DALL’ASTRATTISMO ALLA SPERIMENTAZIONE – Un’affascinante selezione di pellicole sperimentali in streaming gratuito
La rassegna si compone di pellicole eclettiche realizzate da cinque registi, alcuni dei quali ebbero una formazione artistica, e che operarono in Italia tra gli anni Sessanta e Settanta, un periodo vivace dal punto di vista intellettuale e ricco di trasformazioni e ricerche nel campo spaziale e audiovisivo.
Infatti, dalla collaborazione tra Giancarlo Adami ed il fratello Valerio nasce Vacanze nel deserto, l’unica opera filmica di Giancarlo Adami, un lungometraggio sperimentale girato in 16 mm nel 1971.
A seguire, Film n. 4 e Film n. 13 del pittore Luigi Veronesi, protagonista dell’astrattismo italiano tra le due guerre, opere in cui suoni, forme e colori si intrecciano in una ricerca astratta inedita nata dall’intervento diretto su pellicola. Ma prima degli esiti astrattisti, Veronesi si cimentò anche in un inedito documentario aziendale del 1946, che non venne mai portato a termine, Un giorno alla Olivetti, visitando la fabbrica di Ivrea.
La tecnica dell’intervento diretto sulla pellicola viene proposta anche dall’artista Cioni Carpi nelle sue eclettiche sperimentazioni degli anni Sessanta come Test B, Un giorno un aereo e Maya Bird. A queste si aggiunge Point and Counterpoint, un raffinato esempio di film sperimentale, dal significato sociologico, realizzato senza l’utilizzo della macchina da presa, ma incidendo e colorando direttamente la pellicola.
Inoltre, la rassegna si arricchisce dei lavori audiovisivi di Ugo La Pietra, dichiaratosi un “ricercatore nelle arti visive“, che dal 1962 ha sviluppato un’attività atta a definire il rapporto “individuo-ambiente”. Questo tema viene indagato nelle sue opere degli anni Settanta come La grande occasione, La ricerca della mia identità e La riappropriazione della città.
Infine, chiude la raccolta Gianfranco Brebbia, una delle voci del cinema sperimentale italiano degli anni Sessanta e Settanta, il quale propone pellicole che intrecciano il racconto della vita personale con lo sguardo sul mondo, l’immagine figurativa con l’astrattismo, l’ironia con la serietà. Nella rassegna, tra le sue opere, si annoverano Idea assurda per un film-maker – Luna, una visionaria e surreale rivisitazione dello sbarco americano sulla Luna; Extremity n. 2 e Ufo, che documenta l’happening UFO oggetti volanti, che si svolse nel 1968 sulla collina di Monte Olimpino organizzato da Bruno Munari e da Daniela Palazzoli.
SCHEDE DEI FILM e BIO ARTISTI
GIANCARLO E VALERIO ADAMI
Giancarlo Romani Adami ha frequentato il Politecnico e poi ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia. Nel 1959 e nel 1960 lavora come assistente di Federico Fellini e René Clément. Dopo un lungo soggiorno all’estero, nel 1971 gira il lungometraggio sperimentale Vacanze nel deserto in 16 mm scritto in collaborazione con il fratello Valerio Adami, che ne assume anche il ruolo di protagonista. Dopo questa esperienza abbandona il cinema per dedicarsi esclusivamente alla pittura.
VACANZE NEL DESERTO
(Giancarlo Romani Adami, Italia, 1971)
Vacanze nel deserto dalla collaborazione tra il regista Giancarlo Romani Adami – film-maker sperimentale e assistente di Federico Fellini sul set de La dolce vita e il fratello pittore Valerio, anche protagonista della pellicola. Autentico frutto unico della stagione del cinema d’artista, il film si avvale della partecipazione di Dino Buzzati e del pittore Errò.
La digitalizzazione è stata effettuata da Cineteca Milano – MicLab a partire da una copia positiva depositata presso Cineteca Milano – Archivio Film.
LUIGI VERONESI
Luigi Veronesi (1908 -1998), è stato un celebre pittore italiano, protagonista della ricerca astratta in Italia tra le due guerre. Continuò a elaborare in dipinti, incisioni o bassorilievi le rigorose, caleidoscopiche configurazioni geometriche dell’esordio. Il suo interesse a indagare i rapporti tra suoni e colori attraverso la trasposizione visiva delle frequenze musicali ha informato anche il suo lavoro di scenografo, oltre che quello di cineasta sperimentale, pioniere italiano della pittura direttamente su pellicola. Nel 1983 gli venne assegnato il premio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei per la pittura.
Il materiale originale, depositato dalla famiglia Veronesi presso l’Archivio Film di Cineteca Milano, è stato restaurato dalla Cineteca di Milano.
FILM N.4
(Luigi Veronesi, Italia, 1940)
Abbandonando ogni riferimento figurativo, Veronesi realizza un vero film “astratto”, costruito attraverso il susseguirsi ritmico di macchie di colore, tondi, linee, scarabocchi, punti grandi e piccoli. Deposta definitivamente la cinepresa, l’artista lavora direttamente sulla pellicola, dipingendola a mano con minuscoli pennelli. Il punto di partenza è la ritmica dell’Histoire du soldat di Stravinskij e la progressione aritmetica delle sequenze, ordinate secondo la scala dei numeri di Leonardo Fibonacci.
UN GIORNO ALLA OLIVETTI. VISITANDO LA FABBRICA DI IVREA
(Luigi Veronesi, Italia, 1946)
Inedito documentario aziendale sul celebre capitano d’industria Adriano Olivetti e sulla storia della sua attività di fabbrica presso Ivrea. Il progetto non venne mai portato a termine, pertanto le immagini si basano su un raffronto fra il negativo originale e una copia lavoro colorata, appartenente a un diverso montaggio.
FILM 13
(Luigi Veronesi, Italia, 1981-85)
Ultimo film astratto realizzato da Veronesi. L’opera è ottenuta lavorando direttamente sui singoli fotogrammi della pellicola. Veronesi elaborò un metodo sistematico per la trasposizione visiva del suono, esposto compiutamente in alcuni scritti teorici pubblicati negli anni Settanta.
CIONI CARPI
Cioni Carpi, nome d’arte di Eugenio Carpi de’ Resmini (Milano, 1923-2011), è stato un artista complesso e eclettico. Figlio di Aldo Carpi, pittore e storico direttore dell’Accademia di Brera, fratello di Fiorenzo, noto musicista, e di Pinin, scrittore e illustratore per l’infanzia. Dal 1959 al 1980 Carpi realizza numerosi film d’artista, attualmente ospitati da importanti archivi, fra i quali quello del MoMA di New York. Lavora anche molto per il teatro: sua è la prima scenografia costituita da un filmato per l’istruttoria di Peter Weiss al Piccolo di Milano nel 1966. E collabora con alcuni compositori come Paccagnini, Manzoni e Maderna, per i quali, in occasione della messa in scena delle loro opere, realizza filmati e proiezioni. Carpi, unico artista italiano, insieme a Franco Vaccari, a fare parte del gruppo della Narrative Art, ha inoltre utilizzato per la sua ricerca la fotografia, le installazioni, le proiezioni di luce, il video.
POINT AND COUNTERPOINT
(Cioni Carpi, Italia, 1959-1960)
Raffinato esempio di film sperimentale realizzato senza l’utilizzo della macchina da presa ma incidendo e colorando direttamente la pellicola. Mediante l’uso di segni semplici che rispondono a una simbologia prefissata, il film intende esprimere un concetto sociologico sempre più attuale: la sopravvivenza di un’identità umana isolata è oggi praticamente impossibile. La colonna sonora di Cioni Carpi, premiata al Festival di Boston, è composta da musica concreta combinata con suoni sintetici ed è eseguita con strumenti aleatori, fabbricati per l’occasione e poi distrutti.
TEST B
(Cioni Carpi, Italia, s.d.)
Direttamente inciso su l’emulsione della pellicola, il film prosegue la ricerca di Cioni Carpi sul ritmo visivo. Gli elementi grafici si rincorrono ed esplodono, secondo percorsi geometrici liberi e all’apparenza casuali.
UN GIORNO UN AEREO
(Cioni Carpi, Italia, 1963)
Film di sperimentazione dipinto direttamente sulla pellicola. Dopo suggestive sequenze astratte il film si chiude con immagini realistiche di guerra, figure umane e implicite dichiarazioni pacifiste che chiude l’opera in forma quasi narrativa.
MAYA BIRD
(Cioni Carpi, Italia, 1961)
Basato sulla tradizione pittorica Maya della rappresentazione dell’uccello, il film modula le sue metamorfosi attraverso disegni animati dai colori vivi e brillanti.
UGO LA PIETRA
Nato nel 1938 a Bussi sul Tirino (Pe), Ugo La Pietra vive e lavora a Milano. Dal 1962 ha sviluppato un’attività tendente alla chiarificazione e definizione del rapporto “individuo-ambiente”. All’inizio di questo processo di lavoro ha realizzato strumenti di conoscenza (modelli di comprensione) tendenti a trasformare il tradizionale rapporto “opera-spettatore”. Ha operato dentro e fuori le discipline dichiarandosi sempre “ricercatore nelle arti visive”; artista anomalo e scomodo e quindi difficilmente classificabile. Ha comunicato e divulgato il suo pensiero e le sue esperienze attraverso un’intensa attività didattica ed editoriale. Si è fatto promotore di gruppi di ricerca (Gruppo del Cenobio, Gruppo La Lepre Lunare, Gruppo Design Radicale, Global Tools, Cooperativa Maroncelli, Fabbrica di Comunicazione, Libero Laboratorio) e di attività espositive coinvolgendo un grandissimo numero di operatori (artisti, architetti, designers).
LA GRANDE OCCASIONE
(Ugo La Pietra, Italia, 1973)
Realizzato in occasione della XV Triennale di Milano, il film è stato girato all’interno della Triennale che, vuota, esprime la carica di tensione e di attesa di un artista di fronte alla sua “grande occasione”, chiamato finalmente ad esprimersi attraverso una grande mostra in un luogo istituzionale.
LA RICERCA DELLA MIA IDENTITÀ
(Ugo La Pietra, Italia, 1974)
Il film è stato realizzato attraverso la successione di immagini del viso di la Pietra dal 1938 al 1974, continuamente confrontate con l’immagine del momento (1974). Attraverso questa successione si ha così la sensazione che per trentasei anni la Pietra abbia affannosamente e lentamente tentato di raggiungere un “modello finale” (il suo volto del 1974).
LA RIAPPROPRIAZIONE DELLA CITTÀ
(Ugo La Pietra, Italia, 1977)
Il film cerca di dimostrare il modo di riappropriarsi della città non tanto con interventi fisici ma con operazioni comportamentali e mentali. «Abitare è essere ovunque a casa propria: la frase, quasi uno slogan da carosello, apre il film come si inizia un manifesto, specie di parola d’ordine a cui la faccia sorridente di Ugo La Pietra – tutto intento per strada a farsi la barba riflettendosi nelle ante vetrate di un grande portone – offre l’evidenza delle immagini. Il cinema per La Pietra diventa un mezzo indispensabile per analizzare e decodificare l’ambiente, registrare le tracce di un’attività creativa originale, smontare e rimontare i topoi dell’architettura urbana, realizzare indicazioni di comportamento capaci di dar vita alla “propria” città. (…)». (Paolo Mereghetti, 1977)
GIANFRANCO BREBBIA
Gianfranco Brebbia (Varese, 1923-1974) è stato una delle voci del cinema sperimentale italiano degli anni Sessanta e Settanta. Filmaker, fotografo e pittore, Brebbia rappresenta la vivacità intellettuale di un periodo ricco di ricerca, riforme e cambiamenti del linguaggio audiovisivo. Presente ai principali happening di arte audiovisiva degli anni sessanta, Brebbia propone un cinema che intreccia il racconto di vita personale allo sguardo sul mondo, l’immagine figurativa all’astrattismo, l’ironia alla serietà. In una costante ricerca sperimentale.
I film sono stati per l’occasione sonorizzati in chiave jazz dal Maestro Antonio Zambrini.
Le copie originali in 8mm dei film del videoartista Gianfranco Brebbia sono state depositate presso Cineteca Italiana dalla figlia Giovanna Brebbia.
IDEA ASSURDA PER UN FILMMAKER-LUNA
(Gianfranco Brebbia, Italia, 1969)
Visionaria e surreale rivisitazione dello sbarco americano sulla Luna che unisce immagini di repertorio sovrapposte a riprese di soggetti naturali. Il film mostra infatti la Roccia di Pila, le immagini dell’allunaggio e alcune sovraincisioni nella parte finale. Il film veniva proiettato contemporaneamente su due schermi paralleli.
EXTREMITY n. 2
(Gianfranco Brebbia, Italia, 1969)
Presentato al 2° Randez Vous Des Cinemas d’art et Dessai al Palazzo dei Congressi della Repubblica di San Marino, il film mostra – nelle parole del suo autore – “Esperimenti filmici-incandescenza, filtrare il sole-riprendere, attraverso la finestrella di un proiettore che funziona, solidi geometrici rotanti e riflettenti raggi colorati”.
UFO
(Gianfranco Brebbia, Italia, 1968)
Il film documenta l’happening UFO oggetti volanti, che si svolse nel 1968 sulla collina di Monte Olimpino. La manifestazione fu organizzata da Bruno Munari e da Daniela Palazzoli (allora direttrice della rivista BIT) che compaiono nel film. Il tema della manifestazione sono gli oggetti artistici volanti.