CuriosArte: addio Botero, pittore delle figure tonde, colorate, abbondanti
“È morto all’età di 91 anni, ha avuto una vita straordinaria e se n’è andato al momento giusto”
sono le parole di Lina Botero, figlia di Fernando Botero Angulo, descrivendolo come una persona “che ha dedicato la vita al suo Paese, che è stato oggetto della sua opera artistica”.
Fernando Botero è pittore, scultore e disegnatore colombiano, nasce a Midellìn nel 1932. Da bambino resta incantato dall’architettura barocca e dalle illustrazioni di Gustave Dorè della “Divina Commedia”.
L’artista, conosciuto per le voluminose figure tonde, abbondanti e colorate, si è spento il 15 settembre, nella sua casa di Montecarlo. Il presidente della Colombia lo ha ricordato come “Il pittore delle nostre tradizioni e dei nostri difetti, il pittore delle nostre virtù”.
L’arte di Fernando Botero nasce dalla sua interiorità, è una necessità interiore, un bisogno che porta a un’esplorazione continua verso il quadro ideale.
Ma perché le figure nelle opere di Fernando Botero sono grasse?
Fernando Botero è sicuramente uno degli artisti contemporanei che fanno segnare la maggior distanza tra critica e pubblico. Amato in maniera incondizionata da tantissime persone, è guardato con sufficienza da molti critici.
Parte della critica definisce i suoi lavori come “semplicistiche caricature di figure in carne, inserite in soleggiati contesti familiari”, spesso è stato alternamente definito un fenomeno commerciale, un autore autoreferenziale, un artista slegato dalla realtà.
Ma nonostante il loro parere il pubblico considera Botero una sorta di icona dell’arte contemporanea, riconoscibile al pari dei più grandi artisti di sempre, da affiancare a Leonardo da Vinci, Warhol, Caravaggio, Picasso, e così via…
La sua estrema riconoscibilità è legata al suo stile, fedele a se stesso e di facile lettura, fondato sull’uso delle cosiddette forme dilatate che dànno vita alle “figure grasse“ che costituiscono un tratto distintivo dell’arte di Botero al punto da renderlo quasi proverbiale.
Il suo stile prende il via nel 1956, l’artista ha ventiquattro anni, e contrariamente a quanto si potrebbe pensare, applicò la sua “dilatazione” non a un essere vivente, ma a un oggetto, un mandolino. Mentre dipingeva uno studio per una natura morta, aveva raffigurato il foro di risonanza di un mandolino in proporzioni molto più piccole rispetto alla realtà, con la conseguenza che lo strumento sembrava molto più tozzo e allargato.
L’artista fu colpito e incredibilmente attratto da questa forma dilatata perché gli evocava una profonda sensualità. Dopo aver “dilatato” il mandolino, Botero iniziò quindi a dilatare le forme di altri oggetti, di animali, di esseri umani, conferendo a tutti quell’aspetto “grasso” che costituisce il suo marchio di fabbrica.
Ma per Botero, le sue non erano “figure grasse”.
“Non dipingo donne grasse. Nessuno ci crederà, ma è vero. Ciò che io dipingo sono volumi. Quando dipingo una natura morta dipingo sempre un volume, se dipingo un animale lo faccio in modo volumetrico, e lo stesso vale per un paesaggio. Sono interessato al volume, alla sensualità della forma. Se io dipingo una donna, un uomo, un cane o un cavallo, ho sempre quest’idea del volume, e non ho affatto un’ossessione per le donne grasse”.
In Botero, non sono soltanto le figure a essere ’grasse’, ciò vale anche per tutti gli oggetti presenti nell’immagine. In questo modo enfatizza costantemente nella sua pittura l’esagerazione, che scatta da un’inquietudine estetica, e svolge una funzione stilistica.
Botero è un pittore figurativo, ma non realista. Le sue figure sono simili alla realtà, ma non la rappresentano.
Tutto nei suoi dipinti è voluminoso, usa la dilatazione come simbolo della trasformazione della realtà in arte. La sua creatività e il suo ideale estetico sono basati sulla forma e sul volume. Le sue figure dilatate non sono mostruose o caricaturali. Al contrario, per lui la deformazione deriva sempre dal desiderio di incrementare la sensualità e la tenerezza dei suoi dipinti.
L’artista associa le forme dei suoi soggetti al piacere, all’esaltazione della vita, perché l’abbondanza comunica positività, vitalità, energia, desiderio: tutti concetti che hanno a che fare con la sensualità, intesa non in senso erotico ma come espressione di piacere.
Si tratta di una concezione ancestrale, radicata nel sostrato culturale delle società primitive, incluse quelle dell’America Latina, per le quali bellezza e abbondanza erano concetti strettamente collegati.
La dilatazione è divenuta quindi il segno dello stile di Fernando Botero, tanto potente da essere applicato anche a soggetti con temi tragici come la Passione di Cristo.
Per alcuni le sue opere sono poco serie, quasi infantili. Per altri sono ripetitive e noiose. Per altri ancora sono dotate di un significato profondo, di critica alla società dei consumi, una proposta alternativa di canone di bellezza.
CuriosArte lo ricorda con le sue parole:
«Nell’arte il segreto per crescere è confrontarsi. Un’esposizione in un museo è una opportunità per confrontare un’opera con un’altra che è sempre la migliore lezione di pittura. Occorrono occhi freschi, liberi da ogni pregiudizio. Fortunatamente l’arte ha una grande dote, quella di essere inesauribile. È un processo senza fine, nel quale non si smette mai di imparare».
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