Festa della mamma, per gli italiani è la vera regina del multitasking
Non è un mistero che lo stile di vita contemporaneo imponga ritmi quotidiani frenetici. La giornata tipo di gran parte delle persone è colma di cose da fare: dagli appuntamenti di lavoro agli impegni personali, spesso anche le occasioni di relax finiscono per essere programmate. Inevitabilmente il multitasking, ovvero la capacità di portare avanti più attività contemporaneamente, risulta al giorno d’oggi sempre più importante. Un’abilità che consente di ottimizzare il proprio tempo, riuscendo anche a cogliere nuovi stimoli e attività, come il miglioramento delle proprie competenze linguistiche.
Babbel, azienda per l’apprendimento delle lingue che offre lezioni live e su app, ha quindi deciso di indagare il rapporto degli italiani con il multitasking commissionando una ricerca di mercato*.
Italiani e multitasking: un amore intergenerazionale
Il sentiment degli italiani rispetto al multitasking è positivo: la grande maggioranza degli intervistati (76%) si dichiara infatti incline a gestire più attività contemporaneamente. Nel confronto tra generazioni i Millennials risultano essere i più dinamici, con la percentuale che sale fino all’81%, mentre sorprendentemente sono proprio i più giovani, gli esponenti della Gen Z, a registrare un gradimento più basso, al 70%.
Del totale degli intervistati, considerando gli ambiti della vita privata e professionale, emerge come circa un terzo non faccia distinzioni di contesto, mentre un altro 26% si dichiara più multitasking a lavoro. Al contrario il 24% ottimizza il proprio tempo libero con una fitta routine di hobby, ma preferisce un ambiente professionale meno caotico.
Gli italiani si “autocelebrano”, ma la mamma batte il capo 10 a 0!
Gli italiani hanno una grande considerazione delle proprie capacità di gestione, tanto che il 39% degli intervistati dichiara di non conoscere nessuno più multitasking al di fuori di sé stesso. Complessivamente, le donne sembrano trovarsi particolarmente a proprio agio con questo aspetto: solo il 10,82% identifica il multitasking come una fonte di stress, dato che sale al 14,90% per gli uomini.
Dopo sé stessi – tra familiari, genitori, colleghi e conoscenti – la mamma è vista come la persona più multitasking in assoluto, raccogliendo il 21% delle preferenze, mentre i papà si fermano al 6%. L’unica figura a poter competere con la madre sembra essere quella del partner: per gli uomini sono quasi sullo stesso piano – 17% le madri e 15% il partner – categoria che trionfa a livello regionale in Trentino e Veneto.
Gli italiani non sembrano essere invece particolarmente impressionati dal proprio capo, relegato a fanalino di coda con il 4%, percentuale che però sale se si considera la fascia generazionale dei Gen Z, arrivando al 12%.
In bilico tra empatia e soddisfazione personale: organizzazione e autoconsapevolezza le chiavi per trovare il giusto equilibrio
Non riuscire a portare a termine tutti i compiti, rischiando così di deludere le persone è per il 26% degli intervistati l’aspetto più negativo del multitasking. L’empatia sembra quindi essere la leva che guida i timori degli italiani, superando anche i lati più pragmatici come quelli legati ad un calo nella qualità del lavoro (23%) e all’impossibilità di rendere al meglio delle proprie potenzialità in tutte le attività svolte (19%). Se si guarda alle motivazioni, il dualismo tra aspetti psicologici e senso pratico indirizza anche le opinioni sui benefici del multitasking: per le donne la soddisfazione personale (30%) è l’aspetto più piacevole, mentre gli uomini si concentrano sul tempo risparmiato (24%).
La soddisfazione incontra anche la preferenza assoluta tra le varie fasce generazionali: per i Baby Boomers si attesta al 36%, per la Gen X al 31%, per i Millennials al 30% e per la Gen Z al 26%. Al secondo posto si menziona invece il tempo sia per i Baby Boomers (19%) che per i Millennials (24%), mentre per la Gen Z (25%) e la Gen X (22%) prevalgono i risultati di lungo periodo che si raggiungono grazie a piccoli traguardi quotidiani. Il terzo posto inverte le preferenze.
L’organizzazione e l’autoconsapevolezza sono le due chiavi per un multitasking di successo: il 57% degli intervistati sottolinea l’importanza di saper scegliere le giuste priorità e di trovarsi nel contesto adatto, mentre per il 29% prevale l’auto indulgenza e il sapersi dare i giusti limiti, senza pretendere la perfezione da sé stessi.
Il multitasking applicato anche allo studio delle lingue
Per la maggioranza degli italiani (84%) la flessibilità nelle opzioni di apprendimento è fondamentale per riuscire a incorporare lo studio di una nuova lingua nella propria routine. Per il 42% sarebbe importante poter seguire un calendario di lezioni che si adatti alle proprie esigenze, eventualmente anche interagendo virtualmente con un insegnante. Un altro 42% sarebbe invece particolarmente invogliato dalla possibilità di avere contenuti audio, con lezioni di breve durata. Solo il 12% si sentirebbe invogliato dalla possibilità di studiare da solo, dato che conferma l’importanza dell’interazione con studenti e insegnanti qualificati.
“Abbiamo riscontrato queste preferenze anche tra i nostri utenti ed è proprio per soddisfare le loro esigenze che è nato Babbel Live, il nostro ultimo prodotto. Babbel Live infatti offre lezioni di lingua online dal vivo, consentendo agli utenti, suddivisi in piccoli gruppi fino a sei persone, di imparare e praticare una lingua straniera con insegnanti di lingua certificati scegliendo il giorno e l’orario a loro più comodi” – afferma Gianluca Pedrotti, editor del team linguistico di Babbel. “Con la pandemia poi, molti di noi hanno imparato qualcosa online, che sia fare il pane, suonare la chitarra o una lingua, e nonostante lo scetticismo iniziale, quasi due anni dopo possiamo dire che l’educazione online è diventata per molti il formato migliore di apprendimento, dato che permette da un lato una grande flessibilità, e quindi di poter apprendere comodamente da casa mentre si fa altro, dall’altro la possibilità di confrontarsi con insegnanti e altri studenti”.
Le circostanze predilette per migliorare le competenze linguistiche nel quotidiano sono le faccende domestiche o gli spostamenti in città, scelte entrambe dal 34% degli intervistati. Per il 39% della Gen Z anche i pasti e la loro preparazione rappresentano un buon momento per apprendere una lingua, percentuale che arriva solo al 20% e 19% invece per la Gen X e i Baby Boomers. La sete di apprendimento degli italiani non conosce confini: il 21% studierebbe infatti anche in bagno.
Ma attenzione alle perdite di tempo: poste e pendolarismo, un rapporto complicato
In un mondo che va costantemente di fretta il tempo diventa un lusso. Tra le situazioni più “odiate” dagli italiani, l’aspettare in fila risulta essere quella in cui si ha la percezione di sprecare maggiormente il proprio tempo (32%). I più impazienti sono proprio i Boomers, che la scelgono con il 51% dei voti.
La Gen Z identifica invece negli spostamenti in città (che siano in macchina o sui mezzi pubblici) la principale perdita di tempo quotidiana (32%), in linea con la media nazionale del 30% che porta il pendolarismo al secondo posto nella classifica.
Il podio è completato dalle faccende di casa, scelte dall’11% dei partecipanti e particolarmente mal sopportate in Abruzzo, Friuli e Trentino, dove la percentuale supera il 27%.
Lavare i piatti non è mai stato così istruttivo!
Non è un caso che, analizzando il quotidiano, siano proprio i momenti dedicati alla gestione della casa quelli in cui gli italiani si scoprono maggiormente produttivi, come indicato dal 28% dei rispondenti. Dai piatti al bucato, tali circostanze ben si prestano all’opportunità di arricchire il proprio bagaglio culturale o professionale: il 46% dichiara di ascoltare podcast – più di coloro che guardano Netflix (40%) – mentre il 32% sceglie di seguire un webinar. Dalla casa al lavoro il passo è breve, soprattutto per chi si trova in smartworking e deve destreggiarsi tra la sfera familiare
e professionale: non a caso il 35% degli italiani dichiara di sfruttare le pause per dedicarsi alle faccende di casa, mentre il 25% lavora
ascoltando musica. Sui mezzi pubblici poi, gli italiani sono particolarmente connessi: il 12% ascolta musica, l’11% segue un webinar, stessa percentuale di chi utilizza i social, mentre il 9% guarda Netflix e il 6% usa app per giocare. Infine, il 14% ne approfitta per lavorare.
*Lo studio è stato condotto dall’agenzia di ricerca Censuswide a gennaio 2022 coinvolgendo un campione di 1000 partecipanti tramite un sondaggio online. Il gruppo target del sondaggio sono uomini e donne italiani di età uguale o superiore ai 16 anni.