Il film del giorno: “Il pianista” (su Iris)
Oggi vi consigliamo Il pianista, in onda su Iris (canale 22 del digitale terrestre) alle 21.00.
È il 1° settembre del 1939. La Germania ha appena dichiarato guerra alla Polonia. Władysław Szpilman (Adrien Brody) è un giovane e prodigioso pianista ebreo che sta eseguendo il Notturno di Chopin nella sala di registrazione radiofonica presso la quale lavora, quando una raffica di violente esplosioni distrugge la facciata del palazzo annunciando l’inizio del l’invasione nazista della Polonia: la vita di Władysław e della sua famiglia è improvvisamente sconvolta.
Con l’occupazione di Varsavia la libertà individuale e quella collettiva viene definitivamente messa al bando. Iniziano subito le prime vessazioni accompagnate dalle disumane leggi razziali fino ad arrivare all’insensata recinzione del Ghetto, all’interno del quale il giovane viene esiliato insieme ai suoi familiari e a tutti gli ebrei della città.
Il talentuoso pianista, che non può far altro che assistere impotente e attonito all’orrore che si sta propagando, tuttavia non si lascia schiacciare dalle atrocità del dominio nazista e affronta con dignità la fame, la miseria, le angherie e le umiliazioni, lottando per tenere unita tutta la famiglia.
Anche quando è costretto a separarsi dai suoi cari, a causa della loro deportazione nei campi di sterminio, il musicista non perde la forza e la speranza e seppur rimasto solo nel ghetto, non smette di combattere per la sua sopravvivenza sostenuto dalla sua ancestrale passione per la musica. Il talento musicale di Władysław non rimane soffocato neanche in questo terribile e desolante scenario, arrivando a colpire perfino i cuori più induriti e riportando la luce anche negli abissi più tenebrosi. La sua straordinaria e coinvolgente musica conquisterà clamorosamente un ufficiale tedesco (Thomas Kretschmann), che avrà un ruolo cruciale nella vita precaria e incerta del pianista sino all’arrivo dell’Armata Rossa.
Perché vedere questo film
Polanski realizza un’opera estremamente personale, stilisticamente impeccabile nonché dall’infallibile tensione drammatica, che si configura sia come una straziante testimonianza delle atrocità compiute dai Nazisti nel ghetto di Varsavia durante la Seconda Guerra Mondiale, sia come una toccante riflessione sul potere salvifico dell’arte.