IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO – Accordi & Parole del 9 novembre
Accordi & Parole del 9 novembre
9 novembre, giorno numero 313 dell’anno (o 314, se bisestile), dedicato a Sant’Agrippino di Napoli.
Ragionando di musica, il giorno è di quelli tosti. Ovvero, è una di quelle date in cui qualsiasi pretesa di compilation, rassegna storica, focus sull’anno, top ten dell’epoca e via discorrendo – vale a dire tutte le cose per cui questa piccola rubrichetta esiste e vive ogni settimana – passa in secondo tempo, in quanto ogni cosa risulta fagocitata da un nome solo.
Quello dei Beatles.
Siccome – e spero su questo si sia tutti d’accordo – i Beatles stanno alla musica rock come Dante alla poesia italiana, pronunciare quel nome significa silenziare tutto il resto e concentrarsi su loro e loro soltanto.
Ma perché, che cosa c’entrano gli splendidi Fab Four con il 9 novembre?
Orbene, per scoprirlo facciamo un bel viaggio a ritroso nel tempo e andiamo lontano, molto lontano, niente di meno che al 9 novembre del 1961. A Liverpool ovviamente.
Lì, nel capoluogo del Merseyside, al numero 10 di Mathew Street, sorgeva (e sorge ancora, riaperto dopo un triste e lungo periodo di chiusura e abbandono) il Cavern Club, meraviglioso locale ispirato ai club parigini resi celebri tra gli anni venti e i cinquanta per le jam session di jazz. All’alba degli anni Sessanta tuttavia, quel fumoso club di Liverpool divenne il centro propulsivo della travolgente beat music, che di lì a poco avrebbe conquistato e rivoluzionato il mondo.
Band di punta del locale, ovviamente, i Beatles. Che però, a differenza di quanto si possa pensare, non mossero lì i primi passi importanti della loro sensazionale carriera. Nel 1960 infatti, con una formazione ancora non definitiva (alla batteria non era ancora entrato Ringo Starr e al suo posto suonava Pete Best, mentre al basso Stuart Sutcliffe, che non venne rimpiazzato da nessuno, ma semplicemente Paul McCartney iniziò a suonare sia il basso sia la chitarra), avevano fatto la loro prima tournée fuori dal Regno Unito, in Germania, ad Amburgo, dove avevano ottenuto un primo successo clamoroso suonando nei piccoli club. Tuttavia, nel 1961 avevano dovuto precipitosamente abbandonare Amburgo per problemi con la polizia. Tornati in patria, dove erano di fatto sconosciuti, iniziarono a suonare proprio al Cavern Club dove, nel corso degli anni, avrebbero tenuto decine e decine di concerti.
Il loro sound così travolgente e rivoluzionario non sfuggì affatto agli avventori del club. Il passaparola si diffuse alla velocità della luce e ben presto tutti gli appassionati di musica finirono per andare al Cavern Club per ascoltare. Tra questi, un geniale imprenditore appena ventisettenne con in testa il sogno di fare da manager ai più grandi gruppi del pianeta. Il suo nome, Brian Epstein.
Consigliato da amici, il 9 novembre del 1961, andò a pranzo al Cavern Club per ascoltare questo gruppo di cui non ricordava nemmeno il nome.
Fu amore a prima vista.
Il repertorio dei Beatles, all’epoca composto quasi esclusivamente da cover, era classico, rock ‘n’roll e qualche blues come tutte le band del tempo. Ma il loro modo di stare sul palco, per quanto ancora rozzo e ben poco affinato, era qualcosa di mai visto prima. Benché Epstein di musica ne sapesse molto poco e fino ad allora avesse venduto soltanto elettrodomestici, decise di mollare tutto per investire tutta la sua vita su quei giovani scapestrati con i capelli a caschetto (un look inventato proprio ad Amburgo dalla fidanzata cliffe, Astrid Kirchner).
Epstein fu il vero “quinto” Beatle.
Fu lui ad affinare la loro immagine, lui a farli uscire dalla nicchia dei club, a proporli alle radio e, soprattutto, a fargli firmare il loro primo leggendario contratto discografico. Appena un anno dopo il loro primo incontro al Cavern Club. In realtà il rampante Epstein una casa discografica l’aveva trovata anche prima di un anno. Pochi mesi dopo il loro incontro i Beatles – nella formazione che contava Lennon, McCartney, Harrison e Best, con Sutcliffe già uscito dalla band – sostennero il loro primo provino discografico negli studi della DECCA.
Ma i discografici li reputarono “poca roba”, preferendo mettere sotto contratto i The Tremeloes.
Inutile dire che alla DECCA si mangeranno le mani a vita.
Qualche mese più tardi, Epstein trovò il secondo provino, stavolta con la EMI, nei leggendari studi londinesi di Abbey Road. Qui il contratto fu firmato, anche se quelli della EMI erano poco convinti delle qualità musicali di Pete Best. Non ci fu bisogno di parlarne. Poco convinto anche lui dal progetto Beatles, lascerà il gruppo più o meno spontaneamente.
Al suo posto, per incidere il primo disco con la EMI, un certo Ringo Starr.
Il resto, è semplicemente storia. Anzi, Storia con la esse maiuscola.
Una Storia nata proprio quel 9 novembre, nel piccolo Cavern Club al numero 10 di Mathew Street a Liverpool.
Certo, è vero, il 9 novembre è anche la leggendaria data del crollo del muro di Berlino.
Ma chi meglio dei Beatles può rappresentare la caduta di un muro?