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La luna storta di Francesco Tozzi – Le cose più rare

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Le cose più rare

Nulla si crea nulla si distrugge ma tutto si trasforma. La trasformazione è necessaria nella composizione di un’opera d’arte,e quello che va bene oggi non può andare bene domani.

Questo per dire che prima della struttura, prima delle competenze tecniche, o dei titoli professionali, è necessario che l’artista sviluppi qualcosa che, apparentemente, non c’entra niente con l’arte che pratica: la voglia matta di voler cambiare, il desiderio feroce di crescere con l’opera che si sta componendo.

L’arte è un processo di sintesi attraverso cui si sviluppa consapevolezza. Se questo non succede nell’autore che crea, non può succedere nel fruitore che guarda, contempla, partecipa (a volte).

Citando una poesia di Gassman, in arte “la domanda è l’unica risposta consentita”.

ATTENZIONE: dico domanda e non “dubbio” perché il processo creativo è conseguente a un periodo di analisi dove l’artista deve scegliere la domanda esatta, il quesito giusto, che gli permetterà di cavalcare il crinale continuamente senza cadere né di qua né di là.

Oggi piace molto “cadere”, è moda, perché la gente ha bisogno di alibi e non di esempi: per cui tutto difetta; si apre la bocca e le si dà fiato, male che vada ci scuseremo.

Invece credo che ciò di cui abbiamo realmente bisogno, oggi, sia il silenzio concentrato e consapevole dell’artista che sta pensando (ricordo Bob Wilson, in prova, chiedere spesso il silenzio: “un attimo, lasciatemi riflettere, fate silenzio per piacere”): occorre fermarsi un attimo, insomma, anche per guardarsi indietro.

È molto probabile che ci si presenterà lo spettacolo di mille bastimenti che ci stanno alle spalle. Sono tutti nostri, il problema è che non li abbiamo dati alle fiamme.

Bruciamoli senza paura, invece, perché quei bastimenti sono le nostre certezze accumulate lungo tutta una vita (i riconoscimenti, i cosiddetti attestati di stima, i successi), che a niente servono se non a confermarci che “ieri era un po’ meglio di oggi”.

Ciò che va, invece, e sempre andrà, è il continuare a farsi domande, anzi, la domanda.

Ma prima occorre silenzio e raccoglimento.

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