Chronos & Kronos, ovvero Paolo&Francesco - Che fare? Chronos & Kronos, ovvero Paolo&Francesco - Che fare?
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Chronos & Kronos, ovvero Paolo&Francesco – Che fare?

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Che fare?

F: Cosa stai guardando? Bastardi senza gloria? Dài, che poi hai gli incubi.

P: Fa’ fa’ lo spiritoso. Guarda che scena, che tensione. La sento dentro.

F: Ti credo. Tarantino.

P: No, Lui non c’entra. Il mio personalissimo ufficiale delle SS che mi tortura è la coscienza, fRa. Io non so quanto resisterò ancora tra l’incudine della compiacenza, della condivisione sociale (a marzo mi sono docilmente accodato nel fare festosi auguri whatsappati a una dozzina di Giuseppe e a un centinaio di papà), e il martello dell’andate tutti a quel paese.

F: Te l’avrò detto centinaia di volte: quei maledetti cosi devi lasciarli perdere. Siete come gli indios ai tempi dei conquistadores, voi anziani. Non avete gli anticorpi giusti, fate un casino che la metà basta.

P: La settimana scorsa, quello che abita al quarto piano, e sta con la rumena che ha trent’anni meno di lui, ha avuto la bella idea di regalarmi una raccolta di sue poesie pubblicata con la solita casa editrice che ti assicura una royalty del due per cento dopo la trecentesima copia e ti impone di comprare duecento copie al prezzo di copertina, sulle quali non avrai nessuna sontuosa royalty perché praticamente le hai vendute a te stesso e allora non vale.

F: Ecc’alla. Cosa c’entra la rumena, però?

P: Mi ha fatto anche la dedica: All’amico Paolo, con affetto e la speranza che possa apprezzare”. E adesso come faccio a dirgli che ho letto le prime cinque, che mi è bastato perché mi hanno fatto vomitare, e ho portato il suo libro a un parco che lui non frequenta e l’ho abbandonato su una panchina?

F: Dovevi farle leggere a me. Tu sei il solito impietoso. Ci leggo anche un canticchio di invidia. La rumena, sai…

P: No, non sono impietoso, fRa! Sono obbiettivo. Vuoi un assaggio? Stai a sentire: “Nella nebbia il tuo volto mi appare / a tratti / come barchetta nella tempesta / onde sono le tue lacrime e le mie / unite dal medesimo dolore / ….”

F: Ho capito, ho capito. Grazie.

P: Va bene, va bene, non vado avanti!

F: Comunque mi pare che il pericolo sia scongiurato, no? Chissà dove sarà adesso quel libro.

P: E se mi chiede “ti è piaciuto?”? Se me lo chiede, proprio non ci riesco a dirgli che il libro mi è piaciuto, ma che belle poesie! Sarebbe come tentare di mandar giù un boccone mentre sei in pieno sforzo per vomitare. E se non mi chiede niente e io non gli dico niente? Capirà. E il risultato sarà che dopo un paio di settimane non mi saluterà più in ascensore. Chi se ne importa, no? Tanto, nemmeno prima ci salutavamo. Dico prima che mi regalasse il suo libro di poesie.

F: Bene, allora meglio così. Guarda il film. Perché credi che il contadino abbia così paura dell”SS? Perché c’è, tra loro, una conoscenza pregressa. Il contadino sa chi è Hans Landa e viceversa. Si conoscono. Poi fanno finta di niente, perché la società così impone. Ma la realtà è ben diversa. Si incontrano perché uno deve incontrare l’altro.

Tra te, tra noi anzi, e i nostri vicini, ormai, è inutile conoscersi. Oggi siamo persone da tenere di conto perché “non si sa mai”: spettacoli teatrali a cui presenziare, campagne di finanziamento o sensibilizzazione a cui partecipare, firme da apporre su petizioni ridicole. Chi se ne importa se tutti i giorni non ci salutiamo. Una conoscenza, oggi, deve essere funzionale.

P: Avrei potuto dirgli subito: “No, grazie, le poesie di scribacchini come lei mi fanno cacare” e avremmo risparmiato: lui un libro che gli è costato 17 euro, io tutto ‘sto arrovellamento di coscienza.

F: Lo meriterebbe? Anche una critica spietata deve avere una ragione. Quei libri sono scritti per essere lodati, basta. Altrimenti meglio tacere. Del resto, uno è Autore nella misura in cui riesce ad accettare le critiche, anche feroci, in quanto fondamentali alla sua crescita di autore. Ma lì non c’è nessuna voglia di crescere; forse solo la voglia di far colpo, di dar corpo a fantasie recondite. Siamo o non siamo un popolo di grandi risparmiatori? Il tuo vicino avrà avuto qualche soldo da parte, e allora…

P: Insomma, fRa. Che fare?, come diceva il povero Lenin?

F: Niente. E poi pure Lenin, quella domanda l’ha copiata da un autore russo molto più importante, Cernysevskij. Perciò, è tutto relativo. Ma la mannaia del silenzio…

Paolo Banfi & Francesco Tozzi

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