IL JUKEBOX DEL TEMPO PERSO – Accordi & Parole del 16 novembre
Accordi & Parole del 16 novembre
16 novembre, giorno numero 320 dell’anno (o 321, se bisestile), si celebra Santa Geltrude, vergine benedettina.
Ricorrono oggi anniversari a dir poco nefasti, come il tristemente celebre “discorso del bivacco”, pronunciato da Benito Mussolini nel 1922 o come la costruzione di un muro che isola completamente il ghetto ebraico di Varsavia a opera dei nazisti occupanti nel 1940.
Musicalmente parlando, e meno male, va un po’ meglio, e se pure non si trovano eventi collegabili a questo giorno degni di nota in tutta la storia della musica italiana, nel panorama internazionale la storia sorride con alcuni avvenimenti di tutto rispetto.
Tipo che diciotto anni fa precisi precisi, il 16 novembre 2006, l’album raccolta dei Queen Greatest Hits – che, bene ricordarlo, non è una raccolta postuma dettata da leggi di mercato ma, pur essendo ovviamente dovuto a ragioni più economiche che artistiche, è comunque un album assemblato dai Queen nel 1981, per celebrare i dieci anni di carriera della band – è diventato il più venduto della storia nel Regno Unito, superando – udite, udite! – il leggendario Sgt Pepper’s dei Beatles.
Il record è detenuto ancora oggi. E visto che Bohemian Rhapsody, che di certo è la canzone più rappresentativa, l’abbiamo rammentata già in uno dei jukebox scorsi, oggi vi proponiamo di riascoltare la splendida Somebody to love, nemmeno una canzone, ma un’impossibile schermaglia di note e parole, un sublime duellare in un irresistibile crescendo tra la voce di Freddie Mercury e il coro degli altri, un’improvvisa e impertinente chitarra graffiata di May che sfida la delicatezza penetrante del piano…
https://www.youtube.com/watch?v=kijpcUv-b8M
Saltando a piè pari nel 1987 troviamo l’uscita dello splendido singolo It’s the End of the World as We Know It (And I Feel Fine) dei R.E.M. (https://www.youtube.com/watch?v=Z0GFRcFm-aY), estratto dal quinto album della band Document.
Brano dal contenuto apocalittico (non a caso fu ispirato dalla leggendaria trasmissione La guerra dei mondi di Orson Welles), esce al crepuscolo di un mondo in dissoluzione, negli stessi giorni del battesimo del sistema operativo Windows.
Una coincidenza?
Del brano, come risaputo, il nostro Luciano Ligabue ne fece una bella cover nel 1994, che con il 16 novembre non c’entra niente, ma una canzone italiana, almeno una, ce la vogliamo mettere?
https://www.youtube.com/watch?v=xEndqTWoTsk
Esattamente quattro anni dopo l’uscita del singolo dei R.EM., nel 1991, già in epoca grunge e ormai all’alba del mondo liquido, usciva invece il disco Achtung Baby degli U2, tra i massimi capolavori di Bono e compagni. È l’album che segna un passaggio epocale nella storia del gruppo, dove cioè accanto al rock ruvido entra, mescolandosi con effetti, almeno qui, a dir poco mitologici, l’elettronica. Disco dal forte contenuto sociale, riflette, metaforicamente e non, il colossale passaggio storico degli anni Novanta dall’epoca dei blocchi a quella della globalizzazione.
Difficile, se non impossibile, trovare un pezzo che possa riassumerlo meglio di altri.
Ne scegliamo, a fatica, due.
Il primo, fa il paio sulla fine del mondo con quello dei R.E.M., ovvero Until The End of The World, colonna sonora dello splendido film (apocalittico anche questo) di Wim Wenders.
Il secondo è One, brano meraviglioso, da brividi, uno dei massimi vertici della band. Che non è, come spesso erroneamente si pensa, una canzone d’amore, ma un pezzo immortale sulla separazione (di un paese, con chiari riferimenti alla Germania Ovest e alla Germania Est, di un marito e di una moglie, di un figlio e di un padre) e sulla necessità, al di là degli addii tempestosi, di conservare quella scintilla che ci ha tenuti uniti e, anche se per poco, ci ha fatti sentire una cosa sola.
Di questi tempi, da ascoltare e riascoltare…