IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO – Correva l’anno, il mese, il giorno… 1 giugno 1993
Correva l’anno, il mese, il giorno… 1 giugno 1993
È l’1 giugno 1993.
Da poco meno di un mese e mezzo, tramite referendum, gli italiani hanno scelto di mandare in soffitta il vecchio sistema proporzionale a favore del maggioritario, dando ufficialmente inizio alla Seconda Repubblica.
Esito scontato. Il terremoto di Tangentopoli, che da oltre un anno sta scuotendo le stesse fondamenta del paese, ha spinto la massa, indignata come mai prima d’ora, a chiedere il più ovvio dei cambiamenti. Che poi, in pieno stile gattopardesco, si rivelerà la più ovvia delle conservazioni.
Ma all’alba dell’estate del 1993, c’è un’autentica fibrillazione, e pure se il clima trascende spesso nel più ignobile trucidume da ghigliottina e forconi (con tanto di immancabile becera spettacolarizzazione dei processi, seguiti come fossero soap opere), un cambiamento sano e autentico sembra ancora non solo possibile, ma a un passo.
Alle elezioni amministrative le coalizioni di sinistra si sono imposte nelle principali città con percentuali mai viste prima, aprendo la strada a quella che sembra la più scontata delle conquiste del governo. A fare da ostacolo concreto, il solo MSI, che però, da solo, a qualcosa di più che non sia un ruolo di mero intralcio non può certo ambire.
Tempo qualche mese e ci penserà la discesa in campo di Silvio Berlusconi a sparigliare un quadro così polarizzato e definito.
Ma questo ancora nessuno lo sa e neppure lo immagina. Ma il futuro incerto e ancora tutto da scrivere non dà angoscia. Al contrario, nell’aria tutt’attorno, in quel giugno generoso appena arrivato, c’è eccitazione e fermento, elettricità entusiasta e frenetica.
L’1 giugno 1993 l’Italia è un paese privo di timone e di timoniere, e non solo nessuno pare preoccuparsene, ma tutti sembrano felici che sia così. Di questa frenesia, di questa indefinita voglia di festa, la musica si fa ovviamente portavoce d’eccezione. Anche perché pure lei, la musica, in questo frangente pare non avere guida né direzione.
Pensa al futuro ma, ignorandolo e non riuscendo neppure a immaginarlo, ripropone il passato. Così, ecco che per abbandonarsi all’allegria di questa immotivata, ripesca e rilancia, modificandole appena appena, le solite sonorità pop dance campionate a più non posso che sono state croce e delizia del decennio appena concluso ma tutt’altro che archiviato.
In altre parole, nella top ten dei singoli dell’1 giugno, nelle prime posizioni è un tripudio di anni Ottanta travestiti da nuovo che avanza. Col senno di poi, una sorta di insospettabile anticipazione della deriva gattopardesca già in agguato.
Così, ecco in settima posizione la grandiosa People Have The Power della splendida Patti Smith, ma non l’originale, bensì una cover dance a dir poco discutibile, che tra campionature da incubo finisce per annacquarne tutta la potenza. Firmata dagli sciagurati Biss Team (https://www.youtube.com/watch?v=fftuxA82bF4).
La sesta posizione conferma, anzi rilancia al cubo, la tendenza dance, con il super classico What Is Love, uno di quei brani che, purtroppo, alzi la mano chi – almeno della generazione del sottoscritto – non ci ha legato un ricordo, alzi la mano chi sentendola non ha mai accennato un passo di danza. Quei tormentoni da cui, volenti o no, non c’è davvero scampo.
Sul gradino più basso del podio, al terzo posto, la tragica cover di Please Don’t Go cantata da Fiorello, con il titolo Sì o no
(https://www.youtube.com/watch?v=HIZsdX9uFQI).
Uno di quei brani che ti fanno imbarazzare per essere stato giovane; Fiorello all’epoca era il volto nuovo della televisione, mentre in realtà odorava di vecchio lontano chilometri. A proposito di operazioni Gattopardo.
Seconda piazza per il tormentone per eccellenza dell’anno: All That She Wants delle meteore scandinave degli Ace of Base
(https://www.youtube.com/watch?v=d73tiBBzvFM). Quintessenza del pop dance ereditato dagli anni Ottanta (con tanto di sax d’ordinanza), con quella spruzzata leggermente più aggressiva e pompata tanto per sottolineare che sì, è cambiato decennio ed è cambiata musica. Anche se è lo stesso, solito, vuoto spartito.
E al primo posto? Ma ovviamente gli 883, che anche se per poco sono ancora un duo (e che pure con Pezzali da solo è pressoché impossibile non trovare in classifica a ridosso delle estati degli anni Novanta), con l’iconica, nel bene e nel male, Sei un mito
(https://www.youtube.com/watch?v=a1SDoK92FwM).
Primo singolo dell’album Nord Sud Ovest Est è, lo si voglia o no, l’incarnazione di quel tempo. Un brano per cui si potrebbe ripetere pari pari quanto detto per gli Ace of Base, con in più quella tipica salsa pecoreccia italica che, quale che sia il decennio, non passa mai di moda.
E perciò, non resta che abbandonarsi e cantare…
Sei un mito… sei un mito per me…