IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO – Correva l’anno, il mese, il giorno… 25 maggio 1997
Correva l’anno, il mese, il giorno… 25 maggio 1997
È il 25 maggio 1997.
Fine millennio, anno terzo della giovanissima, eppur già moribonda, Seconda Repubblica. Anche se al governo c’è l’Ulivo (quello originario, della prima ora) guidato da Romano Prodi, è l’Italia di Berlusconi, poiché è attorno alla figura del Cavaliere, al dissenso o al consenso nei suoi confronti, che ogni singolo aspetto, della vita pubblica e non, finisce per polarizzarsi. Ma sono divisioni più da bar che sostanziali, più ridanciane che drammatiche. Ci si accapiglia, ma come fossimo allo stadio. Battuto il rigore, in sostanza, il fallo ce lo siamo già scordato.
Un paese grottesco e, proprio per questo, tragicissimo. Dove un gruppo di sbandati chiamati i Serenissimi, in quel maggio assolato, occupano il palazzo di Piazza San Marco proclamando Venezia repubblica indipendente. Oppure dove, sempre in termini di secessione e sempre in questa maledetta primavera, Umberto Bossi chiama a Pontida migliaia di padani che in inspiegabili abiti tra il vichingo e l’erulo, celebrano l’indipendenza della Padania sulle rive del Po. Proprio quel 25 maggio, si celebra il più farsesco dei referendum, nulla di ufficiale, solo una gigantesca burla dove i padani fingono che quelle schede contino davvero qualcosa e votano per la secessione.
Eppure, tra le pieghe della farsa e tra un Bruno Vespa e l’altro, si agitano le reali inquietudini di un mondo post ideologico privo di identità, liquido e globalizzato nel senso più deleterio del termine. Su tutti, il dramma dell’Albania, vera e propria incarnazione dei mutati scenari internazionali e che nessuno pare saper leggere per quello che è, ma solo trasformarlo in un problema di ordine pubblico.
La musica fluttua e galleggia, come molte altre cose in quel periodo.
E mentre nella galassia indie è nel pieno fermento il più bel movimento rock mai visto dai tempi del prog degli Area e della PFM, capace di mettere insieme CSI, Modena City Ramblers, Bandabardò, Marlene Kuntz, Bluvertigo, Gang, Afterhours, Subsonica, Cristina Donà, Ginevra Di Marco eccetera eccetera eccetera, nel mondo mainstream si mescola quel di tutto un po’ senza anima né identità, specchio della liquidità estrema di quei tempi di confine e passaggio.
Nella Top Ten del 25 maggio troviamo così, al quarto posto ma dopo settimane di podio e prima piazza, niente di meno che il re del pop Micheal Jackson con Blood on The Dance Floor (https://www.youtube.com/watch?v=F5hg0elhWPE), primo singolo dell’album omonimo. Ma dell’energia straripante e contagiosa degli anni Ottanta, resta poco o nulla, e anche Micheal Jackson appare in versione liquida e incolore; il pezzo che propone, tutt’altro che memorabile, originariamente pensato per Dangerous e poi, non a caso, scartato, è l’unico inedito di un album che propone versioni remix di suoi grandi successi. In sostanza, un usato sicuro di tempi gloriosi aggiornato (e peggiorato) per momenti di poche pretese.
In seconda posizione, ovviamente gli 883, che continuano a chiamarsi così pure se poi da anni dietro quella sigla c’è il solo Max Pezzali, vero e proprio mattatore nostrano delle classifiche di tutto il decennio. Il brano è Un giorno così, anticipazione dell’album La dura legge del gol, che sarà assoluto protagonista dell’estate (https://www.youtube.com/watch?v=68c5FWEmoN8).
Ma ancora più emblematico, in relazione ai tempi, è il singolo in testa alla classifica, ovvero Around The World dei Daft Punk, anche loro, come gli 883, con un nome che lascia perplessi, visto che di punk non hanno un bel niente (https://www.youtube.com/watch?v=K0HSD_i2DvA). Musica elettronica pura, testo consistente nella ripetizione ossessiva del titolo, autentico martello pneumatico che entra nel cervello per non uscirci mai più. Subdolo, inutile e leggendario.
Più o meno il 1997 in tre minuti e mezzo.
Così, tra remix, band campionate e musica elettronica, pare più che legittimo chiedersi che razza di fine abbiano mai fatto gli strumenti.
Per questo, il brano migliore di questa Top Ten continua a sembrarci quello che troviamo in sesta posizione, ovvero Laura non c’è dell’esordiente Nek.
Che certamente non sarà un capolavoro, ma almeno ci fa sentire una chitarra e una batteria che pestano con energia e convinzione.
In tanta desolazione, è molto più di qualcosa…
Se vuoi ci amiamo adesso
Se vuoi
Però non è lo stesso
Tra di noi…