FONDAZIONE FORMA: Incontro online con SILVIA ROSI e SIMONA GHIZZONI
Un percorso che, attraverso i primi tre appuntamenti, particolarmente densi di riflessioni anche grazie a un ricco scambio di commenti e domande con il pubblico virtuale della community di Fondazione Forma, ha toccato i tanti e diversi approcci all’autoritratto. Se con Anna Di Prospero questo è un mezzo per conoscersi e raccontarsi, per Alba Zari la fotografia è diventato un vero e proprio metodo d’indagine per conoscere il proprio passato e la propria identità. L’autoritratto, il travestimento, la messa in scena, per Silvia Camporesi invece hanno rappresentato un profondo percorso di analisi interiore.
Dalla scoperta di sé alla storia della propria famiglia: per Silvia Rosi l’autoritratto è un mezzo per raccontare una storia profondamente personale che sa essere universale al tempo stesso. Come spiegherà durante l’incontro di Selfportrait As Myself, Silvia Rosi, a partire da un vecchio album di famiglia, ha ricreato la propria storia, raccontando con fotografie, testo e video il viaggio migratorio dei propri genitori dal Togo all’Italia. Un lavoro che la vede osservatrice e partecipante al tempo stesso, con autoritratti in cui interpreta suo padre e sua madre, il loro lavoro, il viaggio verso l’Italia, narrando storie e valorizzando tradizioni e ricordi.
Selfportrait as Myself continuerà con altri due incontri con cui Simona Ghizzoni indagherà il senso e il valore dell’autorappresentazione come racconto di sé. Dopo Anna Di Prospero, Alba Zari, Silvia Camporesi e Silvia Rosi si passerà ad analizzare la riappropriazione proposta da Alessandra Calò attuata attraverso il recupero e la reinterpretazione di immagini d’archivio, per concludere con la ricerca di Paola Mattioli, una riflessione lunga una vita sull’identità femminile in relazione al linguaggio fotografico e ai fenomeni della visione.
Gli eventi online saranno l’occasione per scoprire una storia personale per ognuna di loro, un percorso con motivi e radici diversi.
Il ciclo è organizzato con la collaborazione di Federica Muzzarelli e Raffaella Perna del Centro di Ricerca Fotografia Arte e Femminismo – Università di Bologna e della Collezione Donata Pizzi.