CuriosArte: Rrose Sélavy, l'alter ego femmina CuriosArte: Rrose Sélavy, l'alter ego femmina

CuriosArte: Rrose Sélavy, l’alter ego femmina

CuriosArte: Rrose Sélavy, l'alter ego femmina CuriosArte: Rrose Sélavy, l'alter ego femmina

CuriosArte: Rrose Sélavy, l'alter ego femmina CuriosArte: Rrose Sélavy, l'alter ego femmina Rrose Sélavy “nasce” nel 1920, quando firma un’opera per la prima volta: Fresh Widow, un ready-made formato da una finestra in stile francese con pannelli di cuoio neri che dovevano esser lucidati ogni giorno. Questo quotidiano strofinio trasforma la French Window (finestra francese), giocando con le parole, in una Fresh Widow, quindi una “vedova impudica”.

A partire da questa prima apparizione, le opere di Rrose si moltiplicano e questa figura appena nata cresce e inizia a possedere una propria biografia.
Rrose viene anche ritratta in alcune foto: a fotografarla è Man Ray.

Con un cappellino con fascia a motivi geometrici, ingioiellata e un sorriso inafferrabile, paragonabile a quello della Gioconda (e vedremo non a caso) nel 1921 la sua foto compare sulla rivista New York Dada.

CuriosArte: Rrose Sélavy, l'alter ego femmina CuriosArte: Rrose Sélavy, l'alter ego femminaMa chi era Rrose Sélavy?
“Volevo cambiare la mia identità e dapprima pensai di prendere un nome ebraico. Io ero cattolico e questo passaggio di religione significava già un cambiamento. Poi improvvisamente ebbi l’idea: perché non cambiare di sesso?”

Sono queste le parole con cui Duchamp non solo ha ridefinito i contorni dell’artista, ma anche quelli dell’individuo: questa irriverente e all’epoca scandalosa metamorfosi portò Marcel a vestire i panni della misteriosa e oggi iconica Rrose Sélavy, in collaborazione con Man Ray che la immortalò in una delle fotografie più famose di sempre. Lo scatto diventerà parte dell’identità artistica e personale di Duchamp, vivendo allo stesso tempo di vita propria come un alter ego femminile della sua dissacrante esistenza.

La fotografia permette a Duchamp-Rrose di esporre la figura dell’artista allo sguardo dello spettatore, al centro dell’immagine, posto generalmente occupato dalla donna modella o musa.

Dotata di un’immagine e di una biografia crescente, Rrose afferma con forza la sua esistenza: si arma di un biglietto da visita. Per l’artista Duchamp è un vero e proprio altro io, da vivere parallelamente a quello precedente.

Rrose scrive dei bon-mots, dei giochi di parole volutamente senza senso ma che a volte suonano espliciti così come esplicite sono le sue opere.
Per spiegare questo lato della sua personalità basta esaminarne il nome, che suona come
Eros c’est la vie (“Eros: così è la vita”). E il cui suono rimanda ad Arroser la vie: “Berci sopra, fare un brindisi alla vita”.
Al suo alter ego femminile, Duchamp conferisce sensualità e umorismo.

Duchamp e Rrose, sono fra gli artefici e al contempo fra le prove della scoperta di libertà dell’arte del Novecento: libertà di ridisegnare e ridisegnarci oltre le dicotomie, oltre i ruoli.

L’arte e il concetto di identità sono legati tra loro più di quanto si possa immaginare, dietro ogni opera si nasconde l’identità di colui che l’ha creata, quella di chi la guarda, e anche l’identità dell’opera stessa.

Nel Novecento, epoca segnata da un sentimento generale di incertezza e inquietudine, epoca di cambiamenti storici e culturali, tutte queste identità iniziano a interrogarsi più liberamente su loro stesse e sui propri confini. E li oltrepassano.
L’arte si scopre a sua volta libera.
Libera di giocare con il maschile e il femminile, di sanare i conflitti e rendere mobili i confini di questi due aspetti avvertiti come opposti perché tradizionalmente legati alla suddivisione dei ruoli all’interno della società.

CuriosArte: Rrose Sélavy, l'alter ego femmina CuriosArte: Rrose Sélavy, l'alter ego femmina È facile che si conosca Marcel Duchamp per il celebre orinatoio (La fontana, 1917) o la “Gioconda coi baffi” (L.H.O.O.Q., 1919). Anche in queste opere, a ben guardare, avviene una trasformazione di genere.

Per esempio La Fontana , è un orinatoio rovesciato che porta come firma “R.Mutt”, che sembra non dirci niente. Anteponendo però il cognome all’iniziale del nome R. otteniamo la parola “Mutter”, ovvero “madre” in tedesco. La forma dell’orinatoio, con questo rovesciamento formale, ricorda, infatti, la forma di un bacino femminile o di un vaso alchemico. A essere capovolta è allora anche la sua funzione di genere e un oggetto tipicamente associato al maschile vive così la sua mutazione al femminile.


CuriosArte: Rrose Sélavy, l'alter ego femmina CuriosArte: Rrose Sélavy, l'alter ego femminaStessa cosa per la Gioconda in
L.H.O.O.Q., al di là dell’irriverente gioco di parole racchiuso dietro il titolo “L. H. O. O. Q” (lettere che lette in francese rendono l’equivalente italiano della frase “Lei ha caldo al culo), la Gioconda è un simbolo artistico forte della donna come oggetto di rappresentazione privilegiato in pittura, appropriandosene e operando una trasformazione, Duchamp mette in discussione la relazione fra l’artista come individuo unico e maschile e l’opera femminilizzata.

Duchamp e il suo alter ego, Rrose Sélavy aprono alla possibilità di pensare l’artista come figura instabile e libera anche dal punto di vista dell’identità di genere.

 

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