IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO – Accordi & Parole del 26 ottobre
Accordi & Parole del 26 ottobre
26 ottobre, ovvero giorno numero 299 dell’anno (o 300, se bisestile) nel calendario gregoriano.
Siamo sotto il segno dello scorpione, si festeggia San Demetrio, martire greco di Tessalonica, ovvero Salonicco, mentre in quanto a ricorrenze si festeggia il ritorno di Trieste all’Italia (1954).
Proprio il giorno 26 ottobre, in un fosco 1978 italiano pieno di incertezze e con prospettive di felicità future ridotte a un lumicino, Sua Maestà Lucio Battisti si prendeva la testa della classifica con il singolo Una donna per amico, che dietro l’apparenza disimpegnata e pop leggerissimo, nasconde l’ennesima grandiosa evoluzione musicale del genio reatino (https://www.youtube.com/watch?v=jHjS1vRYjtY).
La leggendaria collaborazione con Mogol è agli sgoccioli, così come è agli sgoccioli un mondo di certo complicato, difficile e tragicissimo, ma musicalmente – e artisticamente in genere – irripetuto e irripetibile.
Fuori dai patri confini, viene fuori che il 26 ottobre è, a dir poco, un giorno baciato dagli dei.
Andando a ritroso nel tempo, e tralasciando il fatto che sempre il 26 ottobre (del 2010) il “mostro” Keith Richards pubblica Life, una delle più belle autobiografie rock di tutti i tempi, si piomba sul 1984, anno in cui – il 26 ottobre ovviamente – esce Wild Boys dei Duran Duran, inno di una generazione e di un’epoca (https://www.youtube.com/watch?v=33ujfNFyetw). Se infatti dovessi trovare una canzone – una soltanto – per fare da soundtrack al disimpegno tragico e meraviglioso degli anni Ottanta, alle spalline e agli orecchini con la clip, ai ciuffi e ai jeans a vita alta, alle felpe Best Company e ai sintetizzatori, probabilmente sceglierei proprio Wild Boys. E tutto ciò che Simon Le Bon e compagnia hanno rappresentato.
Tre anni appena, 1981, ed ecco che il 26 ottobre viene data in pasto al mondo intero una delle più sensazionali collaborazioni della storia della musica: David Bowie e i Queen, con l’immortale Under Pressure (https://www.youtube.com/watch?v=HglA72ogPCE).
Brano di certo non simbolico come il precedente, ma che – oltre a essere un capolavoro assoluto, s’intende – riesce comunque a cogliere lo strisciante disagio di un’epoca di mezzo, ancora impelagata in una certa foschia e non ancora accecata dalle luci delle strobo.
Con un salto di otto anni, planando quindi nel 1973, si arriva a roba per i palati più sopraffini. Quel 26 ottobre usciva infatti Quadrophenia, seconda “opera rock” (la definizione di concept album in questo caso appare del tutto riduttiva) degli Who. Interamente composta, nei testi e nella musica, da Pete Townshend, rispetto alla precedente Tommy è più ambiziosa e complessa, priva di brani spendibili come singoli (https://www.youtube.com/watch?v=di51B_fO2MI). Un capolavoro di sperimentazione, è un labirinto di formazione che pezzo dopo pezzo segue la vita del giovane Jimmy, alla disperata ricerca di un proprio posto nel mondo.
Oggi nessun discografico la pubblicherebbe. Ma parliamo di tempi dove, per fortuna, sperimentare era un valore.
Riscopriamoli. Quei dischi, quei tempi e quelle spericolate attitudini.
Chiudiamo il nostro viaggio nel 1970.
Il 26 ottobre di quell’anno, spartiacque (musicale e non) tra l’età dell’innocenza e quella della maturità, esce uno di quei brani destinati a lasciare solchi indelebili nella storia. A non rappresentare niente e nessuno perché, sin dalla loro nascita, si impongono come capolavori capaci di andare al di là di ogni tempo, compreso quello che li ha generati, di travalicare le generazioni e di essere ascoltati e riascoltati sempre e per sempre, senza che nessuno si chieda mai quando siano stati concepiti.
Parliamo di Your Song di Sir Elton John.
Una meraviglia senza altro da aggiungere.
E infatti non aggiungiamo nulla.
A parte il religioso silenzio con cui vogliamo ascoltarla…