Il Teatro Puccini ripropone uno spettacolo cult dell’avanguardia teatrale degli anni ’70: La Gaia Scienza in “La rivolta degli oggetti”
Nel 1976 si rivelava al pubblico una compagnia di giovani artisti, La Gaia Scienza, con uno spettacolo dirompente che affascinò subito spettatori e critica: la rivolta degli oggetti. Il rapporto tra poesia e rivoluzione, tra rivoluzione sociale ed estetica, tra avanguardie storiche ed arte contemporanea si distillavano un’ora di pura poesia. Lo spettacolo trovava l’essenza di gestualità e parola, di slancio ed energia, in una sintesi tra teatro danza ed erte visiva di grande impatto emotivo e leggerezza.
Il modo stesso di creare lo spettacolo, che partiva da un’idea di forte individualità e di totale collaborazione senza la divisione di ruoli era parte della sua struttura. Così lo spettacolo non era solo un racconto sulla libertà, e sull’utopia della trasformazione del mondo, ma anche il frutto di un processo artistico libero ed in costante trasformazione.
IL PROGETTO
Dopo oltre quarant’anni i tre artisti della Gaia Scienza,Giorgio Barberio Corsetti, Marco Solari, Alessandra Vanzi, si incontrano nuovamente con nuove riflessioni sul teatro e sul mondo di cui il teatro si occupa. Cosa è cambiato? Cosa resta immutabile per la pulsione artistica della narrazione? La vivacità della discussione e il rinnovato corto circuito tra i tre ideatori e fondatori della Gaia Scienza, che tanto ha segnato del teatro di ricerca e innovazione, richiede una nuova messa in scena. Un ulteriore ricerca.
Nasce così l’idea di riportare in scena la loro prima opera che ha iniziato sondare, nel loro percorso artistico, le domande dell’arte e della contemporaneità, del teatro e della trasformazione del mondo e del modo di pensarlo, con l’intenzione di evolverne la riflessione, ripercorrerne la drammaturgia con nuove osservazioni: La Rivolta degli Oggetti (1976). Per questo il progetto si comporrà di un percorso di lavoro di selezione e sperimentazione diviso in due differenti fasi laboratoriali che coinvolgeranno attori e allievi nella ricerca degli alias dei tre artisti in scena.
Voluto e sostenuto dal Roma Europa Festival, la compagnia di Giorgio Barberio Corsetti, Fattore k., ha raccolto la sfida e e ne seguirà le fasi di produzione previste tra la fine del 2018, la primavera/estate 2019 e il debutto in autunno 2019.
NOTE DI DRAMMATURGIA
Il desiderio di riproporre La rivolta degli oggetti, primo spettacolo della Gaia Scienza dopo così tanti anni dal suo debutto il 24 marzo 1976 al Beat 72 nasce dal fascino della sua struttura estremamente leggera e non codificata: l’ora esatta della sua durata erano ripartiti unicamente in una prima parte di quaranta minuti di movimenti e luci di taglio date da diaproiettori senza immagine e successivi venti successivi sulle corde stese nello spazio E luci al neon. Non c’erano ruoli definiti, personaggi e interpreti, il testo stesso – una selezione di frasi dalla tragedia di Mayakovskij – era ‘materiale non verbale’, da prendere e lasciare, ripetere o omettere, in liberissima e continua improvvisazione.
lo spazio era affidato alle nostre sensibilità individuali, alla capacità di generare, ogni sera in modo differente, associazioni e dissociazioni, nella velocità dei corpi e degli sguardi, dei movimenti, in dialogo con con lo spazio e i pochi oggetti.
Impensabile quindi ‘rifarla’.
Nel decennale cammino della Gaia Scienza, siamo arrivati con gli ultimi due spettacoli, Gli insetti preferiscono le ortiche e Cuori strappati, a creare delle partiture molto precise, che – quelle sì – si potrebbero agevolmente ricreare (al di là di un ben più gravoso impegno nel ricostruire l’ambientazione naturale degli Insetti, o la complessa macchina scenica dei Cuori). Ma ci è parso più interessante riandare a quel momento nietzschianamente aurorale per ragionare di nuovo insieme, anzitutto tra noi tre, dopo trentacinque anni di strade e percorsi separati, su quel lavoro che per ognuno di noi ha costituito un punto di partenza importante, fondante.
Era un esito di un rapporto di amicizia e di affinità d’interessi e gusti, l’elaborazione di uno stile e di un linguaggio comune, fisico e mentale assieme, un percorso di prove e di vita insieme, in una dimensione di grande libertà, nella quale ognuno trovava il suo spazio, i suoi tempi. Senza una regia, né di uno né di tutti. Cosa che sembrava e sembra strano, al limite del concepibile. Se quindi una ricostruzione filologica è impensabile, perché equivarrebbe a rifare ciò che non veniva replicato, riprodotto di sera in sera, ma di sera in sera piuttosto prodotto nuovamente (cosa ben diversa), quello a cui ci accingiamo è creare le condizioni per trasmettere un’esperienza, reinventando il gioco scenico, utilizzando alcuni dei materiali originari (le parole di Mayakovskij, l’idea di sospensione, quindi le corde e sedie appese alle pareti, i rimandi di frammenti di spazio tramite specchi rotti, qualche oggetto, qualche taglio di luce, qualche brano registrato), consegnando a dei giovani attori gli oggetti da rivoltare, che sono appunto quei materiali – ed eventuali altri – ma anche i concetti, i pensieri, gli stimoli che erano tutto il non-detto dello spettacolo, la sua sostanza immateriale. Tutto ciò presuppone un aspetto laboratoriale, che non è quindi solo un periodo di prove in senso stretto, ma uno spazio-tempo di elaborazione di un linguaggio. Un passaggio di testimone, nel quale anche noi tre siamo presenti scenicamente, interagendo in sovrapposizione o in contrappunto, in dialogo quindi con le nuove sensibilità.
Biglietti:
I settore € 25,00
II settore € 20,00
(diritti di prevendita esclusi)
Biglietti in vendita nel circuito regionale Box Office/Ticketone
Acquisto on line su www.teatropuccini.it
INFORMAZIONI: 055.362067 – 055.210804
Teatro Puccini
Via delle Cascine 41
50144 Firenze
Tel. 055.362067
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