“Basta la salute”, tra Giubileo e cure palliative
Il virus contro l’epatite C e la protesta delle associazioni animaliste
Il 24 dicembre si apre il Giubileo, si cercherà di capire come la Capitale e la Regione si stiano attrezzando per accogliere 30 milioni di pellegrini. Sarà intervistato il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca: 34 gli interventi in tutte le province, 70 su Roma, per un investimento di 155 milioni tra assunzione di nuovo personale, un migliaio tra infermieri e medici, aumento di ambulanze e punti di primo soccorso mobili, la ristrutturazione e l’ammodernamento di molti ospedali, e 350 defibrillatori che saranno posizionati nelle zone più frequentate della Capitale.
E poi il personale e le strutture per le cure palliative: anche per questa specializzazione vanno semideserti i concorsi; eppure, dice l’OMS, in Italia tra le 450 mila e le 500mila persone avrebbero bisogno di cure palliative. Appena 42mila invece riescono a essere ricoverati nei 307 Hospice, che sono distribuiti in modo non uniforme nel Paese: il 53% al Nord, il resto al Centro e al Sud. Pochi anche i medici che ci lavorano, 500, con 2100 infermieri, 3199 i posti letto. E non va meglio per l’assistenza domiciliare, spiega il direttore della Fondazione Sanità e Ricerca, Italo Penco: appena 750 medici pallativisti, 1500 gli infermieri addetti.
Dal 2015, quando è stato commercializzato il primo farmaco capace di eradicare il virus dell’epatite C, in Italia sono stati curati 260mila pazienti; altri 200mila sono contagiati, possono trasmettere il virus e andare incontro alla insufficienza epatica, alla cirrosi e al carcinoma, ma non sono consapevoli del rischio perché non si sottopongono allo screening. Ne parla Gianpiero D’Offizi, direttore di epatologia allo Spallanzani di Roma.
La delusione delle associazioni animaliste sulla manovra finanziaria.