CuriosArte: 30 anni di Nightmare Before Christmas – fenomeno di arte pop ben oltre il cinema
Erano gli anni ‘80, in quel periodo dell’anno dove l’autunno tinge di grigio il cielo e di arancio le foglie degli alberi. Tim Burton, camminando per le strade di Burbank, vede un negoziante sostituire in vetrina gli addobbi di Halloween con quelli di Natale. In lui nasce una grande nostalgia, tanto da spingerlo a scrivere una poesia. La nostalgica dolcezza della poesia di Burton sarà il seme dell’idea che darà vita al mondo gotico e magico di Nightmare Before Christmas.
“È stato molto tempo fa, più di quanto ora sembra,
in un posto che forse nei sogni si rimembra,
la storia che voi udire potrete,
si svolse nel mondo delle feste più liete.
Vi sarete chiesti magari dove nascono le feste.
Se così non è, direi che cominciare dovreste!”
Nightmare Before Christmas inizia con una voce narrante che recita proprio una poesia, come l’origine stessa del film.
Jack Skeletron (Skellington nella versione originale) re delle zucche, annoiato dalla routine dei soliti preparativi per Halloween, scopre per caso l’esistenza del Natale. Affascinato, vorrebbe impegnare la sua città nei festeggiamenti per questa celebrazione misteriosa, cercando di spiegarne il significato ai vari mostriciattoli, streghe e vampiri suoi sudditi. Ma il significato è poco chiaro anche a lui, sembra sfuggirgli continuamente e spaventa Sally, la bambola di pezza di lui segretamente innamorata. Impadronirsi di qualcosa che non si conosce, come spacciarsi per qualcuno che non si è, è pericoloso. Ma è anche divertente, è pura evasione. In una scena si vede Jack scrivere su una lavagna un’equazione costellata di agrifogli e pacchetti regalo…
Tim Burton, all’epoca era al soldo della Disney, naturalmente Disney non apprezzò lo spirito tetro di cui era intriso il film. Uno degli aspetti su cui non concordava affatto era la scelta di raffigurare la testa di Jack Skellington come un teschio senza occhi. Disney aveva richiesto di dare degli occhi al personaggio di Jack per renderlo più amichevole e umano. La prima regola della loro animazione era che gli occhi servivano a esprimere le emozioni, ma Burton non si lasciò convincere.
L’espressione dei sentimenti nel film è completamente affidata alla musica, composta da Danny Elfman, (che nella versione originale dà la voce a Jack, Renato Zero nella versione italiana). Ogni pezzo sembra cucito addosso ai personaggi e ne illustra un tratto del carattere, come avviene per il lamento di Jack e la nenia di Sally.
I ritratti musicali, a volte volutamente grotteschi, come il jazz del Bau Bau e il cabaret dei suoi scagnozzi, costituiscono un tassello meravigliosamente cesellato di un mondo ricchissimo e altrettanto variegato. Il confine tra buoni e cattivi è netto o inesistente, a seconda dei punti di vista, e anche un atto apparentemente insopportabile come il “rubare il Natale”, se a farlo è un simpatico scheletro avvilito dalla noia esistenziale, diventa umanamente perdonabile e comprensibile anche dai più piccoli.
All’inizio Burton pensò di costruire le basi del film nel modo classico, partendo da una sceneggiatura completa per poi mettere insieme il cast tecnico e iniziare la lavorazione della pellicola, si rese però conto che la storia aveva un’anima diversa, che proveniva direttamente dai testi musicali.
I testi di Tim Burton e le composizioni di Danny Elfman furono quindi la vera base di partenza della realizzazione del film, sulla quale gli animatori poterono iniziare a lavorare.
Si iniziò a costruire i modellini dei pupazzi e delle scenografie ancora prima che ci fosse una vera e propria sceneggiatura.
La scelta della realizzazione in stop-motion fu una sfida che allungò notevolmente i tempi di lavorazione, ma per Burton quel tipo di animazione era l’unico in grado di conservare la “fisicità” che cercava per dar vita a quei personaggi così ai margini e così paradossalmente “umani”.
la regia di Nightmare Before Christmas viene erroneamente assegnata a Tim Burton. In realtà Burton ideò e sviluppò il soggetto, creò i personaggi e i loro look e fu produttore del film, ma il regista fu Henry Selick.
Nonostante lo stile gotico all’epoca fosse giudicato inadatto ai più piccoli, il film, arrivato al suo 30° halloween, è diventato un classico senza tempo. Il motivo è comprensibile: parla di tutti noi, delle nostre insicurezze e delle umane ambizioni.
Lo stesso Burton affermò:
“Quando cresci in un ambiente neutro e vuoto, qualsiasi forma di ritualità, come appunto una festa, ti dà un senso di appartenenza a un luogo. Nelle periferie, dove il senso di vuoto e di sradicamento è ancora più accentuato, ci si può sentire davvero molto insicuri; le feste, soprattutto queste due, diventavano un modo per ritrovare una sorta di fondamento”
Da questa osservazione scaturisce la storia disturbante e accogliente al tempo stesso, fatta di paure e desideri ugualmente familiari a tutti noi,. È questo che ci rende così impazienti di oltrepassare la radura e l’albero con la porta a forma di zucca, sulle note trascinanti di This is Halloween.
“Vi sarete chiesti magari, dove nascono le feste.
Se così non è, direi che cominciare dovreste…”