Il Toccasana – Non aprite quella porta (dell’armadietto dei medicinali)
Non aprite quella porta (dell’armadietto dei medicinali)
Capita frequentemente di aver bisogno di un medicinale in emergenza, tra quelli che abbiamo a casa e capita di constatare con orrore che quest’ultimo ha abbondantemente superato la data di scadenza.
Capita soprattutto quando ambulatori medici e farmacie sono chiuse.
La scadenza dei farmaci è l’argomento più frequente nelle telefonate che ricevo da amici e parenti.
Non mi chiedono come sto, o magari dopo, ma: “posso usare la pomata che usava mia nonna adolescente e che ho trovato nell’armadietto dei medicinali?”
Urge quindi un piccolo vademecum per l’ammalato poco previdente e disordinato.
Tutti i farmaci hanno un lotto e una data di scadenza, stabilita dalla ditta produttrice e riportata sulla confezione.
Essa indica il termine ultimo entro il quale il farmaco in quella confezione può essere utilizzato.
Naturalmente si riferisce al farmaco integro e correttamente conservato secondo quanto indicato all’interno del foglietto illustrativo o sulla confezione stessa.
I farmaci infatti devono essere tenuti nella loro scatola fino ad esaurimento, in un luogo fresco e asciutto e la temperatura dell’ambiente in cui sono custoditi, lontano dalla portata dei bambini, non deve mai superare i 25 gradi.
Alcuni farmaci vanno conservati in frigo, altri solo una volta aperti o ricostituiti.
In questo caso dovranno essere mantenuti ad una temperatura compresa tra i 2 e gli 8 gradi e per nessuna ragione congelati.
I farmaci non vanno mai posizionati nella parte bassa del frigo dove si forma ghiaccio o condensa né attaccati alle pareti dello stesso.
Il colore, la consistenza, l’odore sono caratteristiche organolettiche dei farmaci che vanno sempre osservate anche quando un farmaco non è ancora scaduto.
Le minime alterazioni, se non evidenziate nel foglietto illustrativo come possibili, devono essere sempre segnalate alla Farmacia nella quale i farmaci sono stati acquistati.
Se il farmaco è guasto o scaduto va buttato negli appositi contenitori per farmaci presenti in prossimità delle farmacie aperte al pubblico.
Mentre per compresse e capsule dobbiamo orientarci con la data indicata sulla scatola, per i farmaci in soluzione dobbiamo considerare una scadenza che dipende dalla data di apertura del falcone o della fiala.
Il farmaco esposto all’aria infatti, può deteriorarsi più facilmente una volta esaurito il compito dei conservanti.
Nel caso di colliri addirittura potremmo veicolare batteri nell’occhio e la conservazione, una volta aperti li rende utilizzabili entro 15-20 giorni.
Gli sciroppi contenenti zuccheri si conservano una volta aperti per 1-2 mesi; quelli senza zucchero, per 4 settimane.
Il mio suggerimento è di segnare a penna sulla confezione la data di primo utilizzo.
Ma cosa ci può accadere se un farmaco viene utilizzato dopo la scadenza indicata?
Le fonti scientifiche affermano che il principio attivo (ciò che del farmaco ha effetto) potrebbe diminuire la sua efficacia dopo tre mesi dalla scadenza, quando parliamo di compresse o capsule.
I farmaci in soluzione invece non devono mai essere utilizzati dopo la data di scadenza perché potrebbero portare ad effetti collaterali di tipo gastrointestinale o peggiori, se per uso parenterale, in quanto, una volta persa la loro sterilità, sono suscettibili di contaminazione batterica.
L’inefficacia del principio attivo invece quando si tratta di farmaci a ristretto indice terapeutico (anticoagulanti, farmaci neurologici o cardiaci) potrebbe comportare gravi conseguenze.
Armiamoci di pazienza quindi e mettiamo ordine una volta al mese nel nostro armadietto, che se ben tenuto, diventa un valido alleato nella tutela della nostra salute e non un anonimo ricettacolo di carta stagnola di dubbia provenienza.