ARTCURIAL - In asta a Parigi "Il cestino di fragole di bosco" di Chardin stimato 12-15 milioni di Euro ARTCURIAL - In asta a Parigi "Il cestino di fragole di bosco" di Chardin stimato 12-15 milioni di Euro
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ARTCURIAL – In asta a Parigi “Il cestino di fragole di bosco” di Chardin stimato 12-15 milioni di Euro

ARTCURIAL - In asta a Parigi "Il cestino di fragole di bosco" di Chardin stimato 12-15 milioni di Euro ARTCURIAL - In asta a Parigi "Il cestino di fragole di bosco" di Chardin stimato 12-15 milioni di EuroIl 23 marzo 2022, il dipartimento Old Master & 19th Century Art di Artcurial e Cabinet Turquin presentano in asta un capolavoro di Jean Siméon Chardin (1699-1779), “Il cestino di fragole di bosco”.
Chardin ha dipinto circa centoventi nature morte, spesso ritraendo lo stesso soggetto: oggetti, frutti, in particolare calici d’argento, teiere, lepri, prugne, meloni e pesche. Questa natura morta è l’unica firmata dall’artista in cui compaiono le fragole di bosco come tema principale.

Esposta dall’artista al Salone del 1761, riscoperto da François-André o Eudoxe Marcille un secolo dopo, prima di scomparire dalla vista del pubblico sino alle retrospettive dedicate all’artista organizzate a Parigi nel XX secolo, questa piccola tela è diventata nel mentre un’icona dell’arte occidentale, combinando una composizione di sublime semplicità geometrica con un’eccezionale qualità esecutiva.

Passata inosservata al tempo della sua realizzazione, “Il cestino di fragole di bosco” è diventata nel tempo una delle immagini più famose del XVIII secolo francese, regolarmente riprodotta sulle copertine di cataloghi dedicati a Chardin.

Ideale proseguo delle rare raffigurazioni di coppe di fragole di pittori nordici e francesi del XVII secolo, come Jacob van Hulsdonck, Adriaen Coorte e Louyse Moillon, questo dipinto collega i due secoli, mentre si dirige con risolutezza verso la modernità. Infatti, il soggetto qui è quasi meno importante della sua rappresentazione in volumi e forme, come dimostrano il cilindro dei bicchieri e il triangolo formato dalle fragole. Chardin è soprattutto apprezzato per il silenzio che arieggia nei suoi lavori, la poesia che emana dalla realizzazione di oggetti ordinari, un invito a meditare e un passo indietro rispetto al turbinio coevo.

Il dipinto qui rappresentato è direttamente paragonabile con “Il cestino di prugne” (Parigi, Louvre) e “Il bicchiere d’acqua e la tazza di caffè” (Pittsburgh, Carnegie Institute of Art), datate allo stesso periodo ed entrambe considerate come capolavori assoluti. All’epoca, Chardin era all’apice della sua carriera come artista. La virtuosità del pittore è evidente nell’incredibile trasparenza dell’acqua nel bicchiere, la rappresentazione della frutta è sia precisa sia fluida, come se si trattasse di un’unica forma messa in rilievo dai segni bianchi dei due incarati i cui piccioli rompono la regolarità dello schema.

La modernità delle nature morte di Chardin trova importante eco nella produzione dei suoi contemporanei, come impressionisti, in particolare con FantinLatour, Monet, Renoir… e il rigore delle sue composizioni geometriche tornerà nel XX secolo nelle opere di Cezanne, Morandi, sino a Wayne Thiebault.

Un capolavoro dalla collezione Marcille
François Marcille (1790-1856) ha riscoperto la pittura del XVIII secolo che durante la prima metà del secolo successivo era stata dimenticata, e ha setacciato i mercatini delle pulci, insieme a un altro grande entusiasta, Louis La Caze, costruendo ciascuno la sua collezione.

The Marcille Collection, che comprende circa 4500 dipinti, include 40 tele di Boucher, 30 di Chardin e 25 di Fragonard, è stata separata dalla parte di disegni e divisa tra i due figli Eudoxe (1814 -1890) e Camille (1816-1875). Il fratello più anziano ha dimostrato lo stesso appetito del padre per le scoperte e le acquisizioni, ogni lunedì dava il benvenuto ad appassionati come i fratelli Goncourt e il giovane Edgar Degas, così come ai colleghi del dottor Louis La Caze.

Nel marzo 1861, Eudoxe Marcille diventa membro della Museums Advisory Commission e membro della giuria alla Grande Esposizione di Londra. Nel 1865, si unisce alla giuria dei Saloni annuali, prima per le incisioni, poi per la pittura. Nel 1870 diventa direttore del Musée d’Orléans dove ha conferito grande dinamicità alla collezione esistente. Questo dipinto è rimasto nelle mani dei discendenti di Eudoxe Marcille sino a oggi. Si tratta di uno dei più importanti dipinti francesi del XVIII secolo a essere in mani private, stimato intorno ai 12-15 milioni di euro.

Da Diderot ai fratelli Goncourt, la critica su Chardin
«Questa è una magia misteriosa. Ci sono strati sottili di pittura applicati uno sopra l’altro, l’effetto emerge dalla superficie dal fondale. In altri punti, sembra quasi come se del vapore fosse stato soffiato nella tela, altrove una luce come spruzzata. (…) Avvicinandosi, tutto quanto si sfuma, fluttua e scompare; allontanandosi tutto torna in forma e si ricrea esattamente come appariva» Diderot, Salone del 1763 «Si è detto di lui che ha una tecnica tutta sua…c’è una forza incredibile di colori, un’armonia generale, un effetto di nitore e veridicità, forme belle, la magia della disperazione, un mix di soluzioni e restituzioni compositive. Facendo un passo indietro, avvicinandosi, sempre la stessa illusione, non c’è confusione, ma nemmeno simmetria, solo calma e un senso di riposo. Chi si ferma di fronte a un’opera di Chardin, così per istinto, come un viaggiatore che trova da sedersi, stanco dal suo peregrinare e nota in torno a sé un luogo che può offrire un giaciglio di foglie su cui poggiarsi, silenzio, acqua, penombra e calore.» Diderot, Salone del 1767 «ma, ancora, guarda a questi due incarnati: nulla se non una striscia di bianco e blu, una specie di bocciolo argentato in rilievo: fai un piccolo passo indietro e i fiori fuoriescono dalla tela con il tuo movimento, il disegno frondoso del garofano, il cuore del fiore, la sua ombra delicata, le sue stropicciature e le sue lacrime, tutto si riunisce e sboccia. Qui risiede il miracolo delle cose che Chardin dipinge: modellate sia come forme solide sia come contorni disegnati dalla luce, fatti – per dire – del colore dell’anima, sembrano staccarsi dalle tele e diventare vivi, grazie a questa attività ottica meravigliosa tra le tele e lo spettatore nello spazio.» Edmond e Jules de Goncourt («Chardin», Gazette des Beaux-Arts, Parigi, luglio 1863, p. 514 e seq).

INFORMAZIONI PRATICHE
Asta: mercoledì 23 marzo 2022, ore 18.00
Artcurial 7 Rond-Point des Champs-Elysées 75008 Parigi

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