IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO – Correva l’anno, il mese, il giorno… 27 aprile 1974
Correva l’anno, il mese, il giorno… 27 aprile 1974
È il 27 aprile 1974.
Tempi bui, con le Brigate Rosse che iniziano a fare sul serio (è proprio di inizio aprile il rapimento del giudice Sossi), il terrorismo nero in ottica strategia della tensione che aumenta a dismisura la potenza stragista (ad agosto andrà in scena la strage dell’Italicus), e la crisi economica, con l’austerity entrata nel quotidiano, ormai diventata certezza.
Il costo della vita aumenta del 26%, mentre lo stipendio medio di un operaio resta inchiodato a 200mila lire al mese.
Alcuni paragoneranno la situazione a quella degli anni tragici della Seconda guerra mondiale, ma osservatori più attenti noteranno come la tristezza sia addirittura superiore. In fondo, ai tempi delle ristrettezze imposte dalla guerra, l’Italia non aveva ancora mai conosciuto il benessere, mentre questo 1974 segna una brusca e insostenibile inversione di rotta dopo gli anni felici del boom.
Non a caso lo sceneggiato più seguito durante quella triste primavera in Italia è il thriller Ho incontrato un’ombra, titolo quanto mai emblematico per un’epoca in cui ogni cittadino, dopo l’età allegra delle vacche grasse, fu costretto a fare i conti con il lato più oscuro del consumismo. Come spesso accade, alla base del successo dello sceneggiato c’era una fortunata e azzeccatissima colonna sonora, il jazz raffinato e ombroso A blue shadow, firmato da Romolo Grano e Berto Pisano, che quel 27 aprile staziona stabilmente al primo posto della Top Ten.
Per il resto, la musica sembra scappare via lontano anni luce dal paese reale, proponendo storie più o meno lacrimevoli (e decisamente trascurabili) di amori e amorazzi in quantità addirittura maggiore rispetto alla norma.
Dannatamente maggiore.
Al secondo posto, ad esempio, troviamo il falsetto più celebre dei modesti Cugini di Campagna, quella Anima mia che dopo quest’exploit già in estate sarebbe stata dimenticata, salvo poi essere ripescata e trasformata in evergreen da Fabio Fazio e, soprattutto, dalla celebre interpretazione di Claudio Baglioni (https://www.youtube.com/watch?v=WhezZqFXbbY).
Mentre al decimo, sempre ad esempio (perché citarle tutte, stavolta, è troppo anche per la nostra buona volontà di storici della musica), l’ancor più dimenticabile Ciao cara, come stai?, cantata da Iva Zanicchi e vincitrice di uno dei Festival di Sanremo peggiori della storia (https://www.youtube.com/watch?v=kmMCp37Ybbk).
E anche quando usciamo dalla mediocrità musicale e approdiamo all’olimpo del rock, ovvero ai Rolling Stones, presenti in questa Top Ten al settimo posto, troviamo tutto fuorché le atmosfere sulfuree e dissacranti di cui avremmo bisogno; al contrario, ecco il singolo più barocco e zuccheroso dell’immane repertorio di Jagger e compagni, Angie, certo bella (specie se paragonata al resto), ma non quel capolavoro che vorremmo (https://www.youtube.com/watch?v=RcZn2-bGXqQ).
Segno che i tempi sono davvero grigi.
Allora la risposta migliore, nonché l’unica, almeno nella Top Ten di questo cupissimo 27 aprile 1974, è senza dubbio quella di Adriano Celentano, che in mezzo a un diluvio di parole inutili, dannose e deleterie, superficiali e annacquate, le parole preferisce inventarsele. Il risultato è uno dei brani più geniali del suo repertorio (e della storia della musica), ovvero Prisencolinensinainciusol, spericolato, irriverente e meraviglioso grammelot, rap ante litteram irresistibile e fulminante.
Che senza dire niente, dice davvero tutto.
Chapeau.