Covid-19, come tracciare i superspreaders? I risultati in uno studio firmato anche dall’Università di Parma Covid-19, come tracciare i superspreaders? I risultati in uno studio firmato anche dall’Università di Parma

Covid-19, come tracciare i superspreaders? I risultati in uno studio firmato anche dall’Università di Parma

Covid-19, come tracciare i superspreaders? I risultati in uno studio firmato anche dall’Università di Parma Covid-19, come tracciare i superspreaders? I risultati in uno studio firmato anche dall’Università di ParmaCovid-19, come tracciare i superspreaders, ossia gli individui infetti asintomatici che hanno molti contatti? Un team italiano di ricercatori dell’Università di Parma e degli istituti IMEM e ISC del CNR ha pubblicato su Nature Communications uno studio che svela un elemento cruciale per determinare l’efficacia delle procedure di contact tracing (tracciamento dei contatti) per il contenimento dell’attuale pandemia.

L’isolamento degli individui sintomatici e il tracciamento degli asintomatici sono due punti fondamentali nelle strategie per il contenimento della diffusione del Covid-19.

Le procedure di contact tracing seguono due strade: il contact tracing manuale, basato su interviste fatte dal personale sanitario per la ricostruzione delle catene di contagio, e  il tracing digitale, che sfrutta app installate sugli smartphone.

Sulla carta, la procedura digitale permetterebbe di superare molti problemi della procedura manuale, tra cui il ritardo tra quando un individuo scopre di essere infetto e l’isolamento delle persone con cui è entrato in contatto, la difficoltà di ricordare tutti i contatti potenzialmente pericolosi, e anche, non ultimo, il costo.

Tuttavia il problema non è così semplice perché le due procedure campionano in maniera diversa i contatti.

Il nuovo studio, condotto da Raffaella Burioni, docente al Dipartimento di Scienze Matematiche, Fisiche e Informatiche dell’Università di Parma, Marco Mancastroppa, dottorando in Fisica dell’Università di Parma, Alessandro Vezzani dell’IMEM CNR di Parma e Claudio Castellano di ISC – CNR di Roma,  ha analizzato l’efficacia delle due strategie di tracciamento dei contatti in un modello di diffusione epidemica con i parametri empirici che descrivono la propagazione di SARS-COV-2.

I risultati mostrano che, anche ipotizzando una diffusione elevata dell’app digitale nella popolazione, il contributo del contact tracing digitale alla mitigazione dell’epidemia rimane limitato, mentre la procedura manuale è molto efficace.

Questo si verifica proprio a causa della differenza intrinseca nel modo in cui le due strategie campionano la popolazione e che ha effetti molto rilevanti quando, come nel caso dell’attuale pandemia, ci sono individui con un grande numero di contatti.

La differenza è chiara considerando cosa succede con un individuo infetto asintomatico che ha avuto molti contatti, un “superspreader”: con la procedura manuale è molto probabile che qualcuno dei suoi tanti contatti si ricordi dell’incontro e permetta così di identificare il superspreader; con il contact tracing digitale, se il superspreader non utilizza l’app non è possibile in alcun modo risalire a lui.

Questo risultato permetterà di valutare in dettaglio punti di forza e di debolezza delle due strategie e apre la strada all’identificazione di strategie ibride ottimali di contact tracing.

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