Il film del giorno: "Sentieri selvaggi" di John Ford Il film del giorno: "Sentieri selvaggi" di John Ford
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Il film del giorno: “Sentieri selvaggi” di John Ford

Il film del giorno: "Sentieri selvaggi" di John Ford Il film del giorno: "Sentieri selvaggi" di John FordOggi vi consigliamo Sentieri selvaggi, in onda su Iris (canale 22 del digitale terrestre) alle 21.25.

Sentieri selvaggi (The Searchers), il capolavoro del 1956 diretto da John Ford, non è solo un western. È un’epopea, un viaggio tormentato nell’anima americana, un’esplorazione delle ossessioni e delle contraddizioni che definiscono l’identità di una nazione. La sua inclusione nel National Film Registry e la sua posizione nella classifica dell’American Film Institute testimoniano la sua importanza culturale e cinematografica, un’importanza che trascende il genere e si imprime nella memoria collettiva. Ma cosa rende Sentieri selvaggi così speciale? Cosa lo ha elevato a simbolo del western e, allo stesso tempo, a qualcosa di molto più profondo?

Ethan Edwards: Un eroe o un antieroe?

Al centro del film c’è Ethan Edwards, interpretato da un monumentale John Wayne. Ethan è un ex soldato confederato, un uomo segnato dalla guerra e da un odio profondo per i Comanches. Quando la sua famiglia viene massacrata e sua nipote Debbie rapita, Ethan inizia una ricerca ossessiva che durerà anni. Ma la sua non è una semplice missione di salvataggio. Ethan è divorato da un razzismo viscerale, da una sete di vendetta che lo porta sull’orlo della follia. È un personaggio complesso, contraddittorio, lontano dagli eroi senza macchia tipici del genere. È un antieroe, un uomo in lotta con i propri demoni, un simbolo delle ombre che si celano dietro la frontiera americana.

La wilderness: uno specchio dell’anima

Il paesaggio desolato e maestoso del Monument Valley fa da sfondo alla ricerca di Ethan. La wilderness, la natura selvaggia e incontaminata, diventa uno specchio dell’anima tormentata del protagonista. Le immense distese, le rocce imponenti, i cieli infiniti amplificano il senso di solitudine e di disperazione che lo attanaglia. La natura, in Sentieri selvaggi, non è solo uno sfondo pittoresco, ma un personaggio a tutti gli effetti, un testimone silenzioso della tragedia che si consuma.

Il tema della famiglia: un legame spezzato

La famiglia, apparentemente il motore della ricerca di Ethan, è in realtà un concetto fratturato, lacerato. Il massacro iniziale distrugge l’idillio domestico, lasciando dietro di sé solo dolore e rancore. La stessa Debbie, oggetto dell’ossessione di Ethan, diventa per lui un simbolo di contaminazione, di “selvatichezza” acquisita a causa della sua vita con i Comanches. L’amore per la famiglia si mescola a un rigetto profondo, a una paura dell’alterità che rende la missione di Ethan ancora più ambigua e disturbante.

Il rapporto con Martin Pawley: un confronto continuo

Accanto a Ethan c’è Martin Pawley, interpretato da Jeffrey Hunter, un giovane di origini miste, adottato dalla famiglia Edwards. Martin rappresenta la nuova generazione, un’America che cerca di superare i pregiudizi e di costruire un futuro diverso. Il suo rapporto con Ethan è un continuo confronto, un dialogo tra due visioni del mondo opposte. Martin cerca di mitigare la furia distruttiva di Ethan, di riportarlo alla ragione, ma la sua influenza è spesso vana.

L’influenza di Sentieri selvaggi sul cinema

Sentieri selvaggi ha influenzato profondamente il cinema western e non solo. La sua complessità narrativa, la profondità psicologica dei personaggi, l’uso magistrale del paesaggio hanno ispirato generazioni di registi, da Sergio Leone a Martin Scorsese. Il film è stato oggetto di innumerevoli analisi e interpretazioni, diventando un vero e proprio oggetto di culto.

La scena finale: un enigma irrisolto

La scena finale di Sentieri selvaggi è una delle più iconiche e enigmatiche della storia del cinema. Ethan, dopo aver ritrovato Debbie, la porta a casa invece di ucciderla, come aveva minacciato di fare. Poi si gira e si allontana, rimanendo fuori dalla porta, escluso dalla famiglia che ha salvato. Questo gesto lascia aperte molte interpretazioni. Ethan è redento? O è condannato a vagare per sempre, esiliato dalla società e da se stesso?

Il western psicologico: una nuova frontiera

Sentieri selvaggi ha contribuito a definire il western psicologico, un sottogenere che esplora le tensioni interiori dei personaggi, le loro paure e le loro ossessioni. Il film va oltre la semplice narrazione di avventure e scontri a fuoco, scavando a fondo nella psiche dei protagonisti e mettendo in luce le contraddizioni dell’animo umano.

Un’eredità duratura: il mito di Sentieri selvaggi

A oltre sessant’anni dalla sua uscita, Sentieri selvaggi continua ad affascinare e a interrogare. Il suo mito resiste al tempo, alimentato dalla potenza delle immagini, dalla complessità della storia e dalla straordinaria interpretazione di John Wayne. Il film è un classico intramontabile, un’opera che trascende i confini del genere e si impone come una riflessione universale sulla natura umana.

Il razzismo e la violenza: temi ancora attuali

Sentieri selvaggi affronta temi scomodi e controversi, come il razzismo e la violenza. Il film non offre risposte facili, ma mette in scena la brutalità della frontiera americana, le tensioni tra bianchi e nativi americani, la difficoltà di convivenza tra culture diverse. Questi temi, purtroppo, sono ancora attuali e rendono il film ancora più rilevante nel contesto contemporaneo.

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