CuriosArte: Il figlio di Anthony Quinn e la “mano dell’artista”
Un tempo si diceva, “la mano dell’artista” per indicare un elemento inequivocabile di qualità, di pregio e di unicità che si rifletteva nelle opere di un artista. Poi, per una serie di ragioni troppo complesse da elencare in questo contesto, quella manualità è venuta man mano a mancare: esigenza troppo dispendiosa e improduttiva per una “società dei consumi” che, malgrado tutto però, tra le sue attività ha conservato anche l’arte.
Viene spontaneo chiedersi: ora che quella mano tanto spesso citata in passato è ritenuta non indispensabile, è altrettanto facile riconosce l’artista?
Venezia 2017. Le mani di un bambino, bianche e alte nove metri emergono dal Canal grande di Venezia come un mostro marino, sorreggono l’albergo Ca’ Sagredo, o forse cercano di rovesciarlo. L’installazione si chiama Support (sostenere), il suo messaggio sui cambiamenti climatici è forte: il potere di sostenere o distruggere il patrimonio globale che tutti noi condividiamo è nelle nostre mani. L’opera, dal grandissimo impatto visivo, fu
tra le protagoniste di quella Biennale. Centrando l’obiettivo di diffondere, attraverso un’opera d’arte, un messaggio tanto importante e attuale.
L’artista ha un cognome importante: Quinn ed è figlio dell’attore messicano-statunitense Anthony Quinn. Ha cominciato a scolpire a vent’anni. Ispirandosi a maestri come Michelangelo, Bernini e Rodin, si è specializzato nella rappresentazione della figura umana, specialmente le mani. Il suo obiettivo è quello di creare immagini comprensibili a tutti, quindi universali. Come modello per le mani Quinn ha usato quelle di suo figlio Anthony (che porta il nome del celebre nonno), investendole di un significato ancora più intimo.
Lorenzo Quinn torna a Venezia nel 2019, con un’installazione altrettanto monumentale, ancora una volta per lanciare un messaggio destinato al mondo intero.
Presso l’Arsenale Nord, una gigantesca sequenza di sei coppie di braccia congiunge due argini. Dodici mani enormi si cercano, sfiorano, toccano e intrecciano, evocando valori universali e senza tempo: amicizia, saggezza, aiuto, fede, speranza e amore. Ogni braccio è diverso dall’altro e suggerisce una precisa caratteristica dell’uomo. Una suggestiva scenografia alta 15 metri e larga 20 per invitarci a riflettere e superare le divisioni che inquinano i rapporti umani.
La scelta di Venezia non è casuale: “Venezia è una città patrimonio mondiale ed è la città dei ponti. È il luogo ideale per diffondere un messaggio di unità mondiale e pace in modo che molti di noi in tutto il mondo costruiscano ponti con gli altri piuttosto che muri e barriere” .
Il tratto stilistico di Lorenzo Quinn, cioè “la mano dell’artista”, consiste proprio nella rappresentazione delle mani.
Con le mani facciamo tutto: il bene e il male, diamo piacere e sofferenza, accarezziamo i nostri figli e osteggiamo i nostri nemici. Le mani sono uno strumento fondamentale per l’artista, perché permettono di agire e lavorare per costruire qualcosa, come singoli e come comunità.
Attraverso le mani Quinn crea arte comprensibile a tutti, senza frontiere e limiti. “L’arte è nata così. Le persone raccontavano le proprie storie attraverso le immagini. Sappiamo molto della nostra storia grazie all’arte, tutti possono capirla. Come artista vorrei continuare a fare questo, mi piace che tutti si possano immedesimare nelle mie opere.”
Lorenzo ha ereditato l’amore per l’arte e la scultura da suo padre, che oltre ad essere un attore amatissimo e un uomo vigoroso e passionale (ebbe in tutto ben 12 figli da 4 donne diverse) dedicava il suo tempo libero a dipingere e scolpire. Studente e amico del grande Frank Lloyd Wright, si fece apprezzare anche come artista.
Se le mani d’artista di Quinn hanno destato in voi mille e mille curiosità, fatevi un giretto qui