CuriosArte: #IORESTOACASA. La presenza dell’assenza. “Hidden Spaces“ CuriosArte: #IORESTOACASA. La presenza dell’assenza. “Hidden Spaces“

CuriosArte: #IORESTOACASA. La presenza dell’assenza. “Hidden Spaces“

CuriosArte: #IORESTOACASA. La presenza dell’assenza. “Hidden Spaces“ CuriosArte: #IORESTOACASA. La presenza dell’assenza. “Hidden Spaces“Quale immagine più simbolica per il tempo presente?

Con le nuove misure di contenimento del coronavirus le città si sono svuotate lasciando spazio ad atmosfere sospese. Aleggia in esse un silenzio surreale, nell’attesa di tornare a riempirle con una nuova forza e vitalità non appena il pericolo sarà passato.

Torneremo nei teatri, nelle sale cinematografiche e nei musei a godere dei grandi capolavori dell’arte classica, i quali sono in grado di lasciare senza fiato ogni volta che si ha la possibilità di osservarli da vicino.

CuriosArte: #IORESTOACASA. La presenza dell’assenza. “Hidden Spaces“ CuriosArte: #IORESTOACASA. La presenza dell’assenza. “Hidden Spaces“Ma cosa succederebbe se queste opere venissero private della presenza umana?

È quanto ha provato a fare tra il 2007 e il 2008, l’artista e fotografo Jose Manuel Ballester, innamorato del senso della mancanza, della solitudine, del tempo come astrazione.

Ha eliminato ogni elemento umano nelle opere d’arte più famose al mondo per portare alla luce gli sfondi. Il fotografo madrileno ha semplicemente colto la poetica dei paesaggi, che nel suo lavoro non rappresentano solo un dettaglio ma il perno stesso dell’opera.

Quasi tutti noi abbiamo immagazzinato nelle nostri menti i soggetti protagonisti dei più celebri dipinti della storia dell’arte e di certo destabilizza vedere il paesaggio mesto, senza più fiori né creature mitologiche, della povera Venere del Botticelli: desaparecida anche lei, con la conchiglia rimasta a galleggiare.
Come vacante è la stanza de Las Meninas di Velàsquez: sparita la famiglia reale in posa e sparito il pittore di corte.

Il sacro desco de L’ultima Cena di Leonardo è disertato da Gesù e dagli Apostoli.
E poi Guernica di Picasso, ridotto a un collage di poche forme superstiti.
Ancora Velàsquez, con il Cristo crocifisso senza Cristo.
La Zattera della Medusa di Géricault, che ha visto annegare i suoi naufraghi.

Dell’inquietante fucilazione del 3 maggio 1808 di Goya, resta una lanterna al suolo, fra una chiazza di sangue e l’eco degli spari.
In queste opere, lo sfondo non è più solo un contenitore o uno sguardo secondario, ma diventa il protagonista assoluto.
Senza i loro protagonisti le opere diventano luoghi dove il racconto è senza tempo. La storia si è già svolta oppure no?
L’angelo e la Vergine dell’Annunciazione di Leonardo, si sono già incontrati o sono appena andati via?

Un fermo immagine dove tutto può accadere o è accaduto; ed è lo stesso spettatore, lasciato con la sua immaginazione, a ripopolare quello scenario, creando una nuova e propria storia.

A una prima visione le nuove creazioni ispirano un forte senso di inquietudine, soprattutto in questo periodo. Questo notevole lavoro digitale di alterazione dei dipinti classici, offre l’opportunità di evocare una nuova visione dei quadri.

Questi dipinti straordinari si tingono di mistero e funzionano, per l’occhio, come calamite, esercitando una suggestione che a distanza di ben 13 anni dalla loro creazione, si riempie di nuovi, drammatici, significati.

La materia viva scivolata via, improvvisamente, lascia un vuoto, un gran silenzio, scene sospese e spoglie, ma piene di memoria. Familiari ed estranee a un tempo.

Spazi occulti, che dopo un intervento artificiale si rivelano in tutta la loro nudità. Intuizione geniale dell’Arte, che ha il sapore inconsapevole di una premonizione, e, che fa da cassa di risonanza allo smarrimento attuale che stiamo tutti vivendo.

Jose Manuel Ballester è un pittore e fotografo spagnolo nato nel 1960. Laureato in Belle Arti, specializzato in pittura e interessato principalmente alle scuole italiana e fiamminga dei secoli XV e XVIII. Successivamente ha focalizzato la sua carriera sulla fotografia.

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