CuriosArte: i “morsi” di SOFONISBA ANGUISSOLA e CARAVAGGIO
Durante la sua gioventù Antoin Van Dyck soggiornò in Italia per studiare l’arte della pittura; si fermò anche a Genova dove ebbe modo di conoscere la pittrice Sofonisba Anguissola, ormai ottantenne e cieca, nella casa dei Lomellini. Antoin incontrò più volte la pittrice e disse in seguito: – Ho imparato di più sull’arte del colore da questa cieca che da tutti gli altri pittori vedenti.-
Il nome Sofonisba Anguissola non rotola via facilmente dalla lingua. Sembra quasi un personaggio di fantasia di Topolinia o Paperopoli! Non solo è un nome insolito, ma è anche un nome che, per molti, molti anni è passato inosservato e dimenticato. Il motivo per cui i libri di storia dell’Arte hanno trascurato Sofonisba è perché era una donna. Molti dei dipinti di Anguissola sono stati erroneamente attribuiti ad artisti maschi in quanto alcuni non riuscivano ad accettare che una donna potesse dipingere come, e addirittura, meglio degli uomini.
L’origine del nome Sofonisba è Cartaginese, apparteneva a una principessa che nel 3° secolo A. C. si era avvelenata perché non voleva essere violentata dai romani vincitori della guerra Punica.
L’artista, la quale aveva avuto l’accesso allo studio della pittura ma non della matematica e della prospettiva, grazie al sostegno paterno realizzò oltre che diversi ritratti anche studi sulle espressioni umane, memore dei disegni di Leonardo: il padre, Amilcare Anguissola, spedì alcuni lavori della figlia a Michelangelo Buonarroti, il quale ne notò il talento. Infatti Sofonisba fu spesso citata da Michelangelo Buonarroti e Giorgio Vasari per i suoi ritratti “Tanto ben fatti che pare che spirino e siano vivissimi” (Vasari 1566). Fra le opere che il padre inviò a Michelangelo vi era anche “Fanciullo morso da un granchio” realizzato da Sofonisba poco più che ventenne.
Il disegno ispirato proprio dal genio leonardesco, ritraeva Asdrubale, il fratellino di Sofonisba, piangente dopo esser stato morso da un gambero, quindi prontamente consolato da un’altra sorella, Europa.
Caravaggio, nei suoi primi anni romani, riprenderà direttamente l’invenzione della pittrice lombarda dipingendo “Ragazzo morso da un ramarro”.
Cosa rende tanto incredibilmente pregnante tale intuizione? L’artista aveva colto e fermato l’espressione del dolore infantile. Aveva colto l’istante, unico e irripetibile, in cui un lancinante dolore fisico si trasmette sul viso. In questo lavoro si intravede la matrice figurativa che porterà all’Espressionismo.
Come fece Michelangelo Merisi, che molto stimava quel precedente Michelangelo, a entrare in contatto col disegno? Che l’abbia visto studiando gli archivi del Buonarroti? Che ne abbia vista una copia?
Resterà uno dei misteri irrisolti dell’Arte.