CuriosArte: Un curioso “corto” artistico. In tutti i sensi!
La storia del cinema inizia con il cortometraggio. Lo è La sortie des usines Lumières con la cui proiezione il 28 dicembre 1895 si fa iniziare convenzionalmente la storia della settima arte e lo sono Le Voyage dans la lune (1902, 15’) di George Méliès e The Great Train Robbery (1903, 11’), di Edwin S. Porter. La durata di queste prime pellicole è determinata dai limiti tecnici dell’epoca, tuttavia esse posseggono le caratteristiche più peculiari del corto: la sperimentazione e la libertà.
Caratteristiche che si ritrovano nel piacevolissimo corto d’animazione dedicato a una delle statue più famose di tutti i tempi: il David. “The D in David” è il titolo dell’opera ideata per la propria tesi di laurea da Michelle Yi e Yaron Farkash, due talentuosi studenti del Ringling College of Art and Design.
La statua del David fu commissionata dalla Repubblica fiorentina per essere posta sui contrafforti del Duomo di Santa Maria del Fiore.
Il colossale blocco di marmo affidato a Michelangelo Buonarroti dal Gonfaloniere Soderini era stato già in parte scolpito da Agostino di Duccio e da Antonio Rossellino.
Secondo le testimonianze dei contemporanei, Michelangelo vi lavorò diciotto mesi, senza aiuti e nascosto dietro una chiusura di assi di legno, di modo che nessuno potesse vedere la statua prima che fosse finita.
Una volta concluso, per la meraviglia che suscitò, si decise di sistemare l’opera all’ingresso del Palazzo della Signoria, sede del governo.
Dal 1873, per ragioni di conservazione, il David di Michelangelo è nella Galleria dell’Accademia di Firenze.
Il David di Michelangelo è un ragazzo forte, imponente e fiero. La testa si volge a sinistra di scatto e lo sguardo si ferma verso il nemico: egli è colto nel momento in cui fissa l’avversario, il gigante Golia, e si prepara a sferrare il colpo mortale con l’impiego di una semplice fionda e di un sasso. David è nudo. Mostra impavido al mondo la sua bellezza, il quale, ammirandola, si sofferma anche lì. E ci si chiede il perché di tanta miseria.
Ecco la spiegazione. Oggi i “D” grandi sono un vanto e un segno di virilità, mentre all’epoca lo erano quelli piccoli. Le dimensioni grandi erano associati a specifiche caratteristiche negative: stupidità, bruttezza e lussuria.
Il breve filmato tratta proprio questo argomento, in maniera esilarante: il David è decisamente imbarazzato e umiliato dalle altre opere d’arte del museo a causa della sua nudità e soprattutto per… la dimensione minimale dei suoi attributi. Non gli rimane che lasciare il suo podio e fuggire alla ricerca di qualcosa per coprire le sue parti intime. Riesce quindi a rifugiarsi in un grande magazzino dove, le donne/manichino restano invece molto ben impressionate! David arriva alla fine a riscattarsi e a salvare la propria dignità.
Inutile dire che il successo del corto è stato straordinario e non abbiamo dubbi che, se ancora non l’avete visto, otterrà lo stesso divertito favore anche da parte vostra.
Quindi le dimensioni non contano, specialmente poi se il tuo fisico basta a compensare eventuali carenze. Nessun problema quindi per il David di Michelangelo, lui il fisico ce l’ha praticamente “scolpito”.