Il Conservatorio di Milano firma un accordo di collaborazione con il Museo del Violino; in prestito a Cremona il violoncello Guarneri 1692 del Conservatorio
È possibile ammirare al Museo del Violino un nuovo capolavoro, il violoncello Guarneri 1692. Lo strumento è realizzato da Giuseppe Guarneri filius Andreae ma all’interno è posta una etichetta originale che cita il padre. È affidato al Museo dal Conservatorio di Musica “Giuseppe Verdi” di Milano, nell’ambito di progetto di collaborazione tra le due Istituzioni. Nei prossimi mesi, infatti si svilupperà un articolato programma con una conferenza ed un concerto, a Milano, con un violino Stradivari del Museo, mentre gli studenti del Conservatorio visiteranno le collezioni cremonesi e parteciperanno ad un workshop con il Maestro Conservatore del Museo, Fausto Cacciatori, sul setup e la corretta manutenzione degli strumenti. Previsti anche momenti di incontro con i Maestri liutai contemporanei.
Nell’ambito del Distretto Culturale della Liuteria di Cremona il 26 ottobre sarà, infine, organizzato un workshop con studio ed esame diretto del violoncello.
Il Guarneri 1692 sarà esposto a Cremona fino a dicembre 2020.
LO STRUMENTO Sub disciplina Andreae Guarneri Giuseppe Guarneri filius Andreae Violoncello, 1692
Strumento opera di Giuseppe Guarneri filius Andreae. Così il de’ Guarinoni: “Vernice rosso sangue di drago magnifica: fattura che prova la maestria dell’artefice sommo, forma maestosa; riccio bellissimo sebbene di vernice diversa”.
All’interno di questo interessante violoncello è posta un’etichetta originale, con la dicitura “Sub disciplina Andreae Guarnerij in eius Officina sub titulo S.Teresiae, Cremonae 1692 ” Nel 1692 Pietro aveva ormai lasciato, da alcuni anni, la casa paterna, il solo Giuseppe era rimasto a sostenere il lavoro del padre. È proprio il tocco di Giuseppe presente in modo inequivocabile in questo violoncello, così come ci si aspetterebbe di vedere in strumenti suoi di questi anni.
Il legno di abete utilizzato per la tavola armonica è di buona qualità, il fondo e le fasce sono in legno di salice, specie molto diffusa nelle Pianura Padana, ma da considerarsi più povero come materiale, rispetto all’acero ben marezzato.
La testa del violoncello non originale, è opera del liutaio Ferdinando Garimberti; l’esecuzione della sostituzione è ascrivibile al secondo quarto del ventesimo secolo. Lo strumento è stato restaurato a cura del Conservatorio nel 2004.
L’AUTORE Giuseppe Guarneri filius Andreae
Nell’anno 1689 Andrea (1623-1698), il capostipite dei liutai Guarneri, è al lavoro nella sua bottega, vicinissima a quella di Nicolò Amati. Al suo fianco troviamo solo il figlio Giuseppe (1666-1740); il figlio maggiore Pietro (1655-1720), liutaio e violinista, aveva lasciato la città pochi anni prima per trasferirsi a Mantova.
Andrea non gradì l’abbandono da parte di Pietro e nel testamento del 1692 lascia a Giuseppe tutti li ferri, legni ed altri istrumenti concernenti l’esercizio di liutario violinario e chitarraro (…) atteso che gli sempre stato obbediente e non li ha mai abbandonato.
Così è ricompensata la fedeltà di Giuseppe, che ricorderà sempre il padre sulle sue etichette al punto che nei secoli a venire sarà noto come “Giuseppe figlio di Andrea”. La prassi dell’epoca delle botteghe cremonesi prevedeva il nome del padre sulle etichette fino alla sua morte, anche quando a costruire lo strumento era uno dei figli. […]
Giuseppe lavorerà fino all’inizio del terzo decennio del Settecento, quando una grave malattia gli impedirà di continuare a costruire strumenti; saranno i figli Pietro (1695-1762), trasferitosi a Venezia, e Bartolomeo Giuseppe detto del Gesù (1698-1744) gli ultimi liutai a proseguire l’attività di famiglia.
Sulle etichette di Andrea, Pietro “di Mantova” e Giuseppe si legge la dicitura sub tit. Sanctæ Teresiæ: il riferimento a Santa Teresa, riformatrice dei Carmelitani, rimanda al convento di questo ordine a Cremona, annesso alla chiesa di S. Imerio. I Carmelitani protettori dei Guarneri? L’interessante ipotesi è stata avanzata in tempi recenti; potrebbe quindi non stupire la scelta di Andrea di predisporre il suo testamento proprio presso il convento dei Carmelitani.
Testo tratto da: Fausto Cacciatori, Lo Scrigno dei Tesori, Edizioni MdV, (II ed – 2017)
Il Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano è il primo e più grande Conservatorio d’Italia: 234 docenti, più di 1700 allievi per un totale di 100 corsi attivati ogni anno. Ciò fa del Conservatorio una delle principali istituzioni per lo studio della musica, affermata a livello nazionale e internazionale, parte integrante ed attiva del Sistema Universitario di Alta Formazione Artistica e Musicale, che fa capo al Ministero dell’Istruzione e della Ricerca.
Prima mission del Conservatorio l’attività didattica – che si articola in più di 100 corsi di diploma accademico tra I livello e II livello, in una decina Master di I e II livello, in una trentina di Master Class e Seminari all’anno con docenti di fama internazionale.
Sulla base di quanto stabilito dalla Legge di Riforma dei Conservatori, anche il Verdi di Milano affianca all’attività didattica l’attività produttiva, che vede protagonisti gli studenti in occasione di centinaia di concerti annui aperti al pubblico, presso la sede del Conservatorio, ma anche presso sedi esterne in collaborazione con i maggiori enti di produzione artistica di Milano, dalla Società del Quartetto alla Società dei Concerti, alle Serate Musicali, al Festival Milano Musica, alla Filarmonica della Scala.
Specificamente il Conservatorio di Milano è l’unico ad avere attiva una propria Orchestra Sinfonica stabile, costituita da soli studenti, diretta nel primo anno di attività da Michele Mariotti, Antonello Allemandi, Roberto Abbado, Pedro Amaral.
Sempre formata da soli studenti, l’orchestra Jazz del Conservatorio, la VJO-Verdi Jazz Orchestra.
L’offerta produttiva si arricchisce poi degli spazi riservati agli studenti di composizione, unici ad avere l’opportunità di sentire eseguiti i propri pezzi da ensemble e orchestre professionali.
Attivo in Conservatorio anche un Istituto di musica moderna e contemporanea, m2c, spazio aperto alla creazione contemporanea, che vede gli studenti del Conservatorio coinvolti in diverse produzioni in ensemble e in formazioni cameristiche allargate, anche insieme ai musicisti di ensemble professionali, quali Divertimento Ensemble e mdi ensemble.
Come i corsi di composizione, anche i corsi di direzione d’orchestra e di coro offrono agli studenti opportunità di contatto con il mondo della professione: il corso di direzione d’orchestra prevede almeno 14 prove con un’orchestra professionale; il corso di direzione di coro 9 sedute con un coro professionale. Opportunità che solo il Conservatorio di Milano offre ai propri studenti.
Alle attività didattiche e produttive il Conservatorio, sempre sulla base della Legge di Riforma, svolge attività di ricerca, in ambito musicologico, compositivo e performativo ed aderisce al primo Workshop di Ricerca europeo insieme all’Orpheus Institute di Gent e al Conservatorio di Firenze.
Centrale per lo svolgimento delle attività di ricerca il ruolo della Biblioteca del Conservatorio, fondata nello stesso anno del Conservatorio, e ora ricca di più di 500.000 unità bibliografiche, frequentata da studiosi provenienti da tutto il mondo, aperta al pubblico.
Preziosa poi la Collezione degli strumenti storici del Conservatorio, il cui primo nucleo risale al 1881: custoditi esemplari unici tra archi, fiati, strumenti a pizzico e a tastiera.
Tra gli obiettivi che il Conservatorio di Milano si è prefisso di raggiungere anche la cura e il benessere dei propri studenti: a loro favore è organizzato annualmente un articolato percorso dedicato al benessere del musicista, che pone il Conservatorio di Milano all’avanguardia in ambito
europeo.
Sono molti gli investitori che puntano sui talenti che crescono al Conservatorio di Milano: per loro è organizzato annualmente il Premio del Conservatorio, un concorso interno a cui partecipano i migliori talenti dell’Istituto; che vede l’elargizione di premi da parte del Conservatorio, ma anche di diversi donatori. A disposizione poi Borse per il Diritto allo Studio e Borse di studio per gli studenti stranieri.
LA COLLEZIONE DEGLI STRUMENTI STORICI DEL CONSERVATORIO
Nato nel 1881 l’ex-Museo degli Strumenti Storici del Conservatorio di Milano è figlio del mecenatismo dell’aristocrazia milanese del tempo, dell’imperante positivismo, degli interessi orientalistici fin-de-siècle. Nel contempo vuole dimostrarsi istituzione vicina ai propri docenti ed allievi. Mentre da un lato desidera arricchire le esperienze estetiche di questi ultimi permettendo loro l’utilizzo di strumenti musicali “di gran pregio” (come allora venivano definiti) dall’altra ne promuove l’interesse verso le diverse culture musicali del passato (vedi la ricca collezione di strumenti rinascimentali) e del suo presente (più di 150 strumenti provenienti dai cinque continenti).
È una scelta magnifica e lodevole pensando alle difficoltà di una nazione che da pochissimi anni aveva raggiunto la propria unità, frutto di decenni di pensiero ed azione risorgimentali; unità raggiunta grazie al sacrificio anche di giovani studenti e professori di tante scuole d’Italia. (pensiamo solo per un attimo, per citarne uno, alla figura di Emilio Praga, il maggiore rappresentante della Scapigliatura milanese, docente di Letteratura poetica e drammatica presso il nostro Conservatorio, partito volontario per la seconda guerra d’indipendenza).
Dopo tanti anni di faticosi restauri (ma l’opera non è terminata, dato il gran numero di strumenti ancora giacenti e di sempre nuove donazioni) l’opportunità dell’impiego in concerto e, ora, l’esposizione al Museo del Violino offrono la possibilità di voler nuovamente tentare il ripristino di un felice sposalizio di intenti, così come avveniva anticamente. Recupero, tutela e, nel contempo, utilizzo razionale e controllato di beni strumentali unici e irripetibili della nostra storia e tradizione musicale. Con lo scopo di far crescere nei giovani l’amore per il bello, per facilitare in loro l’apprezzamento di tale patrimonio.
Graziano Beluffi Curatore Collezione degli strumenti storici del Conservatorio
INCONTRO DI INTENTI E VALORI
Noi cremonesi siamo Stradivari, siamo la nostra liuteria, la meraviglia di strumenti capolavori, la forza e il coraggio dei nostri liutai, artigiani e artisti, creatori di bellezza. Noi siamo patrimonio immateriale dell’Unesco. È necessario per il futuro della nostra città esserne consapevoli. E sentirne il peso della responsabilità. Lo siamo perché il saper fare liutario è patrimonio immateriale dell’umanità. E allora occorre scommettere tutti insieme su un elemento fondamentale: la conoscenza e il sapere! E questa scommessa è quella marcia in più, anche competitiva, per una liuteria di qualità unica al mondo, perché unica al mondo è la nostra città. Solo qui a Cremona le Università e nuovi corsi, i laboratori di ricerca e analisi scientifiche, le botteghe liutarie e la tradizione unita all’innovazione, il Museo del Violino e il suo patrimonio straordinario a disposizione per essere studiato e suonato, tutto il sistema culturale cittadino e la capacità di attrarre musica e musicisti. In questi anni abbiamo fatto tanto, con molta determinazione e risultati. Ora, e ora più che mai, continuiamo su questa strada. Presentiamo il piano di formazione per i liutai, a loro e a tutta la città. All’interno di questo piano due importantissimi momenti internazionali proprio con l’Unesco, che guarda alla nostra città con grandissima attenzione, come laboratorio straordinario di sviluppo dell’artigianato artistico in Europa. Ed è grazie a questo impegno che possiamo anche firmare accordi con istituzioni come i conservatori, un accordo importantissimo con il conservatorio di Milano e una relazione stretta e di futuro con il conservatorio di Cremona. Sappiamo, dopo questi mesi di lockdown, le difficoltà anche economiche. Stiamo cercando di aiutare in vari modi, ma favorire l’incontro tra liutai e musicisti e continuare con forza a costruire in città quel sistema unico che incrementa il patrimonio di sapere e conoscenza sono azioni concretissime, essenziali e strategiche. Continuiamo con forza a raccontare al mondo la grandezza della nostra città.
Gianluca Galimberti
Sindaco di Cremona e Presidente della Fondazione Museo del Violino Antonio Stradivari
Il Conservatorio di Musica “Giuseppe Verdi” di Milano ha accolto immediatamente e con entusiasmo la richiesta del Museo del Violino di esporre uno dei suoi strumenti più prestigiosi, il violoncello Guarneri 1692. E questo per varie ragioni.
Innanzitutto, perché questa iniziativa si colloca pienamente nel solco di una politica di valorizzazione del patrimonio storico e vivente del Conservatorio di Milano, fortemente voluta dalla Presidenza e dalla Direzione.
In secondo luogo, per l’indiscusso valore culturale del Museo del Violino e del Distretto culturale, educativo e produttivo Cremonese, che costituisce un modello per tutto il mondo della musica a livello internazionale.
In terzo luogo, perché riteniamo che le eccellenze culturali ed educative – ed in generale tutto il sistema della musica – debbano sempre più “fare rete”.
In quarto luogo, perché tale iniziativa dice della nostra comune volontà di ripartenza dopo la fase più acuta dell’emergenza che stiamo ancora vivendo.
Questa iniziativa è stata anche l’occasione per sottoscrivere un accordo di collaborazione più ampio tra il Conservatorio e il Museo per sviluppare una indispensabile cultura e una cura dello strumento a beneficio dei musicisti.
In poche parole, tra Conservatorio e Museo vi è una profonda consonanza di obiettivi e l’avvertita necessità di fare sistema nella consapevolezza che la bellezza della musica è una grande spinta per la ripartenza e dunque una concreta speranza per l’Italia e il mondo intero.
Raffaello Vignali Presidente Conservatorio Giuseppe Verdi – Milano
Pochi giorni separano l’esposizione del Violoncello Guarneri 1692 in Cremona dal concerto che ha visto gli Archi dell’Orchestra Sinfonica del Conservatorio esibirsi su una selezione degli strumenti appartenenti alla Collezione storica del Conservatorio stesso. Tra questi il Guarneri 1692.
Una coincidenza che racconta come sia volontà del Conservatorio milanese riportare alla vita, sempre in condizioni specifiche e sotto accurato controllo, strumenti la cui voce è rimasta silente per troppo tempo.
L’entusiasmo con cui i giovani talenti del Conservatorio hanno imbracciato gli strumenti della Collezione ha commosso le cinquecento persone presenti in Sala Verdi per il primo concerto con Orchestra dopo il lockdown.
Tra le fila degli studenti si percepivano la gioia di essere di nuovo insieme, di fare musica dal vivo e la grande emozione di potersi esprimere grazie a strumenti, che, con il loro carico di storia, mettevano soprattutto i più giovani interpreti in soggezione e al tempo stesso li spronavano a fare ancora meglio e ancora di più.
In esposizione a Cremona il Guarneri 1692 ha aggiunto un capitolo alla propria “biografia”: può dire a chi lo ammirerà di avere suonato nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano, istituzione storica di lui più giovane di 116 anni. Questo significa che strumenti come il violoncello Guarneri del Conservatorio di Milano non soltanto non invecchiano, ma con il passare del tempo migliorano, non perdono nulla della propria natura, sono davvero immortali, strumenti del passato, del presente, naturalmente rivolti al futuro.
Cristina Frosini Direttore Conservatorio Giuseppe Verdi – Milano
La collaborazione tra Museo del Violino e il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano non solo racconta una comune volontà di ripartenza dopo mesi difficili ma nasce soprattutto da una comune percezione del ruolo delle Istituzioni culturali e del loro rapporto con il Territorio.
I Musei, in particolare, non sono più solo luoghi di conservazione del patrimonio culturale e della memoria storica bensì assumono una dimensione di sempre maggiore proiezione sociale: sono servizi pubblici al servizio delle comunità, producono e comunicano saperi, cultura, creatività. Questo impegno accomuna indissolubilmente Museo e Conservatorio.
L’esposizione del violoncello Guarneri è in realtà parte e motore di un programma più articolato di eventi che mirano a coinvolgere le città di Cremona e Milano.
Questi progetti intersecano paesaggi culturali, artistici e sociali. È bello esporre il violoncello dopo che è stato protagonista di un concerto particolarmente importante in Sala Verdi, il primo dopo il lockdown. Ma è ugualmente importante offrirlo allo studio dei Maestri cremonesi nell’ambito delle azioni di formazione del Distretto Culturale della Liuteria. È significativo il coinvolgimento degli Allievi del Conservatorio in lezioni loro dedicate.
Ecco perché l’esposizione dello strumento è, secondo criteri di consonanza e risonanza, momento costruttivo dei contesti socio-culturali in cui Museo e Conservatorio operano, da cui traggono e a cui fornisco indirizzi e stimoli.
È a maggior ragione importante in un momento storico nel quale la crisi fa dubitare molti del ruolo e della sostenibilità dell’esperienza culturale come momento fondamentale e imprescindibile della vita di una comunità, il confronto con una espressione assoluta del genio creativo umano come quella offerta dall’incontro con Giuseppe Guarneri “filius Andreae” – al Museo del Violino o in un concerto al Conservatorio – ricorda come la ricerca di un dialogo continuo con le vette dell’eccellenza creativa non sia soltanto necessaria per mantenere la coscienza del significato delle nostre vite, ma anche per perpetuare la lunga vicenda storica che ha permesso al genere umano di esplorare costantemente nuove possibilità e trarre da questa costante ricerca le chiavi per affrontare con successo le incertezze del futuro.
Virginia Villa Direttore Generale Fondazione Museo del Violino – Cremona