La sala al 1° piano ospita la mostra di Amany al-Ali. Nelle trentuno illustrazioni l’artista e vignettista siriana racconta dieci anni di vita a Idlib nel nord del Paese, in una regione particolarmente colpita dai raid del regime di Bashar al-Assad e nel mirino delle milizie estremiste. «Ogni disegno parla di un aspetto diverso della vita che è cambiato. Ogni disegno racconta un dettaglio che voglio comunicare al pubblico. Le case si sono trasformate in campi profughi, l’istruzione si è persa, la morte è dappertutto, l’amore e la musica sono stati colpiti e messi a tacere», racconta Amany. Nel percorso di visita è presente, inoltre, una sezione speciale, dedicata alla figura della donna, composta da quattro illustrazioni, definite dalla stessa artista «di ispirazione espressionista». Il “paesaggio sonoro” è stato affidato a Marc Codsi, compositore, chitarrista, polistrumentista e produttore, tra i principali fautori del rinnovamento della scena musicale contemporanea libanese e mediorientale. La mostra è accompagnata da un catalogo in tre lingue (italiano, inglese e arabo) impreziosito dalle didascalie di Amany al-Ali e dagli interventi di Marc Codsi, Marta Serafini e Riccardo Noury. «Ho tratto il titolo della mostra dalla storia di un bambino che ha perso una gamba a causa di un missile russo caduto sulla sua casa. Quel bambino continua la sua vita su una gamba sola, in un luogo diverso dalla sua terra d’origine», spiega Amany al-Ali. «Ogni disegno fa luce su un problema differente di cui soffrono i siriani sia nelle aree liberate sia nelle zone controllate dal regime. Negli ultimi dieci anni la Siria è cambiata molto e il presidente Bashar al-Assad ha mostrato il suo vero volto, quello che il popolo non conosceva fino in fondo. È stato capace di distruggere il nostro Paese in modo sistematico, con bombardamenti aerei e armi vietate, anche per mezzo dei suoi agenti e degli alleati a cui ha chiesto aiuto. Nei primi anni l’alleato più forte è stato l’Iran, ma oggi l’equilibrio di potere è cambiato drasticamente. A sei anni dall’intervento della Russia, Bashar ha assunto un ruolo secondario, portando avanti solo uccisioni e distruzione, ma anche addestrando gli agenti dell’ISIS e degli altri gruppi estremisti armati a perpetrare abusi contro la popolazione sotto il loro controllo. Il cambiamento delle condizioni della gente nelle zone liberate e in quelle controllate dal regime ha portato all’aumento della povertà e moltissime aree si sono trasformate in campi di sfollati», prosegue. Nata in Arabia Saudita nel 1984, Amany al-Ali è un’artista e disegnatrice che vive a Idlib nella Siria nord-occidentale, situata vicino al confine con la Turchia. Nel 2016 inizia a disegnare vignette per un giornale locale collaborando poi con diversi siti web, come “The New Arab” e “Al-Nims”. Le sue vignette raccontano temi sociali e politici, la crudeltà della guerra e la violenza sulle donne, non risparmiando critiche sagaci e dirette agli abusi dei gruppi estremisti così come alle violenze perpetrate dal regime e dalle forze straniere presenti in Siria. A causa della sua attività ha ricevuto e continua a ricevere minacce, anche di morte, dalle varie fazioni estremiste armate e dal regime. Questo l’ha portata a limitare le sue attività e i suoi spostamenti all’interno della città. Crede fortemente che disegnare sia il suo unico mezzo per resistere ai bombardamenti e che i colori siano il suo modo di sorridere di fronte alla morte. I suoi disegni sono stati esposti ad Amsterdam in Olanda nel 2018, Manchester in Inghilterra e Saint-Briac sur Mer in Francia nel 2019. Amany, purtroppo, non ha potuto mai partecipare a nessuna di queste mostre all’estero. Nel 2020 ha allestito la sua prima personale a Idlib, negli spazi dell’associazione “Shafak”, nonostante la città fosse sotto il controllo dei gruppi estremisti armati. Attualmente, insieme a due registe siriane, sta lavorando alle riprese di un film documentario che racconta la sua storia con il disegno e il diario della sua vita quotidiana a Idlib. “Vita su una gamba sola” è la sua prima mostra in Italia, ideata e realizzata appositamente per l’Associazione Diffondiamo Idee di Valore e il festival Conversazioni sul futuro.Le scale che portano alle illustrazioni di Amany, invece, con un allestimento curato da Daniele Corricciati e Sara Saracino, ospitano i 30 manifesti di “Free Patrick Zaki, prisoner of conscience”. Per questa edizione speciale del concorso internazionale di comunicazione sociale “Poster For Tomorrow” sono stati ideati, realizzati e candidati oltre 900 lavori provenienti da quasi 50 Paesi in tutto il mondo. L’obiettivo del contest, ideato dalla sezione italiana di Amnesty International, dal festival Conversazioni sul futuro e dall’associazione Diffondiamo idee di valore, in collaborazione con il Festival dei Diritti Umani di Milano e l’Associazione Articolo 21, con il patrocinio dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna e di numerose amministrazioni pubbliche e di tanti partner privati, è quello di unirsi, con il linguaggio dell’arte e della creatività, alle donne e agli uomini che nel mondo chiedono a gran voce l’immediata liberazione di Patrick Zaki in carcere nel suo Paese come prigioniero di coscienza. Il 7 febbraio 2020 lo studente egiziano del Master Gemma dell’Univerità di Bologna, venne fermato all’Aeroporto del Cairo, appena atterrato con un volo proveniente dall’Italia. Dopo diverse ore di sparizione forzata, ricomparse il giorno dopo, 8 febbraio, di fronte alla procura della città di Mansura per la convalida dell’arresto. Il mandato di cattura conteveva le accuse di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo. Dopo oltre un anno di estenuanti rinvii e numerosi rinnovi della custodia cautelare, il ragazzo è ancora recluso esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani. Selezionati da una giuria internazionale, i 10 poster “vincitori” sono stati in affissione a Bologna e in un’altra cinquantina di città e spazi pubblici e privati che hanno aderito alla campagna in giro per l’Italia. Al Convitto Palmieri, invece, sono proposti i 30 poster “finalisti” provenienti da Argentina, Australia, Bosnia, Bulgaria, Cina, Cipro, Croazia, Ecuador, Francia, Germania, Italia, Iran, Messico, Portogallo e Ungheria.
L’associazione “Diffondiamo idee di valore” si occupa di progetti culturali e comunicazione sociale. Aperte al confronto tra saperi, alla convergenza tra discipline e alla condivisione di spazi, le molteplici attività dell’associazione sono rivolte al racconto dell’attualità nelle sue innumerevoli sfaccettature. I temi al centro del dibattito pubblico, le battaglie sui diritti umani, civili e sociali, l’attenzione verso storie e persone, caratterizzano la vocazione inclusiva e la missione più costitutiva dell’associazione: rendere ogni singola azione, anche nella sua forma più alta e consolidata, accessibile a più persone possibile. I due progetti principali, organizzati in Puglia, sono il Festival “Conversazioni sul Futuro” e la rassegna di giornalismo e comunicazione politica “Io non l’ho Interrotta”.