Sarà in scena sabato 3 dicembre al Teatro di Villa Lazzaroni lo spettacolo Gramsci spiegato a mia figlia, di e con Paolo Floris, musiche dal vivo di Luca Cadeddu Palmas e Pierpaolo Vacca.
Su Antonio Gramsci, il pensatore italiano più studiato e tradotto nel mondo, sono stati scritti centinaia di libri, ma quanti, nel paese e nella regione che gli ha dato i natali, ne conoscono il pensiero, le opere, la vita? In effetti, la sua figura è poco conosciuta ai più. Di Gramsci di si parla poco anche a scuola e i giovani ne hanno, spesso, una conoscenza approssimativa se non per qualche riferimento ai racconti della sua infanzia in Sardegna o all’opera di narratore. Eppure è proprio a loro che bisognerebbe destinare i suoi insegnamenti più che mai attuali. Paolo Floris ci prova con lo spettacolo di narrazione Gramsci spiegato a mia figlia affidando alla potenza comunicativa e coinvolgente del gioco teatrale, il compito di raccontare ai giovani la storia umana di Gramsci e i cardini fondamentali del suo pensiero. Sulla scena scarna ed essenziale l’attore dialoga con Nina, il bambolotto di pezza che nella finzione teatrale ne rappresenta la figlia di sette anni.
Partendo dalle domande incalzanti della bambina, con un linguaggio semplice e diretto, talvolta ironico, Floris ripercorre i momenti più significativi della vita di Gramsci dalla sua infanzia a Ghilarza agli anni della formazione, prima a Cagliari e poi a Torino; dall’attività giornalistica a quella di partito che lo condurrà in Russia, dove incontrerà l’amore; dall’elezione in parlamento fino alla persecuzione del regime mussoliniano e ai tristi anni del carcere in cui scriverà le Lettere e i Quaderni. In parallelo, le risposte alle curiosità della bambina che stimolano lo spettatore a scoprire alcuni dei temi gramsciani più significativi: l’importanza dello studio e della cultura per il singolo e per la società, la differenza fra destra e sinistra, i rapporti fra le classi sociali e l’importanza dell’impegno individuale davanti alle ingiustizie.
In questo modo, dalla conversazione a tratti divertente, tra un padre e una bambina, si riscopre un Gramsci più che mai attuale e necessario a suggerire le risposte alle domande essenziali del nostro tempo: chi siamo, in quale direzione ci muoviamo e per quali valori viviamo.