I premi Nobel per l’economia Esther Duflo e Abhijit Banerjee a "Che Tempo Che Fa": ‘Ripensare le priorità, c’è spazio per un’economia più umana’ I premi Nobel per l'Economia ESTHER DUFLO e ABHIJIT BANERJEE in esclusiva a CHE TEMPO CHE FA
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I premi Nobel per l’economia Esther Duflo e Abhijit Banerjee a “Che Tempo Che Fa”: ‘Ripensare le priorità, c’è spazio per un’economia più umana’

I premi Nobel per l’economia Esther Duflo e Abhijit Banerjee a "Che Tempo Che Fa": ‘Ripensare le priorità, c’è spazio per un’economia più umana’ I premi Nobel per l'Economia ESTHER DUFLO e ABHIJIT BANERJEE in esclusiva a CHE TEMPO CHE FAIn paesi come l’Italia, nel mondo occidentale, è estremamente importante ripensare tutte quelle che sono le priorità, che sono state date alla crisi, ma dobbiamo tenere in considerazione tutte le altre priorità che abbiamo nella vita. Per vivere in un modo migliore le risorse ci sono, sono le priorità che sono sbagliate. C’è spazio di fatto per muoversi verso un’economia più umana” così l’economista Abhijit Benerjee ospite a Che tempo che fa insieme alla moglie e collega Esther Duflo. I due economisti sono stati premiati lo scorso dicembre con il Premio Nobel per l’Economia 2019 insieme a Michael Kremer per il loro approccio sperimentale nella lotta alla povertà globale.
Prosegue Esther Duflo, sul rapporto tra economia e salute pubblica: “E’ davvero pericoloso quello che abbiamo visto accadere negli ultimi decenni, ovvero è stata tolta la fiducia nei governi. Per esempio in Italia c’è stato proprio un allontanamento dagli investimenti per il Paese da parte dei Governi e dunque non si sono preparate le cose come si sarebbero dovute preparare per lottare contro il Covid19. In altri Paesi è andata un pochettino meglio, ma in generale si è deciso che il mercato dovesse occuparsi di tutti i problemi, ma la salute non fa parte necessariamente del mercato in questo senso o comunque non è stata considerata a sufficienza. I problemi sanitari hanno un impatto su quello che facciamo, abbiamo bisogno di una società che funzioni correttamente sulla base della salute. Dobbiamo fidarci dei Governi che lavorano per noi, perchè altrimenti non sarà possibile affrontare le questioni sanitarie. Tanto meno quelle di oggi che sono così complesse. Spero che da questa crisi si impari che non possiamo risparmiare a scapito della società, perché la sanità sarà una cosa assolutamente fondamentale”.
Alla domanda su quale società e quale economia ci attendano dopo questa crisi, Benerjee risponde: “Credo che tutti attualmente abbiano la sensazione di essere decisamente più vulnerabili. Una delle cose che questa crisi ci ha dimostrato però è che se si agisce bene ci sono delle conseguenze positive. Indipendentemente dalla situazione tragica dell’Italia ci sarà modo di trovare come limitare la trasmissione del virus, e io credo che l’idea di un’azione collettiva sia veramente sostanziale dal punto di vista delle conseguenze e sia centrale dal punto di vista del pensiero economico attuale. La cosa che bisogna fare è convincere la gente che questo si possa fare e abbiamo moltissimi strumenti: se non vengono usati è perché c’è troppo cinismo o mancanza di ottimismo. Andiamo avanti se vogliamo davvero diventare più attivi e fare un uso più attento dei poteri che abbiamo. Non è la mancanza di potere, ma la mancanza di volontà, che ci manca”
 
Sul rapporto tra questa crisi e le disuguaglianze del mondo, conclude Duflo: “Abbiamo scoperto che non c’è niente che garantisce uguaglianza in questa crisi, perché le persone non sono uguali di fronte a questa pandemia. La comunità ispanica e quella afroamericana sono state colpite molto di più dal virus. Nei paesi in fase di sviluppo, in Africa, in India, il costo sanitario e umano di questo virus sarà incredibile, molto peggio di quello sperimentato nei paesi ricchi. Possiamo sfruttare questa occasione per dimostrare che, all’interno dei singoli Paesi, possiamo sostenere i più vulnerabili e, a livello internazionale, possiamo sfruttare questa occasione per cercare di capire che tutto il mondo può lottare insieme contro questa pandemia, non solo perché è responsabilità etica ma anche perché è l’unico modo che abbiamo per sopravvivere”

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