Esce il memoir autobiografico di Emilio Fede: "Che figura di merda", richiamo allo storico fuorionda 2003 Esce il memoir autobiografico di Emilio Fede: "Che figura di merda", richiamo allo storico fuorionda 2003

Esce il memoir autobiografico di Emilio Fede: “Che figura di merda”, richiamo allo storico fuorionda 2003

Esce il memoir autobiografico di Emilio Fede: "Che figura di merda", richiamo allo storico fuorionda 2003 Esce il memoir autobiografico di Emilio Fede: "Che figura di merda", richiamo allo storico fuorionda 2003Ha guidato le news nazionali per una trentina d’anni, prima al Tg1, quindi a Studio aperto e poi al Tg4: chissà come gestirebbe l’informazione, oggi, Emilio Fede, intorno all’emergenza pandemica che tiene in scacco l’Italia e il mondo. E chi non ricorda il suo fuori onda infastidito, dopo la gaffe clamorosa della regia del suo Tg4, quando nel 2003, in luogo dell’annunciato Saddam Hussein, fu proiettata l’immagine di Silvio Berlusconi?

Adesso quell’esclamazione diventata virale, “Che figura di merda”, dà il titolo al libro più intimo e confidenziale che Emilio Fede potesse concepire, edito Giraldi (pagg. 174, Collana Protagonisti €16), in libreria dal 20 aprile ma già da venerdì 10 aprile disponibile in ebook (€ 13,99). È un libro “senza pelle”, quasi uno stream of consciousness del giornalista – 89 anni il prossimo 24 giugno – che, alle soglie della ritrovata libertà, con lo sguardo rivolto all’imminente scadenza degli arresti domiciliari, si concede una lunga cavalcata retrospettiva e insieme un’estrosa incursione nel futuro.

Emilio Fede socchiude gli occhi e immagina come potrebbe essere il suo funerale nella sua amata Napoli – città in cui vive la moglie Diana – sul lungomare Caracciolo: qua e là, pagina dopo pagina, descrive per noi il corteo in mezzo al quale si vedono spuntare tanti cartelli. Sono richieste – di lavoro, spesso, o di una “buona parola” – ma anche commenti, esclamazioni, ricordi che scandiscono, come fossero “segnalibri” di questo memoir, i momenti della vita, le polemiche, l’eco lontana o vicina della ingratitudine, degli affetti, filo rosso di tante storie nel viaggio della vita.

Fede ci lascia orecchiare i commenti dei cari amici vicini e lontani, ci confida le presenze irrinunciabili e i probabili forfait, le assenze più o meno clamorose. Di sicuro non mancherebbe Francesca Pascale, spiega l’autore. Ma ci sarebbero Barbara D’Urso, Francesca Pascale, o Mara Venier? E Fabio Fazio, o … Flavio BriatoreUn “gioco” allo specchio che è anche l’occasione, offerta ai lettori, di ritrovare o (ri)scoprire il Fede che non ti aspetti: non solo il Fede del Bunga Bunga e di Ruby Rubacuoridel forte legame con Silvio Berlusconi e della frequentazione con “mamma Rosa”, un rapporto speciale di quelli che si riservano ai più cari amici di famiglia.

Non solo il Fede dei 21 anni in Fininvest, venti dei quali alla direzione del Tg4 con innovativa conduzione in stile USA anchor. Ma anche il giornalista di trincea, armato di Lettera 22 (la Olivetti Valentine prototipo, proprio quella che stava alla Galleria d’Arte Moderna di New York), alla guida di Studio Aperto quando per la prima volta andavano le immagini della guerra del Golfo, nel 1991. Fede, che fu il primo a dare in diretta al Tg4 le immagini degli aerei che si schiantavano sulle torri del World Trade Center, l’11 settembre del 2001. E, prima ancora, inviato speciale della Rai, il giornalista che ha girato l’Africa in lungo e in largo, collezionato servizi rocamboleschi e lo scoop dall’atollo di Bikini, dopo l’esplosione radioattiva. Per questo non stupisce che Emilio Fede sia stato uno dei cinque giornalisti convocati da Enzo Biagi per la celebrazione dei suoi ottant’anni, sul palco del Teatro Nazionale di Milano.

Ma in queste pagine – nelle quali ripercorre l’adolescenza, l’amore per l’informazione, il vizio del gioco, l’incontro con Berlusconi, il successo, il Bunga Bunga, la caduta, l’emarginazione, i ricordi, che possono lenire o possono bruciare – Emilio Fede non vuole piacere per forza: il ruolo di personaggio scomodo e antipatico ai più non lo fa sentire a disagio. Vuole solo essere creduto. Cerca negli altri la traccia lasciata come professionista e come uomo. Non si discolpa, non chiede pietà, accetta l’ingratitudine, che tuttavia lo ferisce.

Parla di perdono, implorato, concesso, auto concesso, auspicato. Conosce e riconosce le sue debolezze, la sua imperfezione, che per un naturale istinto di provocazione diventano vanto. Rammenta spesso, con richiami a episodi condivisi, il forte legame intrecciato con Silvio Berlusconi.

Tra orgoglio e nostalgia ci rimanda una incisiva memoria dell’Italia di fine Novecento: a partire da quella “in bianco e nero”, anni Cinquanta e Sessanta, quando un giovane giornalista alle prime armi poteva trovare spazi e occasioni per iniziare: magari anche ritagliandosi l’occasione per corteggiare con l’affascinante Audrey Hepburn di “Vacanze romane”, a carico però della redazione del Momento, alla quale era toccato il conto per le spese pazze della tentata conquista.  E poteva permettersi di invitare un’altra diva del cinema, Gina Lollobrigida, a un evento promosso dal settimanale del Lido, salvo abbandonarla sul più bello, e farla rientrare in città col furgone di frutta e verdura.

Ma nel libro Emilio Fede racconta anche di rapporti coltivati con reciproca stima: quello con Aldo Moro, per esempio, che al giornalista ha riservato confidenze importanti poco prima del suo rapimento. E tornano alla memoria l’incontro con il grande leader africano Nelson Mandela, e un dono speciale, la “khata” o sciarpa della felicita’ di tradizione buddhista, ricevuta in dono dal Dalai Lama. All’Italia delle prime grandi dirette televisive risale l’episodio tristissimo della morte di Alfredino Rampi nel pozzo di Vermicino, un caso rimasto nel cuore di Emilio Fede che lo ricorda come esempio della Tv prima del sensazionalismo. E poi Emilio Fede vagheggia, lascia volutamente punti oscuri, confonde. Un po’ per incuriosire il lettore, un po’ perché, nella dimensione del ricordo, l’esistenza di chiunque subisce alterazioni, ma a non mentire è l’età, che rende sinceri.

EMILIO FEDE nasce a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, il 24 giugno del 1931. Muove prestissimo i primi passi nel mondo del giornalismo scrivendo per “La Gazzetta del Popolo”, “Il Messaggero”, “Il Giornale d’Italia”. Approda in Rai nel 1954, dove per otto anni ricopre il ruolo di inviato speciale dall’Africa. È stato direttore del Tg1, prima di passare a Mediaset (allora Fininvest), come ideatore, conduttore e direttore di “Studio Aperto”, il Tg di Italia Uno. Nel 1992 assume la direzione del Tg4 che lascia nel 2012. Alla carriera di giornalista, Fede affianca anche quella di scrittore. Numerosi i riconoscimenti professionali, tra cui il premio Saint-Vincent per il giornalismo.

Il libro è già prenotabile sul sito di Amazon e sarà acquistabile nella versione ebook a partire dal prossimo 10 aprile. In tutte le librerie dal 20 aprile.


Emilio Fede CHE FIGURA DI MERDA

Prezzo: 16,00 €  Formato: 14×21 – Ebook € 13,99

Collana: Protagonisti Pagine: 174  ISBN: 978-88-6155-818-2

in collaborazione con la giornalista e scrittrice Isa Grassano

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