CuriosArte: La governante di Meret - L'uso mutato degli oggetti CuriosArte: La governante di Meret - L'uso mutato degli oggetti

CuriosArte: La governante di Meret – L’uso mutato degli oggetti

CuriosArte: La governante di Meret - L'uso mutato degli oggetti CuriosArte: La governante di Meret - L'uso mutato degli oggettiFino al 1920 Charlottenburg era una città autonoma, oggi si trova nel cuore della capitale tedesca.
Qui Meret Oppenheim era nata il 6 ottobre 1913. Il suo insolito nome, Meret, veniva dall’episodio Meretlein del romanzo Grünen Heinrich dello scrittore e pittore elvetico Gottfried Keller.

Meret dimostrò una particolare predisposizione fin da subito per il disegno, la storia e il tedesco. Sua nonna, Lisa Wenger era pittrice e autrice di libri per ragazzi. Questo le permise di entrare presto in contatto con gli ambienti artistici e letterari e, in particolare, con lo scrittore Herman Hesse, per qualche anno sposato con sua zia Ruth Wenger.

Nel 1933 partì per Parigi e lì conobbe Alberto Giacometti e Hans Arp. In qualche modo il suo successo cominciò con l’orecchio di Alberto: la prima opera di Meret che ebbe risonanza si intitolava appunto L’orecchio di Giacometti. L’artista aveva allora 20 anni. Giacometti e Arp la invitarono a esporre, sempre nel 1933, al Salon des Surindependentes. Da quel momento fece parte del gruppo dei surrealisti.

Meret amava la psicanalisi. Le piacevano Klee, Modigliani, Matisse, il primo Picasso. Ma scelse sempre strade impervie e molto personali. A 16 anni, segnò sulla copertina di un quaderno l’equazione X = coniglio. La scritta piacque così tanto ad André Breton che la volle in regalo.
Era inquieta e trasgressiva ma la svolta avvenne nel 1936, quando inventò la tazzina coperta di pelo e la battezzò Colazione in pelliccia. Il Museum of Modern Art di New York la comprò subito, è rimasta l’opera simbolo del surrealismo.

Lo stesso anno legò un paio di scarpe da donna su un vassoio, facendole assomigliare a un pollo al forno, e le intitolò La mia governante. Ironia. Ma anche una spettacolare capacità di intuire quali provocazioni artistiche avrebbero superato la semplice soglia dello “scandalo” e si sarebbero imposte come idee-guida.
L’opera fu all’origine di uno scontro con la moglie di Max Ernst, Marie Berthe, che chiese il divorzio. Ernst aveva procurato le scarpe alla Oppenheim. Meret e Max, che si erano conosciuti a una festa nello studio di Kurt Seligmann, erano amanti: fu la goccia che fece traboccare il vaso. Anche se un anno dopo, Meret lo lasciò.

La mia governante è un assemblaggio di oggetti preesistenti a cui l’autrice assegna significati ben precisi: in primo luogo abbiamo le scarpe viste come oggetto feticcio e sessuale; la loro posizione rovesciata dimostra un sadismo maschile, e il fatto che siano legate e offerte su un piatto d’argento indica il piacere masochista. Sui tacchi delle scarpe troviamo le nappe utilizzate a decorazione degli arrosti poste come associazione tra il commestibile e il desiderabile; la corda intorno alle scarpe rappresenta un chiaro riferimento al bondage e al piacere sessuale. Quest’opera si pone all’interno del mondo e dell’arte surrealista, che nel 1936 aveva preso come cliché il mondo del feticcio.

L’arte di Meret Oppenheim è in questa maestria di dare alla realtà un peso nuovo e inatteso usando ironia e gioco come complementi inesauribili: una visione in contrasto con l’abitudine.
L’oggetto è trasformato e il suo uso mutato, diventando quasi animalesco e suscitando sempre dubbio e sorpresa. Con estrema sintesi e incisività la Meret riusciva a raccontare la fantasia: un ossimoro perverso.

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