IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO – Correva l’anno, il mese, il giorno… 4 maggio 1975
Correva l’anno, il mese, il giorno… 4 maggio 1975
È il 4 maggio 1975.
Grigio e ombre si stagliano e si allungano cupi e inquietanti da nord e sud, in un paese sempre più arrotolato su se stesso tra austerity e recessione, inflazione “sudamericana” e disoccupazione alle stelle.
Sullo sfondo, come scosse elettriche ansiogene e terrificanti, svolte autoritarie e progetti di colpo di Stato. Le aperture di Berlinguer alla DC, le favorevoli risposte di Moro, per la quarta volta Presidente del Consiglio, portano altre tensioni. Le piazze sono polveriere, il terrorismo alza la testa. È la primavera delle prime, drammatiche gambizzazioni.
E mentre il tempo scivola via tra pantano, fumo dei lacrimogeni, trame segrete e scariche di piombo, quel 4 maggio in parlamento infuria il dibattito sul disegno di legge che porta il nome del ministro di Grazia e Giustizia Oronzo Reale. E che consiste, in sostanza, in un inasprimento delle misure di sicurezze delle pene. E concede enorme discrezione di intervento alle forze dell’ordine.
La legge Reale, di lì a pochi giorni, verrà approvata a strettissima maggioranza. E invece di garantire più sicurezza, sarà pura benzina sul fuoco e spaccherà ancora di più il paese.
Un paese dove, per dirla con De André, chi non terrorizza si ammala di terrore.
Al cinema non a caso spopola l’horror (qualche settimana e uscirà il capolavoro di Dario Argento Profondo Rosso).
E anche nella musica domina in un certo senso la paura. Nonostante sia l’epoca del progressive e del cantautorato militante, la massa si tiene lontana anni luce dalla lettura critica della società e in Top Ten finisce il più innocuo, vuoto e stinto mainstream.
Che almeno la musica, sembra dire la classifica dei singoli, sia un’oasi immemore e felice, a costo di sembrare idiota.
Spopola Carl Douglas, artista giamaicano che con il suo singolo Kung Fu Fighting (https://m.youtube.com/watch?v=bmfudW7rbG0), omaggio alle arti marziali dalle irresistibili sonorità proto-disco, è l’emblema di questo bisogno, di una musica che non deve comunicare altro che non sia un motivetto orecchiabile e martellante in cui smarrirsi.
Simbolo delle meteore del tempo – dopo aver scalato le vette delle classifiche di mezzo mondo con la sua hit sparì nel nulla – Douglas staziona nella Top Ten del 4 maggio in ottava posizione (ma sarà destinato a una scalata inarrestabile). A fare il paio, in decima posizione, c’è un’altra proto dance, Doctor’s Order, di un’altra Douglas, Carol, molto meno famosa e ben più trascurabile del primo (https://www.youtube.com/watch?v=MfCzMhZQ92U).
Per un’epoca buia, immancabile l’operazione nostalgia e rimpianto di tempi passati, magari più miseri e tragici, ma che la cupezza presente fa comunque percepire come idilliaci. In questa quota, ecco spuntare una cover orrenda della bellissima (e indimenticabile) Parlami d’amore Mariù di Vittorio De Sica, in una catastrofica versione di Mal (https://www.youtube.com/watch?v=zbY8Mo7-838). A testimonianza che è proprio vero quel che diceva qualcuno: meglio non ripeterla, la storia, è pressoché certo che il successo degeneri in farsa.
Sulla scorta del super ballabile proto dance scacciapensieri, al secondo posto quello che probabilmente è il pezzo migliore di questa tristissima Top Ten, You’re the first, the last, my everything di Barry White, vale a dire l’imperatore del disimpegno.
In prima posizione, ecco una sorta di operazione nostalgia. Ovvero, l’emblema dei mai dimenticati anni felici e spensierati anni del boom, mister Volare in persona, Sua Maestà Domenico Modugno. Ma non con una cover, ma con quello che è senz’altro il brano più patetico e fiacco del suo fantasmagorico repertorio: la terribile Piange il telefono, quintessenza del trash più spinto, con tanto di eroicomici singhiozzi.
Sì, è proprio vero.
A ripetersi, si finisce nella farsa…