Gennaio alla Filarmonica Romana: gli appuntamenti in streaming dalla Sala Casella, fra musica, racconti e incontri
Dopo un primo incontro in dicembre, l’Accademia Filarmonica Romana prosegue la sua programmazione in streaming, in attesa dell’auspicata riapertura di teatri e sale da concerto. Nel mese di gennaio sono previsti due appuntamenti, in cui la musica si alterna ai racconti e ai dialoghi con gli artisti ospiti. Trasmessi dalla Sala Casella, si potranno seguire sulla pagina facebook della Filarmonica Romana (https://www.facebook.com/Accademia-Filarmonica-Romana-728500243904893) e successivamente sul canale youtube.
Il sorriso di Haydn è il titolo del primo incontro, il 15 gennaio (ore 21). Andrea Lucchesini, direttore artistico della Filarmonica Romana, dialoga con Giovanni Bietti, compositore, pianista e musicologo, fra i più stimati divulgatori musicali oggi in Italia, che per la Filarmonica ha già tenuto due cicli di Lezioni di musica dal vivo trasmesse da Radio3. Il titolo della serata prende spunto dall’omonimo libro di Bietti, uscito lo scorso ottobre per EDT e dedicato alle 106 Sinfonie di Haydn. Si parlerà dunque delle Sinfonie, ma più in generale della grande prolificità compositiva del musicista austriaco, considerato il “padre” delle Sinfonie e del Quartetto d’archi, che insieme a Mozart e Beethoven ha forgiato lo stile classico della musica occidentale. Si ripercorreranno la sua lunga carriera – che attraversa tutto il secondo Settecento fino ai primi anni dell’Ottocento – l’esperienza trentennale come Kapellmeister alla corte dei principi Esterházy a Eisenstadt, i successivi soggiorni londinesi con le ultime produzioni. Al periodo londinese appartiene anche il Quartetto per archi op. 77 n. 1, che Bietti analizzerà approfonditamente e che ascolteremo nell’esecuzione integrale affidata al Quartetto Eos (Elia Chiesa e Giacomo Del Papa violini, Alessandro Acqui viola, Silvia Ancarani violoncello). La giovane formazione, nata all’interno del Conservatorio di Musica Santa Cecilia di Roma, ha vinto nel 2018 il Premio Farulli, fra i prestigiosi riconoscimenti del Premio Abbiati promosso dalla critica musicale italiana.
Il secondo appuntamento, il 26 gennaio (ore 21), si inserisce nelle manifestazioni per il Giorno della Memoria, che cade il 27 gennaio. Un quartetto d’eccezione – Marco Rizzi (violino), Gabriele Mirabassi (clarinetto), Mario Brunello (violoncello) e Andrea Lucchesini (pianoforte) – esegue il Quatuor pour la fin du temps di Olivier Messiaen, una delle partiture ‘simbolo’ di questa giornata, fra i capolavori indiscussi della musica del Novecento, eseguita per la prima volta dallo stesso Messiaen insieme ad altri tre detenuti il 15 gennaio 1941 nel campo di concentramento tedesco di Görlitz (Bassa Slesia).
Il Quatuor viene eseguito integralmente nella versione originale, ma tra una e l’altra delle otto sezioni la voce narrante di Guido Barbieri – critico musicale, drammaturgo, voce storica di Radio3 – racconta le vicende dei quattro musicisti detenuti, esecutori della prima assoluta del Quatuor: oltre a Messiaen al pianoforte, sono il violinista Jean Le Boulaire, il violoncellista Etienne Pasquier e il clarinettista Henri Akoka. Barbieri ricostruisce le loro vite prima, durante e dopo quella storica esecuzione; quattro esistenze diverse che racchiudono speranze, oblii, pentimenti, delusioni e che costituiscono lo specchio fedele del tempo storico, tragico e irto di conflitti, in cui si sono svolte. “Ne nasce – racconta Barbieri – una riflessione sul tempo: su ciò che un’opera d’arte cardine del Novecento come il Quatuor di Messiaen ha seminato, ha fatto germogliare e ancora oggi continua a raccogliere. Una ‘apocalisse contemporanea’ che, come quella narrata dal Nuovo Testamento, non segna affatto la fine del tempo, bensì, sempre e comunque, l’utopia di un nuovo inizio”.
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