CuriosArte: Il mistero del più piccolo autoritratto del mondo CuriosArte: Il mistero del più piccolo autoritratto del mondo

CuriosArte: Il mistero del più piccolo autoritratto del mondo

CuriosArte: Il mistero del più piccolo autoritratto del mondo CuriosArte: Il mistero del più piccolo autoritratto del mondoA volte l’ignoto sonnecchia sotto la superficie delle cose note.

Non sembra esserci nulla di misterioso o ambiguo nel ritratto di questa giovane col volto innocente incorniciato dal bianco e pudico “soggolo”, il pesante velo che all’epoca copriva il collo e la testa delle donne sposate. Un velo fresco di bucato e ben inamidato. Il viso tondo e pieno, mostra una evidente timidezza della ragazza che sfugge con gli occhi ogni sguardo, ogni contatto. Tiene nella sua compostezza le mani garbatamente raccolte in grembo, la veste foderata di pelliccia che intravediamo ai polsi e l’anello d’oro al dito, ne rivelano lo status agiato.
Sia la novità della tecnica utilizzata, cioè l’olio su tela, che la posa di tre quarti, anziché di profilo, con il volto che incombe in primo piano tagliato da una luce che mette in evidenza ogni mimino particolare, fanno di questo quadro uno dei primi ritratti della pittura moderna.

Ma questa è solo la superficie…

Dipinto intorno al 1435, il ritratto è attribuito a Robert Campin, pittore che può considerarsi, con Jan van Eyck, un caposcuola della pittura fiamminga. L’identità della giovane resta tuttora ignota.
Nessuno stemma ne attesta l’appartenenza a una famiglia aristocratica, nè vi è presenza di alcun gesto rivelatore o simbolo esplicito che annoverano tanti ritratti tra quelli “silenziosi, infinitamente vicini e, allo stesso tempo, infinitamente lontani” citati dal grande storico dell’arte Erwin Panofsky.

Ma ecco che superata la superficie, un dettaglio illumina di una luce diversa quella giovane dall’apparenza così moderata e semplice.
L’immagine ingrandita del rubino, incastonato nell’anello d’oro alla sua mano destra, nasconde un mistero irrisolto.
Nei riflessi della pietra preziosa, si scorge un’apparizione singolare, il ritratto di un uomo, con barba, baffi e capelli lunghi. Qual’è l’identità di quello strano personaggio? Non certo il marito, il cui ritratto, nelle stesse dimensioni di quello della donna, e dipinto allo stesso modo, mostra un uomo completamente sbarbato, secondo i canoni della moda del tempo. L’espressione è seria e pensosa, e non ricorda minimamente lo scapigliato fornito di barba e baffi nell’ anello al dito della sua legittima consorte.

Eppure, il rubino, simbolo d’amore ardente, sarebbe la pietra più adatta a un pegno amoroso.

La scoperta di questo ritratto avvenne qualche anno fa, in modo fortuito, come spesso accade nell’arte:
l’archeologo tedesco Mirko Gutjahr, durante alcuni scavi compiuti nella casa appartenuta a Martin Lutero, ritrovò un anello senza pietra. L’anello era sicuramente della moglie di Lutero.
L’archeologo Gutjahr, si appassionò molto alla storia di quest’anello e fece alcuni studi e ricerche. Esaminò a tal scopo moltissimi ritratti di personaggi vissuti nel periodo Luterano, che indossavano dei gioielli che somigliavano all’anello ritrovato negli scavi. Durante queste ricerche, si imbattè, in questo “Ritratto di donna”. Incuriosito dall’anello al dito della donna ritratta, lo esaminò con molta attenzione, scoprì così il volto raffigurato nella pietra preziosa. Lo studioso ipotizzò che si trattasse di un autoritratto del pittore, il più piccolo autoritratto del mondo.
Ma perché mai Robert Campin si sarebbe immortalato in quell’anello?
Il pittore era molto sensibile al fascino femminile, proprio al tempo del ritratto era stato bandito dalla città per reato di adulterio e solo grazie all’intecessione della duchessa Maria di Borgogna, la pena fu commutata in una multa.
La piccola immagine, quasi invisibile a occhio nudo, era forse dunque una dichiarazione d’amore, dichiarazione azzardata e pericolosa perchè offerta proprio sotto gli occhi del marito.
Oppure il pittore aveva intenzione di raffigurare un demone, una allegorica figura che rappresentasse la tentazione in contrasto alla purezza ostentata dalla donna.
O infine il minuscolo ritratto, pottebbe essere solo una dimostrazione dell’abilità del pittore Campin.

L’enigma dell’anello rimane irrisolto, la donna del ritratto, continua a sfuggire al nostro sguardo, protetta dai candidi veli porta con sè i suoi segreti e la sua parte di mistero e ci intima, come tutti i capolavori dell’arte, di non fermarci mai in superficie, di non credere mai alle apparenze.

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