2Days Prog +1 – Un enorme Gong chiude la seconda giornata
Quella di ieri è stata una giornata incerta, sospesa da una minaccia di pioggia incombente. Gli organizzatori avevano avvertito: finché sarà garantita la sicurezza, il festival continuerà anche sotto la pioggia. Il pubblico, evidentemente concordando con tale scelta, si era premunito di k-way, cerate e attrezzi vari contro la pioggia.
La lineup di giornata, in effetti, valeva il rischio di prendere un po’ d’acqua, sin dalla prima band in programma. A occupare il posto più scomodo, quello dell’apertura pomeridiana, infatti, troviamo i Godsticks, band di recente costituzione, almeno in confronto alla media dei gruppi prog, ma tuttavia con un’esperienza più che decennale e cinque album più un EP alle spalle. L’energia di questa formazione prog-metal si è immediatamente diffusa, grazie ai membri Darran Charles, Dan Nelson, Gavin Bushell,e Tom Price. Un’apertura del tutto gradevole, capace di cancellare l’umidità che inevitabilmente si fa sentire nelle ossa.
Le 18 vedono l’arrivo del secondo gruppo e stavolta è uno storico: salgono infatti sul palco gli Asia Minor, gruppo franco-turco costituitosi alla fine degli anni 70, nato dall’incontro di due studenti turchi, universitari a Parigi. Una ventata di prog vecchia scuola, con ritmi e sonorità che richiamano la golden age del prog, a partire dalla presenza importante e pervasiva del flauto. Chiare le influenze di gruppi come i Jethro Tull o i Camel. Un’esibizione estremamente apprezzata dal pubblico, numericamente superiore a quello abituale del tardo pomeriggio ed entusiasta, a chiedere insistentemente un bis, che un costernato Setrak Bakirel non concederù, allargando le braccia e annunciando che il tempo a loro disposizione è esaurito.
A bordo palco, infatti, si stanno scaldando i Magenta, anch’essi come i Godsticks costituiti negli anni 2000,. E con i Godsticks condividono anche il bassista Dan Nelson. Questa formazione gallese dichiara di ispirarsi a gruppi storici come i Genesis, ma le sonorità tradiscono più di un’influenza pop, rendendo la loro musica maggiormente accessibile anche a palati meno raffinati. Il risultato è una musica fresca e vivace, capace di coinvolgere gli appassionati e, come detto, magari di avvicinare al genere anche chi è meno avvezzo. Peccato per una Christina Booth sottotono, che ha tolto un po’ di gusto all’esibizione, che comunque ci sentiamo di promuovere.
Il gran finale è riservato agli storici Gong. Lo storico fondatore, l’australiano Daevid Allen, ci ha lasciati nel 2015, ma ha chiesto che il nuovo frontman fosse Kavus Torabi, compositore, musicista e cantante anglo-iraniano che, racconta la leggenda, gli sarebbe apparso in una visione. Insieme al bassista Dave Sturtì, Ian East (sassofono, flauto), Fabio Golfetti (chitarre, già collaboratore di Daevid Allen) e Cheb Nettles (batteria), Torabi continua l’opera del fondatore con cura e dedizione. Dopo la dipartita di Allen il gruppo ha prodotto altri due album.
Possiamo dire con certezza che Daevid Allen ci aveva visto giusto: Torabi è un performer straordinario, capace di muoversi sul palco con pose coinvolgenti e movimenti immersivi, cercando il pubblico e affabulandolo con maestria. Allo stesso modo la formazione attuale riesce a cogliere l’essenza della magia dei Gong ricreando quel mix di musica e misticismo che ne ha fatto la cifra caratterizzante. Un concerto che ha letteralmente rapito il pubblco, ad alto contenuto psichedelico. Torabi, visibilmente emozionato, ha concesso un secondo bis, coinvolgendo l’intera band all’ultimo minuto, mentre già stavano dismettendo i rispettivi strumenti.
Oggi la terza e ultima giornata di 2Days Prog +1, che vede in programma i Seven Steps To The Green Door, Kristoffer Gildenlow e i Solstice, per culminare nel gran finale con i Tangerine Dream.