“Ho scelto uno scarafaggio perché è una delle creature più ripugnanti. La ripugnanza è entrata nella politica, non solo britannica ma anche italiana ed europea e ci vorrà molta lotta e molta fatica per liberarsene”.
Così Ian McEwan ospite da Fabio Fazio a Che tempo che fa, parlando del suo ultimo romanzo “Lo scarafaggio” nel quale uno scarafaggio si trasforma in uomo e scopre di essere diventato il Primo Ministro inglese.
Sulle contraddizioni del XXI secolo: “C’è posto per il pessimismo in questo XXI secolo, ma non siamo ancora tornati al Medioevo, per esempio troveremo il vaccino del Coronavirus e allo stesso tempo ci sono alcuni che pensano che il virus sia causato dal Sole o dal 5G… Tutto questo accade in parallelo. Viviamo in un’epoca razionale e scientifica, ma c’è anche molta stupidità, molto populismo. Ci sono molte fake news, ma anche un giornalismo meraviglioso, ci sono giornalisti eroici, insomma non bisogna perdere di vista ciò che ci tiene uniti”
Sulle forze irrazionali nella politica inglese e non solo: “Il concetto di Akrasia attorno a cui ruota il romanzo significa agire contro il nostro interesse. E lo vediamo anche in politica. Per tornare ai movimenti nazionalisti o di estrema destra, ci sono movimenti – per esempio come i sostenitori di Trump – che non vogliono più il confinamento, saranno quelli che probabilmente si beccheranno il Covid19. Questo mio libro non riguarda solo la Brexit, ma tutte quelle forze irrazionali che si trovano in politica”
Su Boris Johnson e immunità di gregge: “Boris Johnson è arrivato sulla scacchiera del gioco abbastanza tardi. Dall’esperienza del Covid e della pandemia abbiamo capito che bisogna darsi da fare in fretta, c’è stato un confinamento naturale della Gran Bretagna senza ordini governativi, il 20 febbraio si è ricorsi alle prime misure, il calcio ha chiuso dopo e tre settimane dopo il governo ha dato le prime misure. Il nazionalismo non è una buona forza per gestire bene una pandemia. Il nostro governo è in un momento di assoluto rifiuto… Ci sarà una grande recessione e la pandemia obbligherà Boris Johnson a venire a patti con la realtà”