere e di divertirsi, di buttar fuori la propria creatività.

Al loro compleanno ufficiale segue immediatamente il primo singolo e il primo videoclip: si tratta di Painted eyes, un brano scritto da Mattia qualche anno prima e riconquistato a nuova energia con i Fake Jam.

Tante risate, molta moltissima ricerca di identità e professionalità (giovani ma mai improvvisati!): tutto impresso a caratteri di fuoco fra le righe della musica: uno stile funk con una giusta dose di soul, qualche strizzata d’occhio al pop. Una decisa predominanza di percussioni e fiati. Ma soprattutto un forte desiderio di dire la propria sulla società contemporanea, sul presente e sul futuro di una generazione che vuole riprendersi dalla vita e dall’anima una prospettiva più autentica e profonda. Da qui il gioco sulla parola Fake: in un mondo fasullo, superficiale e aggressivo, loro, i Fake Jam, scelgono la carta della profondità che è una fake news per gli altri, una straordinaria marmellata di autenticità per loro: musicisti per passione ma soprattutto per vocazione. Perchè la musica è e deve essere un lavoro per essere arte.

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