IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO – Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 gennaio 1977
Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 gennaio 1977
È il 13 gennaio del 1977 ed è appena iniziato l’anno dell’apocalisse.
Dieci anni di lotte, controcultura, occupazioni, scontri di piazza, gruppi extraparlamentari, movimento studentesco e movimento operaio, comuni ed esistenze alternative, culmineranno tra la fine dell’inverno e la primavera di quell’anno con un’esplosione al contempo di spontaneismo, creatività e violenza senza pari.
Saranno i mesi caldissimi del Movimento ’77, apice – e inizio dell’implosione e del declino – degli anni Settanta. Le radio libere, Bologna centro dell’universo, gli Indiani Metropolitani, i fumetti di Andrea Pazienza e le canzoni degli Skiantos, Radio Alice chiusa in diretta dalla polizia, il dilagare dell’eroina, gli scontri ferocissimi, le manifestazioni con le P38, le morti tragiche dei giovanissimi Francesco Lorusso e Giorgiana Masi, le Brigate Rosse alla massima potenza di fuoco, i sequestri, le gambizzazioni.
La politica tradizionale, parlamentare, “di palazzo”, mai percepita così distante dalla gente, è in fermento. A febbraio andranno in scena, per la prima volta nella storia repubblicana, processi per corruzione a carico di esponenti politici. Il governo rilancia la politica dell’austerità, mentre il “compromesso storico”, quel progetto inaugurato quattro anni prima per portare il PCI nell’area di governo e introdurre il logico principio dell’alternanza come in tutte le democrazie più avanzate, entra nella sua fase cruciale, con Berlinguer e Moro che vi lavorano costantemente e senza più nascondersi, attirandosi così l’ostilità, tanto quella aperta quanto quella sotterranea, sia dell’Unione Sovietica, che vede la via democratica al governo per un Partito Comunista come una sconfessione del regime e degli ideali rivoluzionari, sia degli Stati Uniti, che vedono un Partito Comunista al governo di un paese NATO come un’insubordinazione inaccettabile, se non direttamente come una vera e propria dichiarazione di guerra.
L’Italia è a un bivio e, al tempo stesso, sull’orlo del precipizio. Una situazione generale che mai come ora è stata così esplosiva sotto ogni punto di vista.
In tutto questo pandemonio, i jukebox, le radio, i 45 giri e le classifiche, continuano ovviamente a esistere. Ma la Top Ten dei singoli di quel 13 gennaio 1977 è a dir poco sconvolgente, non solo perché di tutte le drammatiche tensioni, nazionali e internazionali, che attraversano, avvelenano e devastano il paese non c’è alcuna traccia, ma perché le canzoni più ascoltate, gettonate e vendute, sembrano provenire dirattamente da un altro mondo, un altro pianeta. Un altro universo fatto di jingle divertenti, canzoncine bambinesche e celebrazioni torride e spericolate dell’amore e del sesso.
Al primo posto staziona stabilmente (vi resterà per ben tredici settimane) la sigla di coda di Rete Tre, scanzonatissimo programma (firmato da autori del calibro di Maurizio Costanzo ed Enzo Trapani) che si divertiva a parodiare tutti gli intrattenimenti televisivi del momento. La sigla in questione era Sei forte papà, cantata da Gianni Morandi (https://www.youtube.com/watch?v=LwNQdZU1kBM), una divertente filastrocca strutturata abilmente come un tormentone e amatissima dai bambini.
Discorso identico per il secondo posto, dove troviamo un’altra sigla TV, stavolta del programma Anteprima chi, abbinato alla Lotteria Italia. Si tratta di Johnny Bassotto, scritta da Bruno Lauzi e Pippo Caruso e cantata da Lino Toffolo (https://www.youtube.com/watch?v=AEddaoCfURg), una divertente storiella diventata celebre grazie anche al cartone animato che la accompagnava, con i bei disegni di Guido Manuli, che fecero innamorare i bambini sia del brano sia del personaggio di Johnny Bassotto.
Se poi ci si sposta dalle musichette per l’infanzia, ecco arrivare la celebrazione della passione sessuale più sfrenata e torrenziale. Al terzo posto troviamo infatti i Collage con il loro singolo d’esordio, Due ragazzi nel sole, che poi darà vita all’album omonimo e che racconta di una passione esplosa, d’improvviso e incontrollabile, in un parco vicino a un fiume, in un deserto e assolato scenario d’agosto (https://www.youtube.com/watch?v=-2dENuWtR-8). La medesima passione incontrollabile, ma impossibilitata a esprimersi, la troviamo nel brano Ave Maria No No! dei Santo California (https://www.youtube.com/watch?v=fqZf3cX1LYs), in nona posizione: lui e lei dentro una chiesa, con in sottofondo la più classica Ave Maria nuziale, si desiderano, ma non possono aversi, ma perché lui è il suo ex e lei la sposa, che va quindi all’altare con un altro.
Curiosità: sia i Collage sia i Santo California, due mesi più tardi, saranno sul podio del Festival di Sanremo, rispettivamente secondi e terzi dietro gli Homo Sapiens (unica volta nella storia per un podio sanremese interamente occupato da band).
Tra canzonette per bambini e canzonette per adulti, c’è spazio anche per un certo spessore musicale, ad ogni modo tutto proveniente dall’estero. Al quarto posto troviamo Don’t Go Breaking My Heart di Elton John, eseguita in coppia con Kiki Dee (https://www.youtube.com/watch?v=z0qW9P-uYfM), un “elettro soul” spruzzato di R&B e pop adolescenziale decisamente irresistibile, reso potentissimo dall’interpretazione travolgente di Elton John e Kiki Dee (anche Ru Paul, che sostituirà la Dee nella celebre versione, decisamente più dance, degli anni Novanta, non sarà da meno), ma che propone un testo ammiccante nella più frivola e innocente delle maniere.
Discorso che si potrebbe ripetere del tutto identico per il tormentone che troviamo al sesto posto, la celebre Daddy Cool dei Boney M. (https://www.youtube.com/watch?v=FYGTT7YhywA), assolutamente irresistibile ma del tutto frivolo e innocuo, privo di alcuna altra intenzione che non sia far ballare senza troppi pensieri.
Un quadro musicale, in definitiva, a dir poco folle, se messo a confronto e sovrapposto con la situazione sociale e politica dell’Italia descritta prima. Eppure, a indagare con attenzione, drammi e impegni sociali da una parte e frivolezza musicale dall’altra sono strettamente connessi, causa e conseguenza l’uno dell’altro.
In altre parole: in quel drammatico ed esaltante 1977, si diceva, si raggiunse il culmine delle lotte di un intero decennio, ma gli anni Settanta, con tutto ciò che avevano significato (e che continuano a significare ancora oggi) erano al capolinea, per molti versi già conclusi. Di sicuro, la pancia, il ventre silenzioso del paese, era smanioso di archiviarli e voltare pagina. E in attesa che questo accadesse davvero e definitivamente, guardava a ciò che già stava anticipando i tempi venturi: la TV generalista scanzonata e disimpegnata, le canzonette frivole, l’edonismo sfrenato, la disco music, il culto del superfluo, il ritorno al privato e il trionfo del superficiale.
In una parola, gli anni Ottanta. Che in questa assurda Hit Parade datata 13 gennaio 1977, sono già iniziati.