GIUSEPPE GIBBONI vincitore del Premio Paganini al Teatro Argentina per il suo debutto alla Filarmonica
«È uno dei talenti più straordinari che abbia conosciuto. Possiede un’intonazione perfetta, una tecnica strabiliante in tutti i suoi aspetti, un suono molto affascinante e una musicalità sincera. Sono sicuro che avrà tutti i successi che merita». Non ci sono parole più appropriate che quelle del grande violinista Salvatore Accardo per descrivere Giuseppe Gibboni uno dei migliori, nuovi talenti italiani, salito alla ribalta per aver vinto nel 2021, a soli 20 anni, il prestigioso 56º Premio Paganini di Genova, riportando il premio in Italia dopo ben 24 anni. Gibboni debutta all’Accademia Filarmonica Romana in uno dei concerti più attesi della stagione, in duo con la chitarrista Carlotta Dalia giovedì 23 febbraio al Teatro Argentina (ore 21).
Realtà ormai consolidata nel panorama nazionale e internazionale, nato in una famiglia di musicisti, inizia lo studio del violino a soli tre anni con il papà Daniele, si diploma giovanissimo al Conservatorio di Salerno con Maurizio Aiello, e si perfeziona con Salvatore Accardo e Pavel Berman presso le principali accademie di musica italiane. Attualmente studia nella classe di Pierre Amoyal al Mozarteum di Salisburgo. Altrettanto giovane è Carlotta Dalia, compagna di vita, oltre che di palcoscenico, di Gibboni, classe 1999, chitarrista vincitrice di oltre 40 premi nazionali e internazionali.
Il programma che eseguono si presenta vario e di ampio respiro, alternando brani per i due singoli strumenti a composizioni e trascrizioni per violino e chitarra. Non poteva mancare l’omaggio a Nicolò Paganini, con la Sonata concertata per violino e chitarra MS 2 che apre la serata, e i 24 Capricci per violino solo di cui Gibboni farà ascoltare il n. 1 in mi maggiore, il n. 5 in la minore, e il n. 24 che suggella la raccolta con il celebre “Tema con variazioni”, un finale pensato per sfoggiare articolazioni mirabolanti, che percorrono tutta l’estensione dello strumento, al limite delle sue possibilità. L’ultimo brano paganiniano in programma, che conclude anche la serata, coincide con un tema altrettanto famoso quanto il precedente, anch’esso oggetto di parafrasi e revisioni e utilizzato ripetutamente da Paganini come brano autonomo o giustapposto a movimenti di altre composizioni, ovvero “La campanella”, terzo tempo del Secondo Concerto per violino e orchestra M.S. 48, un “rondò con campanello obbligato”, in cui il brillante tema violinistico viene regolarmente contrappuntato dal campanello, producendo effetti timbrici inediti, come ebbero a rimarcare molti degli spettatori contemporanei.
La musica di Paganini incornicia quella di altri tre compositori molto diversi per stile e formazione fra loro. Capricho árabe per chitarra è uno dei brani più famosi di Francisco Tárrega, compositore e chitarrista spagnolo cui si deve la diffusione della chitarra classica nel XX secolo. Composto verso il 1890, rappresenta il ricordo di un viaggio in Andalusia e nel Nordafrica, dove rivivono le sensazioni provocate da quei paesaggi, con melodie dal sapore arabeggiante e arcaico. El sueño de la razón produce mostruos è il diciottesimo dei 24 Caprichos de Goya op. 195 per chitarra di Mario Castelnuovo-Tedesco, pubblicati nel 1961 e ispirati alla celebre serie di incisioni. Un omaggio infine al tango argentino con l’Histoire du Tango (1985) di Astor Piazzolla per violino e chitarra. Un lavoro che traccia la storia del tango che diventa musica per sala da concerto, astratta, dopo essere stato praticato nelle sale da ballo di quartieri popolari e nei bordelli. Gibboni e Dalia eseguono le prime tre delle quattro tappe, di cui si compone l’opera, che fissano la sua nascita (Bordel, 1900), la prima trasformazione (Café, 1930) e le successive contaminazioni (Nightclub, 1960) che portano alla nascita di un nuevo tango.
Biglietti: Teatro Argentina da 16 a 26 euro, ragazzi fino a 14 anni 9 euro.
Info: filarmonicaromana.org, tel. 342 9550100, [email protected]