IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972 IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972
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IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO – Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972

IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972 IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972

Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972

È il 13 aprile 1972.

L’aria, dappertutto, è decisamente pesante, anche se non sembra. Colori, feste e quel non so che di allegria proveniente dagli anni Sessanta c’è ancora, visibile e tangibile, ma il vento è decisamente cambiato. Il boato di Piazza Fontana è ancora lì a gridare giustizia, la strategia della tensione ha trasformato il vivere quotidiano in una campana ansiogena e claustrofobica, si va in corteo come in trincea. La morte, avvenuta in marzo, misteriosa e a tutt’oggi non chiarita, dell’editore ed extraparlamentare Giangiacomo Feltrinelli, è il primo capitolo di una serie di delitti politici che contraddistingueranno, in un’atroce escalation, l’intero decennio.

IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972 IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972Il made in Italy (che ancora nessuno per fortuna chiama così), soprattutto grazie al cinema, va fortissimo nel mondo. Vittorio De Sica ha appena vinto il suo quarto premio Oscar per la sua versione cinematografica del capolavoro di Bassani Il giardino dei Finzi-Contini, con Lino Capolicchio e Dominique Sanda, mentre Pier Paolo Pasolini, di lì a poco, vincerà l’Orso d’Oro al Festival del Cinema di Berlino con I racconti di Canterbury, versione splendida, audacissima e (manco a dirlo) destinata a fare scandalo del capolavoro della novellistica medievale di Geoffrey Chaucer.

Ma le imprese estere di artisti e intellettuali sono di fatto neutralizzati da un contesto generale tutt’altro che roseo. Recessione e inflazione raggiungono percentuali che non si vedevano dall’epoca precedente al boom, con una primavera che finisce per essere il cupo prologo alla lunga stagione dell’austerity. La politica si barcamena senza trovare soluzioni: in una democrazia sempre più bloccata dalle logiche internazionali, incompiuta e impossibilitata a mettere in atto una logica dell’alternanza, si susseguono uno dietro l’altro governi sempre uguali, dove la rotazione dei soliti nomi non ottiene più nemmeno la parvenza di cambiamento. Quel 13 aprile si è appena insediato il primo governo Andreotti, sesto esecutivo della V Legislatura, monocolore DC destinato a durare una manciata di mesi. Di lì a una manciata di settimane, sarà per l’ennesima volta crisi di governo, che vedrà il Presidente Leone costretto a indire elezioni anticipate.

La musica, in questo contesto così incerto e instabile, non può che essere schizofrenica anch’essa. Da un lato si fa portavoce del bisogno di oblio, momento di pausa e spensieratezza in tanto grigiore, oppiaceo orgogliosamente immemore dei problemi che attanagliano il paese; dall’altro esce con forza dalla logica della canzonetta proponendosi coraggiosamente come voce critica, che pure se non ha risposte pone quanto meno domande, saldamente ancorata alla drammaticità dei tempi.

Nella Top Ten del 13 aprile, troviamo così entrambi i binari.

IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972 IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972Al primo appartiene l’immancabile liturgia sull’amore, declinato come al solito sotto ogni aspetto. C’è, al terzo posto, ovviamente quello sofferto, mancato, anelato, inseguito e quindi rinnegato, cantato da Marcella in un brano assai scontato e banalotto ma destinato a diventare un evergreen: Montagne verdi, firmato da Bigazzi e Gianni Bella (https://www.youtube.com/watch?v=6lZql998YHk).

IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972 IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972Oppure, in seconda posizione, c’è l’orgogliosa dichiarazione di diversità rispetto alla monotonia della routine di coppia, sorprendente elogio del litigio e del difetto, quella Grande Grande Grande trasformata dalla voce miracolosa di Mina e da uno splendido impianto melodico in un brano unico ed eccezionale (https://www.youtube.com/watch?v=hcrH3haiT2I).

IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972 IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO – Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972O ancora la storia di una iniziazione sessuale di un’adolescente, segno di una rivoluzione sessuale in pieno corso, cantata da Nicola Di Bari ne I giorni dell’arcobaleno, brano trionfatore a Sanremo e che a metà aprile era ancora al quarto posto (https://www.youtube.com/watch?v=6jEugPYgCLc).

IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972 IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972Ma di quel Sanremo, vincitore morale fu un brano decisamente inusuale per quel palco: la splendida (e ancora attuale) Jesahel dei Delirium di Ivano Fossati. Dalla leggendaria storpiatura di Mike Bongiorno (che la presentò come “Gesael di Ivano Fossato”) al primo posto in classifica ottenuto proprio in quell’aprile, fu una cavalcata decisamente trionfale, per questa preghiera dall’incedere irresistibile e dagli echi ginsberghiani, capace di unire beat e prog, mistica e visionaria eppure per nulla ermetica, al contrario metafora chiarissima sul bisogno di luce in tempi così cupi.

 

IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO - Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972 IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO Correva l’anno, il mese, il giorno… 13 aprile 1972Segno inequivocabile di quanto disperato bisogno di utopia e illuminazione ci fosse ancora. A suggellare il tutto, al quinto posto un brano di ben altra caratura, ovvero quella Imagine di John Lennon che, senza esagerazioni, rientra a pieno titolo tra i brani più importanti dell’intera storia della musica universale. Che in Italia arriva sì con considerevole ritardo, ma le canzoni, per fortuna, non hanno certo la data di scadenza. Specie una poesia come Imagine, che ancora oggi continua a parlarci con la stessa urgenza e la stessa forza.

A tutti noi, sognatori impenitenti che continuiamo a pensare che sì, è davvero facile se ci provi…

You may say I’m a dreamer

But I’m not the only one

I hope someday you’ll join us

And the world will be as one

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