Arte contemporanea protagonista a Radicondoli – Fino al 31 agosto mostre performance installazioni sonore per vicoli e luoghi nascosti del borgo senese
Il progetto artistico paesaggi contemporanei, a cura del Comune di Radicondoli e in collaborazione con Radicondoli Arte, aprirà la 35a edizione del festival di Radicondoli con un ricco programma: il 17 luglio la mostra Come complicarsi la vita e guardare le nuvole di Simone Gori e il duo artistico Antonello Ghezzi e due loro installazioni ambientate nello sfondo di Radicondoli.
Seguirà il 18 luglio Boschetto sonoro – architettura musicale di Antonio Aiazzi e l’installazione sonora di Adelita Husni-Beyper per il progetto Una boccata d’arte. Infine il video documentario a cura dello Schermo dell’arte Watermark di Jennifer Baichwal, Edward Burtynsky.
Il tutto nello straordinario patrimonio paesaggistico ambientale che circonda Radicondoli, in luoghi ricchi di fascino architettonico e di memorie come gli ex lavatoi, la terrazza che dal Comune si apre sulla vallata intorno al paese, l’antico e dimenticato boschetto del pianetto, e altri luoghi fuori e dentro il paese, sperimentando anche nuove forme di comunicazione e di rapporto con lo spazio.
L’intento del Comune di Radicondoli – in maniera parallela e complementare al festival di teatro, musica e danza oramai consolidato a livello nazionale che proseguirà fino al 31 luglio con un ricco programma di teatro, musica, danza e live performance – è di valorizzare anche attraverso l’intervento artistico alcuni luoghi che per motivi diversi nel corso degli ultimi anni sono stati dismessi o male utilizzati e rivitalizzarli in una nuova dimensione in rapporto con la comunità.
Sono stati così selezionati lavori che sono espressione artistica del cambiamento contemporaneo facendo diventare il territorio di Radicondoli uno spazio privilegiato per il dialogo interculturale e intergenerazionale. Un luogo dove si compie una osmosi tra artisti e comunità, in una forma di antico rito collettivo, tra la festa popolare e la performance.
17 luglio ore 17.30
Palazzo Bizzarrini
Come complicarsi la vita e guardare le nuvole
mostra collettiva di Simone Gori e Antonello Ghezzi
Una nuvola è anche un’isola, è un posto dove si vorrebbe andare, nascondersi e volteggiare. È un tappeto volante e un’astronave, un nascondiglio, un cuscino dove atterrare. È tutto quello che la nostra immaginazione potrà vedere e se la immagini c’è, se la disegni la porti con te ma se la perdi la vorrai ritrovare e questo continuo immaginare, sperare, sognare e amare è tutto un sistema per complicare, complicarci la vita sì, ma è quello che per fortuna si continua a fare.
Terrazza del Palazzo Comunale
L’artista trae ispirazione dal capitolo primo del Piccolo Principe, dove l’autore racconta tramite una storia d’infanzia l’incomprensibilità degli adulti nei confronti dei disegni dei bambini, i quali razionalizzando le immagini, perdono il senso vivo dell’immaginazione.
L’opera si compone dell’immagine di due bambine riprese nell’atto di disegnare il cielo con due grandi gessi: uno di colore bianco ed uno azzurro. Dispettose ed irriverenti si divertono a cambiare continuamente il cielo, a disegnare le nuvole che i grandi cercano di capire, a mostrare le stelle che ci permettono di navigare.
L’immagine è collocata su di una grande lastra di acciaio specchiato formato da una pavimentazione che volge all’infinito. Posta nella terrazza panoramica del Comune di Radicondoli, riflette il cielo sovrastante, effimero e mutevole.
L’artista pone un cambio prospettico, dove il focus non è più sul caratteristico e permanente panorama circostante, ma sul cielo . È un invito a navigare liberi con la potenza della nostra immaginazione.
La ricerca di Simone Gori (Firenze, 1986) si interessa al dialogo tra arte, luoghi e persone.
Invita il pubblico alla riflessione, interrogandolo senza filtri su temi essenziali della condizione post moderna. Le sue opere si compongono di una pluralità di materiali e tecniche da piccole sculture a grandi installazioni ambientali operando ogni volta in stretta sinergia con il contesto. Nel 2012 l’opera Bianco ‘900 entra a far parte della collezione della Fondation Maeght a Saint Paul de Vence.
Nel 2019 l’opera “Il Creatore di Nuvole” entra a far parte della collezione della Fattoria di Celle a Santomato – Pistoia.
Ex lavatoi
Vedere me in te – Installazione di Antonello Ghezzi
Esiste un posto misterioso ed evocativo a Radicondoli dove sembra di sentire nel silenzio un vociare antico. I lavatoi sono stati un luogo di condivisione, di amicizia, dove le relazioni umane si intrecciavano nel quotidiano, con le mani nell’acqua e gli occhi che si guardano.
Nel libro “Alcibiade primo”, Platone racconta di un dialogo tra il suo maestro Socrate e il politico Alcibiade. Riflettono sull’iscrizione “Conosci te stesso” inscritta nel Tempio di Delfi e sul suo significato da cui scaturisce una riflessione preziosa che ci parla ancora, forse più forte di prima.
Vedere me in te è una installazione artistica site-specific, un portale di specchi, incastonato negli spazi dei lavatoi, che riporta le parole: Se uno, con la parte migliore del suo occhio guarda la parte migliore dell’occhio dell’altro, vede se stesso. Esorta a guardarsi nell’altro e riconoscersi.
Antonello Ghezzi è un collettivo composto da Nadia Antonello e Paolo Ghezzi.
Il duo, nato nel 2009 a Bologna, ha esposto in numerose istituzioni e musei internazionali tra cui: Biennale di Beirut, Wayfarers di Brooklyn New York, Parlamento Europeo di Bruxelles, Gnration di Braga in Portogallo, Museo per la Memoria di Ustica di Bologna, Miasto Ogrodow di Katowice, Palazzina dei Bagni Misteriosi di Milano, Artbab Manama in Bahrain, Tanit Gallery di Beirut, Sound Design Festival di Hamamatsu in Giappone, Istituto Italiano di Cultura di Atene, Usina del Arte a Buenos Aires, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Museo di Villa Croce di Genova, Moscow Bienniale, Pitti Uomo di Firenze, Sarajevo Winter Festival, Blik Opener di Delft, Arsenale di Verona e CIFF di Copenhagen.
Gli artisti collaborano con aziende e scienziati, inserendo l’arte nella vita quotidiana, con installazioni che coniugano tecnologia, realtà e poesia.
Scuderie e alcuni vicoli del centro storico
Installazione sonora di Adelita Husni-Bey
Radicondoli è l’unico borgo toscano a far parte del progetto Una boccata d’arte giunto alla seconda edizione realizzato da Fondazione Elpis in collaborazione con Galleria Continua di San Gimignano.
Adelita Husni-Bey artista e pedagoga, influenzata dall’anarco collettivismo, il teatro, la giurisprudenza, gli studi urbani, ha rappresentato l’Italia alla 57 Biennale di Venezia nel 2017.
A Radicondoli lavorerà su un’opera partecipata a seguito di un laboratorio con quattro giovani musicisti dell’orchestra da camera di Radicondoli e al coinvolgimento di voci narranti, registrando suoni e voci del paese.
18 luglio ore 10,30- 13 15,30-18,30
Visita guidata alle installazioni e alla mostra di Simone Gori e del duo artistico Antonello Ghezzi
ore 18,30 località Pianetto
Boschetto sonoro – architettura musicale a cura di Antonio Aiazzi
Un luogo di grande fascino, molto amato dalle persone anziane del paese che erano abituate a frequentarlo in occasione di feste e di riunioni conviviali, ma che da tempo non viene più utilizzato.
Un piccolo bosco di querce cresciuto su una particolare e bizzarra concrezione pietrosa dove all’interno si dipanano dei piccoli sentieri, diventa luogo di introspezione e di ascolto, una specie di bois sacrè, che si erge come una protuberanza strana e forse con qualche misteriosa e antica origine a difesa e memoria del paese.
Antonio Aiazzi, tastierista, storico fondatore del gruppo rock Litfiba, lavora da tempo su percorsi sonori di ricerca fra musica classica e contemporanea con particolare attenzione al contesto ambient.
Ore 21,15 Pieve vecchia della Madonna
Watermark di Jennifer Baichwal, Edward Burtynsky, Stati Uniti 2013, 90′
Proiezione a cura dello Schermo dell’arte. Ingresso libero
Dopo il successo di Manufactured Landscapes (2006) la pluripremiata filmmaker Jennifer Baichwal e il noto fotografo canadese Edward Burtynsky tornano a lavorare insieme a un travolgente progetto cinematografico sulla complessa relazione tra l’essere umano e l’acqua.
Watermark unisce storie da tutto il mondo ed eccezionali riprese aeree che testimoniano l’impatto sul paesaggio determinato dall’intervento umano.
Il cantiere della più grande diga al mondo costruita in Cina, il delta del fiume Colorado ormai divenuto un arido deserto, le concerie di Dhaka dove ogni giorno vengono prodotti 21.000 metri cubi di scarichi tossici, la spiaggia di Kumbh Mela nella quale trenta milioni di persone si riuniscono per bagnarsi nelle acque sacre del Gange, sono alcuni delle immagini di atroce bellezza che compongono questo ritratto. Vincitore nel 2005 del TED Prize per il proprio impegno nella causa ambientale, Burtynsky documenta con le sue immagini l’impatto dell’umanità sul pianeta. Celebri in tutto il mondo, le sue fotografie fanno parte delle collezioni di oltre cinquanta musei, tra cui la Tate di Londra, il MoMA e il Guggenheim di New York.
Lo schermo dell’arte è un progetto internazionale dedicato a esplorare e promuovere le relazioni tra Arte Contemporanea e cinema attraverso un Festival cinematografico annuale (che da diversi anni si svolge a Firenze), attraverso l’attività di promozione di artisti che lavorano con le moving images e con le nuove tecnologie