Dopo 200 anni torna in scena "Chiara e Serafina" di Gaetano Donizetti Dopo 200 anni torna in scena "Chiara e Serafina" di Gaetano Donizetti
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Dopo 200 anni torna in scena “Chiara e Serafina” di Gaetano Donizetti

Dopo 200 anni torna in scena "Chiara e Serafina" di Gaetano Donizetti Dopo 200 anni torna in scena "Chiara e Serafina" di Gaetano DonizettiÈ la riscoperta del Donizetti Opera 2022: Chiara e Serafina ossia “Il pirata” melodramma semiserio su libretto di Felice Romani che, dopo il debutto al Teatro alla Scala nel 1822, viene proposto per la prima volta in età contemporanea – nell’edizione sull’autografo a cura di Alberto Sonzogni per la Fondazione Teatro Donizetti – al Teatro Sociale come titolo del ciclo #Donizetti200, (19 e 25 novembre ore 20, 4 dicembre ore 15.30) in coproduzione con l’Accademia Teatro alla Scala.

La bacchetta è quella di Sesto Quatrini che sale sul podio dell’orchestra Gli Originali impegnata in questa continua esplorazione donizettiana sugli strumenti d’epoca. Regia, scene e costumi sono firmati da Gianluca Falaschi con la drammaturgia di Mattia Palma.

Come scrive lo stesso Donizetti, l’opera fu un “fiascone” ma collezionò dodici repliche. L’aspettativa dell’autore era sicuramente alta e i motivi dell’insuccesso oggi possiamo dire che non dipesero esclusivamente dal giovane compositore. Il Festival le offre quindi la prova d’appello in questa edizione coprodotta con l’Accademia Teatro alla Scala, con la quale prosegue il pluriennale e fruttuoso rapporto di collaborazione. Gli allievi dei corsi di perfezionamento dell’istituzione milanese formano quindi la compagnia di cantanti con uno chaperon come Pietro Spagnoli (docente dei stessi corsi) nella parte di Don Meschino. In dettaglio Matías Moncada è impegnato come Don Alvaro/Don Fernando, Fan Zhou (16, 19, 25 novembre) e Nicole Wacker (4 dicembre) si alternano come Serafina, Greta Doveri (16, 19, 25 novembre) e Aleksandrina Mihaylova (4 dicembre) come Chiara, Huyn-Seo Davide Park è Don Ramiro, Sung-Hwan Damien Park è Picaro, Valentina Pluzhnikova è Lisetta, Mara Gaudenzi è Agnese, Andrea Tanzillo è Spalatro, Giuseppe De Luca è Gennaro. Anche il Coro, diretto da Salvo Sgrò, è dell’Accademia Teatro alla Scala.

La produzione si è dimostrata un’occasione particolarmente fruttuosa a livello didattico. Sono circa ottanta, infatti, gli allievi di diversi corsi dell’Accademia che sono stati coinvolti, sotto l’attenta supervisione dei loro docenti. Accanto agli artisti già menzionati, i maestri collaboratori si sono alternati nei molteplici ruoli di maestro di sala e di palcoscenico, suggeritore, maestro alle luci, maestro al fortepiano. Gli allievi del corso di scenografia teatrale hanno realizzato le scene, l’attrezzeria e si sono occupati dell’elaborazione dei costumi, guidati dai capi scenografi del Teatro alla Scala, mentre i sarti hanno confezionato i costumi delle soliste. Non è mancato l’intervento anche degli esperti di special make-up chiamati a realizzare delle protesi applicate ai volti di alcuni degli interpreti, mentre dietro le quinte un’allieva del corso di direzione di scena ha svolto la sua prima significativa esperienza “sul campo”. Un vero lavoro corale, come corale è l’impegno di tutti coloro che contribuiscono alla nascita di uno spettacolo.

L’opera sarà disponibile in streaming (a pagamento) su donizetti.org/tv da venerdì 25 novembre alle ore 20.00.

«Non va dimenticato – sottolinea il direttore Sesto Quatrini – che Donizetti ha scritto quest’opera in dodici giorni: dal 3 ottobre 1822, giorno in cui ha ricevuto il libretto di Felice Romani, al 15 ottobre. Oltretutto stiamo parlando di una storia un po’ sconclusionata, dove c’è di tutto: l’isola di Maiorca, una tempesta, un gruppo di pirati che sbarca sulla spiaggia, un castello abbandonato. Dobbiamo cercare di cogliere quale sia oggi la fruibilità di un’opera come questa, che fallì alla Scala anche per il pochissimo tempo di preparazione: appena undici giorni di prove, considerato che la prima è stata il 26 ottobre di quell’anno. Eppure, nonostante queste condizioni estreme, che si tratti di materiale musicale di grande valore lo prova il fatto che Donizetti ha riutilizzato diverse parti dell’opera per lavori successivi. Ad esempio la cabaletta della cavatina di Chiara viene ripresa per il duetto tra Norina e Malatesta nel Don Pasquale, una quarantina di battute del finale primo entrano nel quintetto del primo atto di Anna Bolena, o ancora l’atmosfera dell’introduzione si può ritrovare in “Bel conforto al mietitore” con cui si apre L’elisir d’amore. Insomma, stiamo parlando di alcuni dei grandi capolavori di Donizetti».

Chiara e Serafina è un tipo d’opera che nella prima metà dell’Ottocento diffondeva in Italia gli ideali drammaturgici del mélodrame, con le sue storie avventurose, gli intrighi, i colpi di scena. È così venuto il momento di dare una seconda possibilità a questo lavoro giovani e del compositore bergamasco, alle prese con le peripezie di una vicenda piratesca che intendeva tenere gli spettatori col fiato sospeso durante lo spettacolo.

«Il genere semiserio? È un po’ come mischiare l’acqua con l’olio» – spiega il regista Gianluca Falaschi. «L’opera è tratta dal melodramma La cisterna di Pixerécourt, che pare fosse noto come il “Corneille dei boulevards” nella Parigi di inizio Ottocento. Con la sua versione Donizetti tenta di sperimentare soluzioni nuove, pur nella fretta in cui l’ha composta. Durante le prove con i cantanti e il coro dell’Accademia Teatro alla Scala mi è capitato spesso di dire che in fondo la vita stessa è semiseria, perché spesso si piange mentre si ride e viceversa: qualcosa sfugge sempre al nostro controllo e diventa una mescolanza di luci e ombre. Insomma, il semiserio riesce a superare i limiti del patetico e del comico, che presi da soli non rappresentano l’umanità nella sua complessità. Come in altre pièce à sauvetage, lo schema narrativo aveva il compito di risolvere nella “restaurazione” una situazione in cui l’ordine sociale sembra compromesso. Era un modo per esorcizzare certi traumi sociali. Nella mia interpretazione ho cercato di costruire un parallelismo tra il teatro di boulevard ottocentesco e il teatro di varietà come era inteso negli anni Quaranta e Cinquanta, vale a dire un genere con numeri autosufficienti, che davano la possibilità ad artisti con diversi talenti di esprimere le loro abilità. I generi popolari aiutano sempre a chiarire tante cose di un’epoca, dal punto di vista storico, politico e sociale».

Da martedì 15 novembre sarà inoltre possibile acquistare i Quaderni della Fondazione, cioè i programmi di sala e approfondimento dei singoli titoli, curati dall’area scientifica del festival, al costo di 10 euro. Il Quaderno dedicato a Chiara e Serafina contiene saggi (in italiano e in inglese) di Livio Aragona, Paola Perazzolo. Cristiana Ottaviano, accanto alle informazioni su struttura musicale e soggetto, il libretto della prima, le interviste di Mattia Palma a Sesto Quatrini e Gianluca Falaschi, una scelta di bozzetti e figurini.

Il programma completo del festival Donizetti Opera 2022 è disponibile su gaetanodonizetti.org.

Il festival Donizetti Opera, è organizzato dalla Fondazione Teatro Donizetti e dal Comune di Bergamo con il sostegno di Ministero della Cultura, Fondazione Cariplo, Regione Lombardia, Camera di Commercio di Bergamo.

Main partner Allianz. Con il sostegno di Intesa Sanpaolo. Con il contributo di Uniacque, KPMG, Polo telematico Avantgarde, Rea Dalmine, Habilita. Sponsor Curnis/Rolex, Automha. Sponsor tecnici Atb, Claypaky, Zanta. In collaborazione con il Conservatorio Gaetano Donizetti, la Fondazione Mia, Rotary Gruppo Orobico 1 e Gruppo Orobico 2, Opera Europa, Fedora.

Biglietteria
Piazza Cavour, 15 – Bergamo – T. 035 4160601/602/603 – martedì-sabato, ore 13-20
[email protected]
[email protected]

Costo dei biglietti:
– opere al Teatro Donizetti: da 110 euro a 15 euro
– opere al Teatro Sociale: da 90 euro a 15 euro

Carnet weekend
Tutti gli spettacoli di ciascun fine settimana con lo sconto del 25%
Carnet sabato
I biglietti delle tre opere in tre sabati diversi con lo sconto del 25%
Le opere avranno inizio nei giorni feriali alle ore 20 e alle ore 15.30 la domenica.

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